Poisonus Rose

By _0u_33_N

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Dopo la fine del conflitto fra mafie Italiana e Russa, y/n -l'ultima erede dell'impero italiano- si trasferis... More

premesse
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30

Capitolo 20

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By _0u_33_N

Bangchan dormiva, il pavimento freddo e umido a contatto con la pelle nuda del lato sinistro del suo corpo era l'unica cosa che affievoliva lievemente il dolore delle ferite. Era ancora legato alla sedia, che era caduta quando si era addormentato, facendogli toccare terra anche se lui non se ne era accorto.
Aveva il viso quasi ricoperto di sangue secco, che era attorno anche ai numerosi tagli che aveva sulle braccia, più fratture di quante riusciva a contarne e centinaia di lividi e ustioni.
Gli davano un pasto ogni due giorni e non gli era permesso alzarsi nemmeno per fare i bisogni. Avevano pianificato di lavarlo una volta a settimana, che ancora non era arrivata.
Non sapeva che più giorno fosse, ma non era importante, ormai l'unica cosa che aveva rilevanza per lui erano le ore al giorno in cui vedeva Woojin e quei rari e scarni pasti che gli venivano concessi, antipodi per quanto riguardava la sua vita in quel momento.
Fortunatamente ancora non avevano avuto occasione di denudarlo e di trovare il gps, l'unica cosa che gli dava speranza e di cui si era anche dimenticato.
Non lo lasciavano dormire spesso, al posto dell'acqua gli davano caffé, quello era l'unica cosa a dose giornaliera, pensava che non avrebbe più bevuto americano in vita sua se fosse uscito da lì.

Woojin nel frattempo si mangiava le mani, non era riuscito a cavare un'informazione dal ragazzo che teneva segregato da giorni in quel seminterrato. In quel momento era nella sua stanza a prendere a pugni il suo sacco da box, che avrebbe preferito essere Bangchan, ma il tempo a sua disposizione con lui quel giorno era finito.

"Devi dargli tempo di riprendersi, deve morire solo dopo averci dato quello che ci serve"

Aveva detto il suo capo. Aveva ottenuto un massimo di tre ore al giorno con lui e le aveva già esaurite. Si era ripromesso di dividerle nell'arco della giornata, magari sarebbe stato più efficace, ma non ci era mai riuscito, il tempo volava quando ci si divertiva.

Bangchan dormiva troppo profondamente ora che gli era concesso per quei pochi minuti, non aveva sentito il trambusto che c'era fuori dalla porta della stanza sotterranea in cui si trovava.
Stava sognando della sua famiglia, era in un giardino e davanti a lui c'erano tante sedie separate da quello che sembrava una specie di corridoio. In prima fila al lato sinistro c'era tutta la sua famiglia, i suoi genitori e i suoi fratelli, tutti vestiti in modo elegante e con dei grandi sorrisi sul volto, sua sorella su stava asciugando una lacrima.
C'erano anche i suoi amici del maniero, Felix piangeva come sua sorella mentre Changbin gli accarezzava il braccio, stringendolo a sè.
Dall'altro lato il resto delle sedie era pieno di persone di cui non riusciva avedere il volto, ma di cui intuiva le emozioni, erano tutti felici, esattamente come la sua di famiglia.

Bangchan li guardava, pieno di gioia a sua volta. Stava aspettando qualcosa, non sapeva cosa fosse, ma sapeva che gli avrebbe portato felicità.

"Hyung..."

Aveva sentito una voce nella testa chiamare a un tratto.
Era una voce che conosceva, apparteneva a uno dei ragazzi seduti lì davanti, il più piccolo fra loro.
Lentamente il ragazzo ferito aveva aperto gli occhi, che gli davano una visione sfocata e confusa in un primo memento, faticava a riprendere conoscenza, Woojin lo aveva quasi distrutto, ma almeno respirava ancora.

"JEONGIN! SBRIGATI!"

Aveva gridato Hyunjin fuori dalla stanza, sparando all'ennesima guardia, fra un po' sicuramente sarebbero arrivati i rinforzi russi e per quel momento voi dovevate essere fuori dal loro maniero.

"ARRIVO!"

Aveva gridato il minore, prendendo Chan, che era sorprendentemente dimagrito, in braccio e correre fuori dalla stanza, scortato da Hyunjin e Minho. Tu e Changbin intanto coprivate loro e controllavate che non arrivassero i rinforzi.
Vi eravate presentati con tutti i vostri elicotteri e chiesto aiuto ai vostri alleati lì vicini per avere un furgone.

"Quanto ci mette?"

Aveva sibilato il tuo compagno fra i denti, nervoso, mentre teneva il fucile in mano, puntato sulla via d'entrata, ormai c'era silenzio, avevate vinto voi.

"Avresti fatto meglio a lasciarlo a casa"

Ti aveva detto, normalmente avresti riso, ma ora dovevi tenere la guardia alta. Quasi non ascoltavi il tuo compagno, troppo concentrata sul tenere la mira con il tuo fucile. Ancora non saoevi usare la mitragliatrice, ti saresti dovuta impegnare di più per imparare con quella.
Il secondo dopo Jeongin e Hyunjin erano usciti dal maniero portando in braccio un'ombra di quello che era Bangchan, con davanti Minho e un altro mercenario con le loro armi da fuoco puntate per proteggere gli altri tre.
Il tuo vice era dimagrito molto oltre a essere ricoperto di ferite varie, lividi e ustioni.
Aveva ripreso coscienza, ora aveva gli occhi aperti e piangeva, sorridendo felice.
Non ti eri accorta del sorriso che avevi sulle labbra, nè della lacrima di gioia che ti era scappata dall'occhio destro.

"RITIRATA!"

Avevi gridato ai tuoi uomini, affrettandoti a guidare i tuoi compagni verso l'elicottero scelto per voi, sul quale eravate in cinque oltre al pilota.

"Di qua"

Avevi detto loro impaziente, nonostante già sapessero dove fosse il mezzo che sarebbe stato dedicato a Chan.
Eri entrata con lui, dicendo agli altri di disporsi sul resto degli elicotteri e scortare quello in cui eravate tu, il tuo vice e i tuoi colleghi. Non l'avevate voluto lasciare da solo una volta che l'avevate recuperato.

Jeongin una volta partiti era scoppiato a piangere mentre teneva una mano al suo amico, ancora mezzo addormentato -o svenuto-, tu gli avevi messo una mano sulla spalla.

"Bravo"

Avevi detto al più piccolo fra i ragazzi che si trovavano lì con te.
Bangchan sorrideva fra i singhiozzi di gioia guardandovi tutti in viso, ringraziandovi ininterrottamente.

Eravate arrivati a casa molte ore dopo, seguendo una strada diversa dalla solita per la paura di essere intercettati dai nemici, lì vi aspettava una squadra di dottori chiamati apposta per soccorrere il vostro compagno. Lo avevate subito lasciato nelle loro mani, senza esitare troppo, fiduciosi che lo avreste rivisto presto.
Voi vi eravate ritirati nelle vostre stanze per riposare, in attesa che il vostro compagno si sentisse meglio.

Bangchan intanto era in infermeria a farsi disinfettare le ferite ancora aperte e controllare le altre. L'acqua ossigenata bruciava, ma non più di quella spranga di metallo che usava Woojin, in confronto era quasi un sollievo. Dopo averle sistemate gli avevano permesso di farsi un bagno, lavarsi via di dosso tutto il sangue, il sudore e ogni altro genere di fluido corporeo che aveva addosso.
Quella vasca enorme e piena di schiuma era un sogno, pensare che l'aveva avuta a disposizione tutti i giorni, ora essere a casa non gli sembrava vero. Era nel bagno della sua stanza non la usava quasi mai essendo più attratto dalle docce veloci, non l'avevate mai usata assieme anche se vi sarebbe piaciuto.

A un tratto aveva sentito bussare alla porta del bagno.

"Si può?"

La tua voce aveva raggiunto le sue orecchie e lui aveva istintivamente sorriso prima di controllare che la schiuma ricoprisse completamente la superficie dell'acqua.

"Entra pure"

Aveva detto il ragazzo con un sorriso. Divertente come fossi l'unica ragione delle sue sofferenze degli ultimi giorni e che in quel momento fosse così felice di vederti. Forse semplicemente non aveva la forza di odiare in quel momento, quasi gli mancava quella sufficiente per respirare.

Eri entrata portando un vassoio di legno con sopra due piatti, uno con del riso bianco e l'altro con del pollo e verdure grigliate.

"Mi hanno detto che ancora non hai mangiato e che non hai danni agli organi interni"

Avevi detto, appoggiando ciò che tenevi in mano sull'orlo della vasca, sedendoti alla sua base, appoggiando i gomiti a fianco al cibo, sdraiandoci la testa sopra. Avevi tantissime domande da fargli, e fra tutta avevi scelto forse la più scontata.

"Come stai?"

Avevi chiesto, se avessi potuto schiaffeggiarti da sola lo avresti fatto. Il ragazzo però aveva sorriso.

"Dolorante, ma felice"

Aveva risposto infine, prendendo la ciotola di riso cercando disperatamente di non toccarla con le dita, di un preoccupante color viola.
Le sue braccia erano molto più magre rispetto a prima, come tutto il corpo del resto, e piene di ferite oltre a essere sorpendentemente pallide.

Non lo avevi mai visto mangiare così di gusto, avevi paura di sapere tutto ciò che gli era successo, lui forse nemmeno se la sentiva di parlartene.
Mentre lo aiutavi a riempirsi la bocca di riso e verdure avevi lentamente allungato una mano verso il suo viso, volevi accarezzalo, dargli un po' dell'affetto che gli era sicuramente mancato in quei giorni. Il ragazzo si era subito tirato indietro al contatto, guardandoti con occhi spalancati e un'espressione terrorizzata, che ti avevano fatto male al cuore, prima di realizzare che non volessi assolutamente feririlo.

"Scusami"

Aveva detto, mandando giù il boccone, tenendo lo sguardo basso.

"Non volevo, è... è difficile"

Era andato avanti mentre una lacrima gli rigava la guancia destra al ricordo di tutto ciò che gli era successo. Lo avevi lasciato sfogare mentre piangeva in silenzio, in modo pacato e andava avanti a mangiare, troppo affamato per riuscire a smettere.
Avresti voluto prendergli la mano, abbracciarlo forse, ma non era il momento.

"Non ti preoccupare Chan"

Gli avevi risposto, sorridendo calorosa, aspettando che finisse di pranzare prima di portargli via il piatto.

"Erano buone quelle torte di riso"

Avevi detto a un tratto, riferendoti a ciò che ti aveva regalato giorni e giorni prima senza che lo sapessi. Quando le avevi trovate ti eri sentita parecchio in colpa, ma finalmente eri riuscita a ringraziarlo.
Il ragazzo aveva alzato lo sguardo, se ne era completamente dimenticato, ma era contento ti fossero piaciute.

"Ne sono rimaste due ai fagioli rossi se ti va"

A quelle parole sul viso del ragazzo era comparso un sorriso luminoso, uno di quelli che non vedevi da troppo tempo.
In quel momento ti eri resa conto di quanto quel ragazzo fosse forte: aveva la forza di sorridere dopo aver passato le pene dell'inferno, delle sofferenze che non volevi nemmeno immaginare.

"Grazie T/n"

Aveva risposto, allargando ancora di più il suo sorriso. Ti eri fermata un'istante di troppo a guardarlo, realizzando quanto avessi sentito la mancanza del tuo vice.

"Vado e torno"

Avevi detto facendogli l'occhiolino.
Quando eri tornata ti eri permessa di incantarti nel guardarlo mangiare il piccolo dolce gommoso con gusto prima di lasciarlo solo per vestirsi e tornare dai dottori, che gli avrebbero dato un'occhiata finale, medicando tutto ciò che avevano lasciato indietro.

Bangchan ovviamente aveva troppe fratture, tutte in zone scomode. Le falangi erano quasi tutte rotte, come i polsi e le caviglie, mentre un ginocchio su due era riuscito a salvarsi. Le ossa lunghe, cranio, costole e colonna vertebrale fortunatamente erano al loro posto, sane e salve.
Aveva perso del sangue, non una quantità troppo spaventosa, ma le ustioni e i tagli purtroppo avrebbero lasciato molte cicatrici.
Inoltre avevate scoperto anche che aveva la febbre.

Ore e ore dopo in ragazzo aveva lasciato il piccolo ospedale improvvisato ricoperto di gesso, bende e fasciature. Avrebbe dovuto usare la sedia a rotelle per un po', nulla di ingestibile.
Woojin si era veramente preoccupato di farlo soffrire in più possibile senza intaccare alcuna funzione vitale, in questo era stato spaventosamente bravo.
Caso voleva fosse ora di cena e il ragazzo non vedeva l'ora di mangiare di nuovo.
Vi eravate seduti al tavolo, tutti assieme, la gioia che si poteva percepire in quella stanza era paragonabile a quella dei bambini durante le festività natalizie. Jeongin effettivamente sembrava veramente un bambino, gli occhi spenti delle settimane precedenti avevano riacquistato la loro luce.
Chan era seduto a capo tavola e si faceva aiutare a mangiare dal suo amico più giovane seduto a fianco a lui, mentre tu lo osservavi sognante all'altro capo del tavolo. Non ti sembrava vero fosse tornato da voi, che stesse mangiando, felice quanto malconcio, con voi a mangiare e parlare amabilmente, come se non fosse successo nulla.

"Come ve la siete cavata senza di me?"

Aveva chiesto a un tratto, guardando i suoi compagni. Quello sguardo non era rivolto a te, ma non importava, anche osservarlo dall'esterno della conversazione andava bene finché fosse lì e fosse felice.

"Bene hyung, anche se abbiamo sentito parecchio la tua mancanza"

Aveva detto Hyunjin prima di portarsi un bicchiere di birra alle labbra. Felix intanto aveva la testa sulla spalla di Changbin, il tutto sotto lo sguardo amorevole del tuo vice.

"Mi sono perso qualcosa vedo"

Aveva risposto lui intenerito da quella scena, facendo colorare di rosso le guance del ragazzo australiano e facendolo alzare dalla posizione in cui era prima e facendo ridere il fidanzato al suo fianco.

"Avrete tanto da raccontarmi voi due"

Era andato avanti prima di ricominciare a mangiare, il suo sorriso si era fatto più largo nel vedere cosa fosse successo. Quello più felice di tutti però rimaneva sempre Jeongin: finalmente il suo hyung era di nuovo a casa, finalmente si sentiva tranquillo e protetto, tutto l'odio che provava nei tuoi confronti era svanito, come tutte le sue ansie e paure. Senza preavviso aveva cinto la vita del suo compagno, lasciandolo stupito. Si era teso in un primo momento, quella paura se n'era andato una volta notate le intenzioni e l'autore di quel contatto.

"Ti voglio bene hyung"

Gli aveva detto mentre il maggiore gli accarezzava a fatica la schiena con le mani ingessate.

"Anch'io Innie"

Aveva risposto lui.

La cena era finita mezz'ora più tardi, era stata una delle più lunghe che avevate mai fatto, nonostante fosse durata un quarto del pranzo domenicale da una delle tue nonne.

Avevi congedato tutti i tuoi compagni una volta finito il pasto ed eri rimasta nuovamente da sola con il tuo collega.
Lo avevi portato su in camera sua usando una specie di ascensore esterno semi improvvisato, costruito in poche ore: portarlo in camera se no sarebbe risultato troppo difficile.
Quando eravate arrivati lo avevi aiutato a sdraiarsi.

"Non andare"

Ti aveva detto, vedendoti quasi uscire dalla porta. Ti eri voltata con un sorriso caloroso, tornando vicino al ragazzo, sedendoti sul materasso vicino a lui.
Ti aveva preso la mano, per quanto gli fosse possibile con il gesso che gli ricopriva l'avambraccio, e le aveva guardate. Purtroppo l'unica cosa che riusciva a vedere era il suo braccio malandato, la tua mano ne era completamente coperta.
Gli occhi avevano iniziato a pizzicargli e la vista si era offuscata di nuovo. Sentiva un nodo alla gola, ma non poteva piangere o i cerotti si sarebbero staccati.

Le immagini di tutto ciò che gli era successo in quei cinque giorni aveva iniziato a tornargli in mente, erano ricordi spaventosamente vividi e impressi nella sua memoria. Gli sembrava di riviverli ogni volta che ci pensava: ogni colpo, ogni taglio e ogni ustione erano marchiati a fuoco nella mente di Bangchan oltre che dolorosamente sul suo corpo. Non se ne era accorto, ma mentre ci pensava le lacrime avevano cominciato a scorrergli sul volto, ormai i cerotti e le garze erano bagnati, li avrebbe dovuti cambiare.
La cosa che però lo terrorizzava di più era che quando chiudeva vedeva, vivido, il sorriso di Woojin mentre lo torturava. Anche la sua risata averebbe accompagnato i suoi incubi, ora aveva tempo e facoltà mentali per pensarci: quello che era il suo migliore amico in realtà lo odiava a tal punto da ridere mentre lui urlava e piangeva dal dolore, gioiva nel fargli del male, ma come mai? Perché? Cosa gli aveva fatto di così terribile da farsi odiare in quel modo?

Teneva gli occhi chiusi mentre piangeva, abbandonando la testa sul cuscino, senza spostare la mano da sopra la tua. Non poteva senitirla col gesso, da quel materiale duro non uscivano nemmeno le dita.
Chan pensava che non sarebbe mai più riuscito a impugnare un martello, non dopo tutte quelle fratture, credeva di aver sviluppato una vera e propria fobia per quell'attrezzo, era comprensibile dato il trauma.
Mentre piangeva, rivivendo tutti quei ricordi poteva sentire le ferite fargli male: ogni livido pulsava, le ustioni bruciavano, poteva quasi sentire le ossa rompersi di nuovo.

Tu intanto lo guardavi singhiozzare a occhi chiusi con una smorfia a deformare il suo bellissimo viso, era un pianto che ti faceva infuriare: lui stava soffrendo come un animale da macello e tu non potevi far nulla per alleviare il suo dolore. Avresti voluto anche solo abbracciarlo, ma avevi paura che lo avresti spaventato da come aveva reagito prima in bagno.
Sentivi una rabbia incontenibile oltre che a quella tristezza che ti faceva sentire così vuota e inutile, volevi prendere a pugni sia te stessa che Wooji: il tuo vice, il tuo primo amico, il tuo primo amore era stato rapito e ora era lì, davanti a te a piangere ripensando a tutto ciò che gli era successo e che lo aveva segnato per la vita.
Più le lacrime scendevano dai suoi occhi più il tuo odio verso Woojin cresceva, quel ragazzo sembrava non averne fatta mezza giusta, era vivo solo per farsi odiare a morte.

"Chan..."

Lo avevi chiamato, quasi sottovoce, mezz'ora dopo quando aveva smesso di piangere.
Ora aveva il respiro sorprendentemente regolare e un'espressione quasi serena nonostante avesse ancora gli occhi chiusi.
Lui non ti aveva sentita, dormiva ormai.
Avevi tolto la mano da sotto il suo gesso, portando le dita vicine alla sua guancia, trattenendoti dall'accarezzare la pelle che avevi tanto amato, non lo volevi assolutamente svegliare ora che aveva trovato un po' di serenità.
Avevi aperto la bocca, ma non sapevi cosa dire, anche se qualsiasi cosa avessi detto non ti avrebbe comunque sentito.

"Mi manchi"

Avevi detto alla fine nella tua lingua madre, osservando il suo viso contrarsi in una smorfia, chissà cosa stava sognando.
Ti mancava il Chan sorridente, quello di cui vedevi sempre le fossette e mai gli occhi, quello che aveva gli occhi lucidi dal troppo ridere per una battuta di Jisung. Vederlo piangere era straziante, quello sguardo così pieno di luce ora era spento e non riuscivi a non odiare te stessa per aver lasciato che la felicità del ragazzo se ne andasse anche solo momentaneamente.

Bangchan a un tratto aveva aperto gli occhi, solo per ritrovarsi di nuovo sul quel pavimento freddo, con la guancia ancora umida del suo sangue e la vista leggermente offuscata.
Davanti aveva la causa di tutti i suoi mali che sorrideva soddisfatto.

"Buongiorno Channie"

Lo aveva salutato Woojin. Aveva una pistola in mano, era l'unica cosa illuminata della stanza che sembrava ancora più buia rispetto al solito.
Il ragazzo legato non capiva, era al maniero fino a pochi secondi prima con i suoi compagni a ridere, era ingessato e pieno di garze, ma libero, ora era di nuovo legato a quella maledetta sedia, seduto sui propri escrementi e completamente sudato, che sensazione disgustosa.

"Dormito bene?"

Aveva chiesto il ragazzo davanti a lui, mettendo in piedi la sedia.
Bangchan tremava nel guardarlo, non aveva mai usato una pistola prima d'ora su di lui.

"Sei pesante per essere a digiuno da una settimana"

Aveva detto Woojin sbuffando affaticato, giocando con l'arma da fuoco che aveva in mano.

"Abbiamo trovato quello che cercavamo"

Quando aveva pronunciato quelle parole il ragazzo legato aveva iniziato a tremare come una foglia, era troppo giovane per morire.

"T/n T/c! La figlia del Capo dei Capi! Abbiamo in mano il più grande impero della storia, ti rendi conto?"

Il ragazzo sorrideva soddisfatto mentre camminava girando attorno alla sedia dove stava Bangchan.

"Ormai non ci servi più Channie, anche se non sei stato troppo utile in fin dei conti"

Il ragazzo dai capelli rossi aveva abbassato la testa a causa della pressione della pistola di Woojin sulla testa.

"N-no, ti prego..."

Era la prima volta che lo pregava, non era pronto per morire: non voleva quella stanza buia come ultima cosa da vedere, nè sentire la voce di Woojin per ultima e non voleva nemmeno la paura come ultima sensazione no, voleva una tavolata con i suoi familiari e i ragazzi del maniero come ultimo ricordo, voleva la sensazione di te abbracciata a lui dopo aver fatto l'amore, anche solo la sensazione del sole e della salsedine delle spiaggie australiane sul viso sarebbe stata meglio. Voleva la gioia come ultima emozione, non il terrore e la compagnia di Woojin.

"Troppo tardi"

Aveva fatto una pausa.

"Avresti potuto collaborare, magari ti avremmo lasciato vivere"

Quelle parole erano state accompagnate dal rumore della pistola che veniva caricata. Chan aveva serrato le palpebre.

"Ho saputo che era lei che ti scopavi alla fine"

Il suo tono era canzonatorio mentre toglieva la pistola dalla posizione, il ragazzo legato aveva riaperto gli occhi.

"Magari le darò una botta prima di ucciderla"

Il maggiore stava volutamente pensando ad alta voce.

"O potrei anche lasciarla vivere per scoparmela, che lei lo voglia o no"

Bangchan aveva sgranato gli occhi al pensiero di una te in lacrime sotto Woojin che gli imploravi di fermarsi, era un'immagine troppo vivida, forse di più delle sue ferite.

"Oh beh, è una decisione per un'altro momento"

Il ragazzo aveva riso mentre rimetteva la pistola contro la testa di Bangchan.

"Bye bye Channie"

Il ragazzo aveva gridato prima che il colpo andasse a segno.
Quelle sarebbero state le sue ultime parole? Un grido che seguiva delle preghiere di pietà? Era veramente deluso da se stesso.
Quell'urlo era rieccheggiato nella stanza forse più dello sparo.

"CHAN! Che succede?!"

Erano circa le tre del mattino quando lo avevi sentito gridare. Ti eri precipitata subito nella sua stanza, avevi paura avesse male a qualcosa, che il gesso gli stesse facendo male o che avesse fratture che non avevate notato.
Il ragazzo era ancora sdraiato, grondante di sudore e col respiro pesante a causa dell'incubo appena avuto, aveva di nuovo il viso bagnato dal pianto.

"T-T/n..."

Aveva balbettato il tuo nome con ancora l'immagine di te sotto a Woojin vivida in mente.
Ti eri avvicinata cautamente, controllando se ci fosse qualcosa che non andava solo per trovarlo terrorizzato e con il viso ricoperto dalle lacrime.
Aveva teso le braccia verso di te e tu non ci avevi pensato due volte a lasciarti abbracciare nonostante il gesso.
Il ragazzo ti stringeva come se fossi la sua unica certezza. Dopo tutto lo eri, eri stata tu a salvarlo a quanto aveva capito e avevi fatto un lavoro eccellente per essere alle prime armi.

"Incubo"

Aveva detto, rispondendo al tuo sguardo interrogativo.
Lo guardavi anche ammirando il suo viso tranquillizzarsi.
Avevi messo una mano sulla sua guancia sinistra, libera dai cerotti, accarezzandolo prima di sistemarti e farlo accoccolare sul suo petto, giocando coi suoi capelli cercando di calmarlo più velocemente.

Il ragazzo si era riaddormentato circa un'ora dopo, mentre tu continuavi a coccolarlo e a dargli affetto.
Finalmente aveva un'espressione completamente serena, speravi stesse facendo un sonno senza sogni.

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