𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 π…πŽπ‘π“π”π...

Oleh workingclasscheroine

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Quando Paul arriva all'UniversitΓ  di Cambridge, il suo obiettivo Γ¨ quello di far scorrere tutto liscio fino a... Lebih Banyak

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
12. The Backs
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
21. The Red Skirt
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
34. The Invisible Charybdis
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The CatkinsοΏΌ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
55. The Water Strider
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
61. The Ghost of Christmas Past
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

15. The Lunch Date

410 52 119
Oleh workingclasscheroine

Un cameriere biondo e scialbo mi lascia cadere in mano una manciata di monete, e mi perdo per un attimo a pensare che la ragazza di prima deve essersi rifugiata in cucina per evitare di incontrarci ancora.

Il pensiero mi strappa un sorriso, ma non sollevo gli occhi per cercarla.

La mia attenzione è totalmente assorbita da quelle tre maledette parole.

Il suo compleanno.

Nel leggerle, la mia reazione è stata quella più stupida possibile: ripetere.

Shiva non ha ovviamente perso occasione per farmelo notare.

Il suo seguente messaggio è un capolavoro della sintesi:

Alzo gli occhi al cielo.

Sto temporeggiando nel locale più di quanto dovrei, e non ci vorrà molto prima che Churchill si spazientisca e decida di alzarsi per venire a recuperarmi. Non ho tempo da perdere con il sarcasmo di Shiva.

Non posso però trattenermi dal rispondergli a tono.

Prima che possa ribattere, tuttavia, inoltro un terzo messaggio.

Mi sforzo di non rendermi troppo patetico, ma sono pressoché certo che sarà capace di leggere la delusione e l'incredulità che ho ben nascosto tra le lettere.

Shiva è bravo a leggere il dolore altrui quanto Churchill a procurarlo.

Ho imparato, col tempo, a riconoscere le similitudini tra loro due.

Entrambi mi ucciderebbero se provassi a sostenere questa tesi ad alta voce, ma la verità è che se Phineas è amico di Churchill perché lo bilancia, Shiva è suo amico perché gli somiglia.

Ugualmente sarcastici e brillanti, ed egualmente testardi.

Shiva è più paziente e riflessivo, meno egocentrico, e questo di solito basta a evitare che arrivino a prendersi a pugni, ma non è abbastanza per nascondere quell'incredibile affinità che li porta a scontrarsi e a sostenersi con ugual forza.

Ho imparato che il vero Shiva, nella religione induista, convive negli opposti.

Egli è Śambu, luogo di felicità e più benevolo tra i Deva.

Ma sa essere anche Hara, colui che distrugge.

Il nostro, di Shiva, porta con grazia questa contraddizione, come se essere il Dio dai mille nomi gli si confacesse.

Churchill invece, che di nome ha rifiutato persino il proprio, fatica a trovare un equilibrio tra i due volti.

E spesso, senza neanche rendersene conto, distrugge.

Come previsto, il tono dell'intuitivo Shiva si è fatto più cauto, meno duro.

Non vuole farmelo pesare, non vuole impormi uno sfogo, e si muove con la burbera delicatezza che lo contraddistingue.

Lo conosco abbastanza, però, da sapere che dietro il tono casuale dei suoi messaggi c'è una certa attenzione.

Vuole far passare la cosa come normale, impedirmi di dubitare dell'affetto di Churchill nei miei confronti, e lo fa perché è l'unico a capire che io in realtà ne dubito sempre.

Non è qualcosa di volontario, assomiglia più a un istintivo senso di pericolo, il timore di vivere in una bolla destinata a scoppiare.

Taccio le mie paure, e Shiva finge di non vederle, ma trova il suo modo di proteggermi.

Discreto come sempre, fintamente disinteressato, ma non può sfuggirmi il modo in cui ha deciso di sorvolare rispetto alle mie provocazioni.

Mi sta lasciando scegliere il tono su cui continuare la conversazione.

Per tutta risposta, il mio messaggio urla: non sono pronto ad affrontare una vera discussione su come mi sento.

Il cameriere biondo si avvicina per rassicurarmi sul fatto che porteranno i nostri piatti al tavolo, e che non c'è bisogno che io aspetti qui.

Poi, immediatamente, mi chiede se abbia bisogno di un bicchiere d'acqua.

Mi sento un idiota, fermo al bancone con il telefono in mano e gli occhi acquosi di questo tizio che mi guardano pietosamente.

Devo avere un'aria strana, forse pallida, ma vorrei semplicemente che smettesse di fissarmi.

Shiva accorre in mio aiuto con la sua arma di consolazione favorita: il sarcasmo.

Riesce a strapparmi una mezza risata, e persino il cameriere sembra rassicurato.

Torna dietro la cassa, lanciandomi di tanto in tanto qualche occhiata curiosa mentre io continuo a digitare.

Non riesco a capire perché Churchill non abbia voluto parlarmene.

E ancor meno capisco il suo atteggiamento a riguardo.

Ogni suo singolo movimento è diretto, più o meno volontariamente, a incantare un pubblico.

Churchill calca il mondo come fosse un palcoscenico, sempre alla ricerca dell'ovazione finale, dei sospiri, del melodramma.

Non concepisce la noia, la routine, tutte quelle cose che compongono la normalità di un essere umano e che lui sembra detestare, come l'idea di dover fare la spesa in un supermercato.

Se fosse per Churchill, probabilmente, la vita andrebbe avanti veloce come in un film, saltando ogni scena di ordinaria quotidianità per arrivare immediatamente alle scene cruciali, allo snodo della trama.

Una persona così non può detestare il proprio compleanno, il giorno in cui tutti hanno il dovere di essere ai tuoi piedi.

O forse può, ed è solo parte delle sue continue contraddizioni, ma è stranamente difficile ammettere a me stesso di aver commesso un errore nel valutarlo.

Posso immaginare Shiva scrollare le spalle mentre scrive, e sorrido nel cogliere il leggero rimprovero sotteso nell'ultimo messaggio.

La risposta è veloce, comprensiva.

Ma, ovviamente, sto sottovalutando quanto Shiva riesca ad essere stronzo, quando vuole.

In fondo, ha imparato dal migliore.

Sorrido ancora, la sua voce che mi risuona in testa mentre leggo, e alzo gli occhi al cielo.

Posso solamente immaginare come finirà questo tipo di serata, e la cosa mi fa sentire di nuovo allegro.

Neanche il successivo messaggio di Shiva può intaccare il mio buonumore.

La risposta è lapidaria.

Lui si limita a concordare, e per qualche secondo mi convinco che la conversazione abbia ormai fatto il suo corso.

Poi, nuovamente, lo schermo del telefono si illumina.

Più volte, con esitazione, come se Shiva stesse cercando di calibrare bene ogni singola parola.

Mi rigiro il telefono tra le mani.

"Mi scusi?" dico infine, alzando gli occhi sul cameriere, "Posso chiederle un favore?"

Anche il mio messaggio di risposta a Shiva è una richiesta, immediatamente accettata.

"Quanto diavolo ci metti a chiedere due panini?"

Mi lascio cadere sulla sedia di fronte a Churchill, ignorando la sua occhiata irritata.

"C'era fila" mi giustifico.

L'ordine arriva dopo appena qualche attimo, servito dal cameriere biondo con cui ho avuto occasione di parlare poco fa, e Churchill non ha occasione di approfondire il suo interrogatorio.

Mangiamo pressoché in silenzio.

"Shiva e Phineas" accenno distrattamente, giocherellando con le patatine nel mio piatto, "Hanno chiesto se stasera andiamo da loro"

Lo vedo irrigidirsi, mentre i suoi occhi mi studiano a fondo.

Mi sforzo di rimanere impassibile.

"Come mai?" si rassegna a chiedere infine, cauto.

Sorrido leggermente.

È agitato, nervoso, e io lo tengo in trappola.

Questo riesce a sanare un po' il bruciore della delusione che provo nei suoi confronti, almeno in attesa del resto.

"Perché è sabato" gli faccio notare, arcuando le sopracciglia in una brutta finzione di perplessità, "Stiamo sempre insieme, il sabato"

Mi sto comportando da perfetto bastardo, me ne rendo conto, e la lunga occhiata di Churchill me lo testimonia.

Eppure, non dico niente.

In fondo è come se si stesse torturando da solo.

Possiamo dare un taglio a questa scena pietosa quando più gli aggrada, gli basta aprire la bocca e rivelarmi tutto.

"Stamattina è passato il tuo Labrador" dice invece, ben deciso a cambiare argomento.

"Dacci un taglio" gli intimo, sbuffando, "Sai benissimo qual è il suo vero nome"

Churchill sorride, innocente come lo è sempre quando sta per darmi fastidio.

"Certo" conferma, "Labrador Retriever"

"Andiamo avanti" gli impongo, rassegnato, mentre lui addenta serenamente il proprio panino, "È passata per me?"

Alza gli occhi al cielo, seccato.

"Per cos'altro sarebbe dovuta passare?" chiede, retorico, "Per discutere della politica belga?"

Faccio un respiro profondo.

Per ottenere informazioni da Churchill è fondamentale non perdere la calma, ma Dio quanto è difficile.

"Cosa le hai detto?"

"Niente. Ho finto di lanciarle un bastoncino e lei è corsa via, credo lo stia ancora cercando"

"Churchill"

Lui ride.

"Sto scherzando, Mandy. Rilassati" puntualizza, con il solito sorriso beffardo dipinto sulle labbra, "Le ho detto che dormivi, e che ti avrei avvisato una volta sveglio"

Allontano il piatto vuoto da me, le sopracciglia che tornano ad arcuarsi involontariamente.

Una piccola fitta di dolore, in prossimità del taglio.

Devo smetterla di farlo.

Ma Dio solo sa quanto sia difficile smettere di agitare le sopracciglia quando si ha a che fare con Churchill.

"Non mi hai avvisato" gli faccio notare, con rassegnazione.

Lui scrolla le spalle, del tutto disinteressato.

"Ti sto avvisando ora" concede, intingendo svogliatamente una patatina nella salsa, "Ha detto che ti avrebbe scritto"

Lo fulmino con lo sguardo, ma rimproverarlo sarebbe una totale perdita di tempo.

Così mi affretto a chinare gli occhi sullo schermo del telefono.

Prima non ho notato messaggi o chiamate da parte di Cyn, ma mi basta attivare i dati per vederne arrivare una cascata.

Sorrido dolcemente.

L'affettuosa tenacia di Cyn nello starmi vicino non smette di sorprendermi.

Tutte le mie amiche, prima di lei, erano intenzionate a entrare nel mio letto, o io a farcele entrare.

Con Cyn è diverso.

È così preziosa ai miei occhi, in un modo del tutto diverso rispetto agli altri, che spesso mi coglie il terrore di rovinare ciò che abbiamo.

Quando glielo dico, quando le rivelo le mie paure, lei ride e afferma che creare nuove amicizie con cui abbandonarmi richiederebbe troppo tempo, e ormai la ho incastrata.

È l'unica con cui riesco a farlo, con cui riesco ad ammettere il terrore di vedere i rapporti che ho intessuto dissolversi, come nubi di fumo tra le mie dita.

Non con Shiva, non con Phineas, non con Churchill.

E non perché non siano capaci di capirmi, perché certamente lo farebbero.

Eppure scoprirsi con Cyn è molto più naturale, meno pericoloso, perché per lei il dolore non è mai una colpa da nascondere.

Così continuo a leggere, sentendomi il cuore pieno di calore.

Mi affretto a risponderle, rassicurandola e promettendole di vederci l'indomani.

Poi, spengo il telefono prima che possa riversarmi addosso una meritata valanga di insulti e minacce di morte.

"Che dolce aria innamorata, Sadie" commenta Churchill, non appena rialzo gli occhi su di lui, "Potrei vomitare"

"Sei fuori strada" ribatto, ridendo.

Churchill tamburella le dita sul tavolo, scettico, e fa schioccare la lingua.

"Non vuoi essere madre dei suoi cuccioli?"

"Piantala" lo rimprovero, senza riuscire a frenare un sorriso, "Siamo solo amici"

"Anche io e te siamo solo amici" mi fa notare, divertito, "Eppure non fai che sgattaiolare nel mio letto. Chissà cosa combini con le donne"

Rido, facendo un cenno al cameriere perché porti via i piatti.

"Averti come moglie è abbastanza impegnativo, al momento non mi lascia tempo per trovarne una seconda" scherzo, recuperando una sigaretta e infilandomela tra le labbra, "Ma ti farò sapere"

"Oh, ti prego. Non farlo" mi supplica, beffardo, e le sue dita mi sfilano di mano la Winston appena accesa, "Non riesco a pensare a niente di più agghiacciante di te che fai sesso, Prudence"

Gli scocco un'occhiataccia, ma mi rassegno ad accendere una seconda sigaretta per rimpiazzare quella che mi ha rubato.

"Non vuoi sapere quale sia la mia posizione preferita?" lo provoco dunque, ridendo.

Il sapore acre della nicotina mi riempie la gola, i polmoni, e le volute di fumo che mi sfuggono dalle labbra vengono dissipate dal vento prima di riuscire a stabilizzarsi in una forma definita.

Churchill sorride, con il sole che risplende sui suoi capelli e la sigaretta che si discosta elegantemente dalla sua bocca.

"Lui sopra?" mi prende in giro.

Annuisco, sbuffando via il fumo.

"E con il Cerbero che guarda" preciso, serissimo.

Churchill si agita, come colto da un brivido di disgusto.

"Credo non dormirò, stanotte" mi rivela, arricciando il naso in un misto tra divertimento e nausea, "E sarà del tutto colpa tua".

La sua espressione è talmente insopportabile che potrei spaccargli il viso o baciargli la fronte, alternativamente.

Mi sforzo di non fare nessuna delle due cose.

"Niente di nuovo" commento invece, accavallando le gambe e abbandonando mollemente la schiena contro la sedia.

"Il tuo deve essere un piano" mi rimprovera lui, "Crearmi nuovi incubi così da poterti infilare indisturbato nel mio letto"

"Mi hai scoperto" ribatto, sarcastico, alzando le mani in segno di resa.

Il cameriere biondo si riavvicina a noi, con un taccuino ben stretto tra le dita.

"Desiderate altro? Un dolce?" chiede, rivolgendomi uno sorriso discreto.

"Grazie" intervengo, prima che Churchill possa rassicurarlo sul fatto che stiamo bene così, "Un dolce lo prendo volentieri"

Quello mi indirizza un sorriso complice, e si affretta a sparire.

Churchill invece ha, di nuovo, quell'aria seccata che detesto a morte ma che mi fa comunque venire voglia di tirargli un buffetto sul naso.

"Il dolce?" borbotta, socchiudendo gli occhi, "Cos'hai, cinque anni?"

Sorrido, perfettamente sereno, senza lasciarmi scalfire.

Se fino a un attimo fa mi sentivo quasi in colpa per il piccolo complotto organizzato a suo discapito, questo mette a tacere ogni possibile rimorso.


Note

Non sono molto convinta da questo capitolo, ma ve lo pubblico perché mi sono stancata di leggerlo e rileggerlo.

Spero di fare di meglio nel prossimo.

MA LO DICEVO ANCHE NELLO SCORSO CAPITOLO QUINDI NON MI FIDO PIÙ DI ME STESSA.

Comunque, ho iniziato un po' ad approfondire anche i personaggi esterni a John e Paul perché avranno tutti un loro ruolo nella storia, e a me non piace creare "macchiette".

Io adoro Shiva 🥺

Ho sempre adorato George, ovviamente, e penso davvero ciò che ho scritto.

Spesso si tende a far notare le differenze e gli attriti, ma John e lui avevano tanto in comune, due persone ugualmente straordinarie.

Alcune di queste somiglianze probabilmente lo portarono a cozzare, ed è chiaro che il carattere di Paul fosse più adatto a disinnescare John.

STILL credo che il rapporto John/George sia sottovalutato. I due ragazzi più divertenti dei Beatles, c'è poco da fare.

Bene, non so se qualcosa mi sta sfuggendo ma credo di no.

Non c'è niente da dire perché è una noia di capitolo ma ripeto, nel prossimo cercherò di sforzarmi per superare questa brutta fase di blocco creativo.

Love you always,

h.

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