𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 π…πŽπ‘π“π”π...

Oleh workingclasscheroine

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Quando Paul arriva all'UniversitΓ  di Cambridge, il suo obiettivo Γ¨ quello di far scorrere tutto liscio fino a... Lebih Banyak

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
12. The Backs
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
15. The Lunch Date
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
34. The Invisible Charybdis
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The CatkinsοΏΌ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
55. The Water Strider
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
61. The Ghost of Christmas Past
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

21. The Red Skirt

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Oleh workingclasscheroine

Shiva è schizzato via dalla classe appena la Tartaruga ha annunciato la fine della lezione, borbottando, senza degnarmi del benché minimo saluto.

Io, invece, sto ancora raccogliendo i miei libri, infilandoli con calma nello zaino, quando due mani mi coprono gli occhi.

"Chi sono?" trilla una voce alle mie spalle, e mi lascio sfuggire un sorriso.

"Oh, Dio. Non ne ho davvero idea" mi lamento, con tono teatrale, "Dovresti darmi almeno un indizio. Con tutte le persone che conosco, sai, è facile confondersi"

"Sono la donna della tua vita"

"Jane Asher" ribatto, sicuro.

Cyn ride, dolcemente, e mi tira un colpetto offeso prima di gettarmi le braccia al collo.

"Come ti senti? Mi sei mancato oggi" ammette, e si solleva per baciarmi una guancia, con delicatezza, per paura di farmi male. "Perché hai fatto tardi?"

Quando siamo arrivati in classe, stamattina, la lezione era già iniziata da qualche minuto, e lei già seduta.

Io e Shiva siamo scivolati in fondo alla classe, sotto lo sguardo seccato della Tartaruga, senza osare raggiungerla nelle prime file.

"Stuart Sutcliffe ha dimostrato di avere una qualche utilità pratica per la prima volta da quando lo conosco" le accenno, ridendo, "E Shiva ha intrapreso una promettente carriera da make-up artist. Io però sono sopravvissuto a entrambe le cose"

"Non so quale delle due mi sconvolga di più, in effetti" scherza lei, allungando una mano per aiutarmi a serrare la cerniera incastrata, senza bisogno che io chieda niente, "E a proposito di Shiva, dove è finito? Non ho avuto neanche il tempo di salutarlo"

Mi carico lo zaino nero su una spalla, e accolgo con un sorriso il braccio di Cyn che si incastra al mio mentre camminiamo, in un riflesso ormai naturale per entrambi.

"Questa è una storia divertente" le rivelo, con una risata sardonica, "Shiva doveva selezionare un corso di lingua attinente alle Scritture che studia. La scelta era tra Greco, Ebraico, Sanscrito e Arabo coranico"

"Fammi indovinare: qualcosa è andato storto" intuisce, e sposta distrattamente i capelli biondi con le dita, portandoseli dietro le spalle.

"Aveva intenzione di iscriversi al corso di Greco, così da seguirlo con noi due, ma si è dimenticato di farlo fino a ieri notte, a tre minuti dalla scadenza. Così ha selezionato la sua scelta in tutta fretta e ha inviato il modulo" faccio una piccola pausa, pregustando il seguito, "Solo che, ovviamente, era fatto, e deve aver sbagliato qualcosa. Poco fa gli è arrivata una mail di accettazione per il corso di Sanscrito. È corso in segreteria per supplicarli di fargli cambiare la sua scelta"

Cynthia ride, ancora.

Oggi è particolarmente carina.

Lo è sempre, ai miei occhi, ma oggi sembra esserlo agli occhi di tutti. Almeno a giudicare dalla marea di sguardi che attira nel corridoio.

Solitamente, Cyn veste di nero.

Una volta le avevo chiesto se lo facesse di proposito, per darsi un'aria misteriosa e maledetta, ma lei aveva riso e mi aveva confessato che lo faceva solo per non dover pensare a come abbinare i colori.

Oggi, invece, indossa una piccola gonna rossa che le sfiora le ginocchia e degli stivali alti, con un po' di tacco, quel tanto che basta a farle superare di qualche centimetro la linea della mia spalla.

"Sei davvero bella" rilevo, sorridendole.

Le orecchie di Cyn, prevedibilmente, si tingono di rosso.

"Ti piace davvero?" chiede, rimirandosi la punta delle scarpe, "In tv hanno detto che da domani le temperature si abbasseranno e tornerà l'inverno. Volevo festeggiare questo ultimo scampolo di sole con un po' di colore"

"Sei stupenda" la rassicuro, "Potrei quasi innamorarmi di te"

"Oh, ti prego, non farlo" mi prende in giro, ridendo, "Non potrei mai sopportarti, come fidanzato"

Le rifilo una leggera spallata.

"Cynthia Powell" mormoro, affranto, "Tu mi spezzi il cuore"

"Paul McCartney" prosegue lei, col mio stesso tono, "Sono certa che Jane Asher saprà consolarti"

Mi lascio sfuggire un sospiro teatrale.

"Non darmi false speranze"

Cyn scuote la testa, ridendo, una cascata di capelli dorati che si agita con lei.

"Se le rivolgessi la parola, forse, qualche speranza la avresti" mi suggerisce, con un velo di sarcasmo.

"Oh, ma io ho un piano, Cyn" la rassicuro, "Aspetterò che prenda la sua bella laurea in psicologia, e poi mi presenterò nel suo studio ogni singolo giorno, finché non cadrà ai miei piedi"

"Un po' di terapia non ti farebbe male" concorda quella serpe che mi ostino a chiamare amica, "Ma resto dell'idea che sarebbe meglio proporle di prendere un the insieme, finché siamo ancora in questo secolo. Il tuo piano ha delle tempistiche un po' troppo lunghe"

"Ridi pure di me, se vuoi" dico, fingendomi terribilmente serio, "Ma il mio piano è inappuntabile. Sette anni e diecimila sterline e lei sarà mia, te lo assicuro"

Le nostre risate si stemperano appena messo piede in classe.

Il corso di Greco ha tutte le potenzialità per essere il più bello tra tutti quelli che seguiamo quest'anno, e se lo insegnasse l'Arpia lo sarebbe certamente.

A differenza che per la lingua latina, tuttavia, dove le cattedre di letteratura e traduzione coincidono nella persona della Tartaruga, per quanto riguarda il greco risultano divise tra due professori diversi: la Cohen, che si occupa del corso di Letteratura Greca, e Robertson, che cura quello di Traduzione.

Il Professor Robertson sembra essere stato costruito da Dio in un momento di noia: alto al punto da doversi chinare per non sbattere la testa contro gli stipiti delle porte, pallido come un foglio di carta e dotato di una zazzera di capelli biondi che si ostinano a crescergli dritti sulla testa, come setole.

Quando avevo chiesto a Churchill informazioni su di lui, durante i miei primi giorni, si era limitato a rivelarmi il suo soprannome: la Scopa.

Per qualche tempo avevo creduto che fosse semplicemente dovuto a un fattore estetico, ma non mi ci era voluto molto a capire che quella era solo la parziale verità.

"L'aspetto?" aveva riso Churchill, quando gliene avevo parlato, "Lorraine, lo chiamiamo la Scopa perché sembra sempre ne abbia una infilata nel culo. E perché dovrebbe scopare più spesso"

La definizione, benché crudele, è certamente calzante.

La Scopa è sempre rannuvolata, irosa, pronta a cogliere il minimo accenno di brusio per iniziare a gridare.

Persino Omero, letto con la sua voce, mi appare intollerabile, e temo il momento in cui mi farà detestare l'Odissea così come sta facendo con l'Iliade.

Spiega come fosse un comandante d'esercito che addestra dei soldati, senza alcuna traccia della passione della Cohen o dell'umorismo della Tartaruga, e ci sfinisce con marce estenuanti sui libri che più che istruttive sembrano una punizione.

Cyn mi si stringe istintivamente al fianco mentre entriamo in classe, quasi tremante, ed entrambi tratteniamo il respiro nella speranza di passare inosservati.

"Signori?"

La voce della Scopa è graffiante, vagamente nasale, e ci gela sul posto.

"Forse non parla con noi" sussurro a Cyn, che ha gli occhi sgranati per il terrore e le unghie piantate nel mio avambraccio, "Continua a camminare"

"Voi due. Fermi"

"Parla con noi" accerta Cyn, e con un ultimo sospiro ci voltiamo per fronteggiarlo.

Gli occhialetti tondi della Scopa non bastano a celare l'irritazione che gli si legge negli occhi, tanto violenta e profonda da apparirmi ingiustificata.

Se li sistema sul naso, studiando con lenta criticità la figura della mia amica, che arrossisce ancora, tentando di nascondersi quanto più possibile dietro di me.

"Dove crede di andare, vestita così?" dice infine, disgustato, accennando alla gonna che Cyn indossa.

Gli occhi di tutta la classe sono su di noi, silenti, e lei sembra voler sprofondare. Inconsciamente, le sue dita si appigliano al bordo della gonna rossa, come a volerla trascinare più in basso.

"A lezione, professore" risponde, però, con una fermezza che non credevo potesse tirare fuori.

"Potrà partecipare alla lezione quando sarà vestita in modo appropriato" sentenzia la Scopa, in un tono che non sembra ammettere repliche, "Fino ad allora, fuori"

E si volta, iniziando a scrivere sulla lavagna come se il discorso fosse già chiuso, come se lei non esistesse. Qualcuno, tra i banchi, fa risuonare un risolino.

Cyn resta immobile, tremante contro la mia spalla, e cerca il mio sguardo, i suoi begli occhi scuri pieni di rabbia e umiliazione che sembrano volermi chiedere aiuto.

E vorrei darglielo, vorrei davvero, ma la mia lingua sembra essersi fatta di pietra.

La gonna di Cyn non ha nulla che non vada, e la situazione è talmente assurda che vorrei mettermi a gridare.

Eppure, non ci riesco.

Cyn lascia andare il mio braccio, si mette dritta e prende fiato, lei che sa essere delicata come un fiore, e subito dopo affilata come un coltello d'argento

"La prego di tenere in conto, Professore" dice, la mia dolce Cynthia, e la sua voce non trema, "Che finora ho sempre seguito le sue lezioni con le orecchie, e non con le gambe"

La Scopa, ancora di spalle, si blocca.

Non credo che nessuno abbia mai avuto il coraggio di parlargli con questo tono, o di parlargli e basta.

Quando si volta, i suoi occhi sono infuocati e la sua bocca distorta in una smorfia rabbiosa.

"Fuori dalla mia classe, signorina. Subito" grida, e per un attimo ho paura che Cynthia crolli in lacrime, lì davanti.

Non lo fa.

Tiene il mento alto, annuisce.

"Potrò partecipare alla lezione quando lei mi parlerà in modo appropriato" risponde, pacata, e prima che l'altro possa risponderle è già uscita.

Il silenzio è così profondo che posso sentire il respiro accelerato della Scopa anche da questa distanza.

Mi sento così fiero di Cyn che potrei esplodere.

"E lei?" impone il professore, posando lo sguardo su di me, "Dentro o fuori! Abbiamo perso abbastanza tempo"

Scrollo le spalle.

"Buona lezione"

Nell'uscire, sento le sue urla rimbalzare contro le pareti.

I corridoi sono vuoti, ma Cyn non può essere molto lontana, e io la conosco abbastanza bene da sapere dove cercarla.

Il bagno delle ragazze è fortunatamente vuoto, e talmente silenzioso che posso sentire i singhiozzi che provengono da una delle porte.

"Cyn?" chiamo, con dolcezza, "Tutto bene?"

La sua voce spezzata mi raggiunge come una coltellata al petto.

"Vai via"

Sospiro.

"Ti prego, esci da qui" mormoro, "Se qualcuno entra non mi sarà facile spiegare che non sono un pervertito"

I singhiozzi di Cynthia non si fermano, neanche per un attimo, neanche mentre parla.

"Come hai potuto, Paul? Non hai detto una sola parola per difendermi" mi accusa, e ogni parola è un pugno dritto nello stomaco.

Sentirglielo dire mi fa male, perché so che ha ragione.

Avrei dovuto dire qualcosa, intervenire.

Lei per me lo avrebbe fatto senza esitare, e lo ha già dimostrato.

La mia Cyn, alta un metro e sessanta scarso, che si gettava tra me e Klaus Voormann senza pensarci su neanche per un attimo, solo per proteggermi.

Io, invece, sono rimasto immobile.

"Perdonami" mormoro, e non c'è altro che potrei dire, non ci sono giustificazioni, "È solo che mi sembrava tutto assurdo, come se stessi guardando la scena di un film piuttosto che la realtà"

"Nessuno ha detto niente, Paul. Mi ha umiliata di fronte a decine di persone, e nessuno ha detto niente. Neanche tu. Hai idea di quanto mi sia sentita sola?"

Abbandono la schiena contro la porta del bagno e mi lascio cadere a terra, esausto.

Anche ad occhi chiusi, il suono delle lacrime di Cyn continua a torturarmi come un coltello che mi rovista tra le costole.

"Sono uno stupido, e hai ragione: meriteresti di meglio. Ma tu non sei sola, Cyn" sussurro, addolorato, "E sei stata straordinaria. Dico sul serio, mi sono sentito così orgoglioso. Mi insegni così tante cose, e sei così forte, e io non sono alla tua altezza. Lo so, credimi. Non ti merito, Cyn. Ma ti prego, perdonami"

La porta si apre con uno scatto, dopo qualche secondo di silenzio, e lei si raggomitola tra le mie braccia senza dire una parola.

Sembra così piccola, mentre mi piange sul petto, che sento il cuore stringersi in una morsa.

Non ho mai accostato l'aggettivo "piccola" a Cynthia.

La descriverei in mille modi diversi, valorizzando questa o quella sfumatura del suo essere, la sua dolcezza e la sua forza, la sua intelligenza e la sua fragilità.

Cyn è sempre stata moltissime cose, per me.

Ma piccola mai.

Detesto vederla così, così spaventata, così ferita, un grumo di lacrime tra le mie braccia.

Così la stringo più forte che posso, dolcemente, e le bacio i capelli biondi come se il mio affetto potesse ricostruirla da capo.

"La cosa peggiore" mormora lei, la sua voce così fievole da suonare strozzata, "È che mi sentivo così carina, prima. Ora mi sento solo stupida"

"Mi dispiace" le sussurro, carezzandole teneramente la testa, "Ma tu sei bellissima, e inarrestabile. Io lo so"

Mi guarda, quasi con sfida, come se stesse cercando di cogliermi in fallo mentre dico una bugia, come se ciò che dico fosse qualcosa di totalmente assurdo.

"Ho chiamato mio fratello Charles" mi dice, "Voglio tornare a casa. Non voglio che gli altri mi vedano così. Sono dovuta scappare, prima, perché stavo per piangere e rovinare tutto. Ma non voglio che lo sappiano"

"È il nostro segreto, Cyn" la rassicuro, "Con me non devi dimostrare niente"

Si rilassa appena, incastra le dita tremanti tra le mie.

"Resti con me, finché non arriva?"

"Che domanda stupida" scherzo, dolcemente.

E lei rimane in silenzio, a piangere con il viso nascosto contro la curva del mio collo, mentre io le elenco piano tutte le sue qualità, ben deciso a ripetergliele finché non riuscirà a credere alle mie parole.

Quando la accompagno fino alla porta, e la osservo scomparire nell'auto di Charles, sono assalito da un sentimento di cocente tenerezza.

Vedo suo fratello circondarle le spalle con un braccio, e ancora una volta Cyn mi sembra terribilmente piccola, come se potesse volar via a un soffio di vento.

In un attimo decido. Non permetterò mai più a nessuno di farla sentire così.

Prendo il telefono dalla tasca, digito qualche parola.

La risposta di Churchill è fortunatamente veloce.

La sua giocosa arroganza, come sempre, mi strappa un sorriso.

Ma avremo tempo, per i suoi deliri di onnipotenza.

Non si prende neanche il tempo di pensarci su.

Sorrido, con dolcezza, perché neanche per un attimo ho dubitato del fatto di trovarlo al mio fianco.

Senza domande, senza cautele di alcun tipo.

Churchill è sempre, e senza condizioni, schierato dalla mia parte.

La risposta è prevedibilmente sarcastica.

Sorrido.

Posso quasi immaginare l'espressione sul viso di Churchill, in questo momento, le sue sopracciglia inarcate con aria di sfida.

Non pone domande, ancora una volta, non ha bisogno di riflettere.

Non mi chiede di ragionare, di discutere.

Non dubita neanche per un istante, non indaga le mie motivazioni.

E questa è una cosa da Churchill.

Phineas cercherebbe di calmarmi, Shiva indagherebbe per cercare la soluzione migliore.

Churchill farà entrambe le cose, probabilmente, ma solo più avanti.

La sua prima reazione è sempre quella di schierarmisi accanto.

Quella che segue non è neanche una risposta alle mie parole, quanto più la diretta prosecuzione dei miei pensieri.

Il macigno che ho sul petto sembra farsi più leggero, d'improvviso, come sempre accade in presenza di Churchill.

Gli servono appena dieci secondi per replicare.

Finalmente arrivato di fronte al New Court, lascio cadere a terra il mio zaino, in mezzo all'erba.

Cyn ha ragione: un sole del genere merita di essere festeggiato.

Il mio telefono vibra immediatamente.

Sorrido e mi prendo un attimo, prima di inviare la risposta.

Accendo una sigaretta, sdraiato sull'erba, e osservo le volute di fumo che si innalzano verso il cielo azzurro che mi sovrasta.

Solo il cielo e la sua immensità dovrebbero avere il diritto di farci sentire piccoli.

Digito qualche parola, premo invio.

Aspetto Churchill così, come una lucertola distesa al sole.





Note

Bentornate stelle ⭐️

Allora, io ho una premessa.

Lo so che questa è una fan fiction, e che magari voi siete qui per distrarvi dallo schifo che esiste al mondo, senza nessuna voglia di sentirvelo sbattere in faccia dalla sottoscritta.

Ma penso sia importante, parlare di certi temi, senza fingere che tutto sia bello e facile.

In ambito universitario, e nella vita in generale, non esistono solo le Tartarughe.

Ci saranno persone che tenteranno di farvi a pezzi, senza ragione, e sarà doloroso.

Se siete donne, vi sentirete recriminare qualsiasi cosa. Vi sentirete giudicate perché vi vestite troppo o troppo poco, perché scopate troppo, o troppo poco, e così via.

Ma non riguarda solo le donne. A qualsiasi genere apparteniate, purtroppo, il rischio è dietro l'angolo.

E anche nei luoghi che dovrebbero essere più sicuri per voi (come le scuole, o le università), potrebbe succedervi di sentirvi svilit*, umiliat* da persone piccole e meschine.

E, sfortunatamente, non sempre gli altri avranno il coraggio di schierarsi al vostro fianco.

Voi stess*, forse, vi sentirete paralizzat* e incapaci di reagire.

E voglio dirvi che va bene sentirsi ferit*, ma voglio anche che ricordiate sempre il vostro valore, perché noi stiamo cambiando il mondo, piano piano, e questo ci rende coraggiosi.

Non permettete mai a nessun* di farvi dubitare di voi stess*, neanche alle persone che hanno autorità, perché avere potere purtroppo non equivale a essere brave persone.

E nel vostro piccolo, ve ne prego, fate il possibile.

Cerchiamo di aiutarci a vicenda.

Un bacio,

H. 🤍

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