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By Annikaevans33

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(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettiv... More

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By Annikaevans33

22

Una sorta di imbarazzo lasciò smascherare i miei sentimenti. Lui trattenne un sorriso nel vedermi impacciata, e da quel suo modo di fare decisi fosse doveroso per me riguardarmi, così schiarii la voce arretrando di un passo. Delle volte, Ben aveva una sorta di potere che nemmeno sapevo definire, la sua gentilezza era così spontanea e ingenua che sarebbe stato in grado di piegare anche il peggior burbero al mondo. Amavo e odiavo quella parte di sé.

Mi esaminò sotto uno sguardo dolce dove ci fu un attimo di silenzio, accompagnato da qualche lieve refolo di vento. Mi sentii presa da quegli occhi cui sembravano una distesa primaverile intrisa dei colori uniformi del fogliame e delle colline; le screziature prese a brillare nella luce del giorno mi ricordarono il legno di frassino, il più amato. Per la prima volta, non sapevo cos'altro aggiungere, se non lasciar parlare i miei sentimenti. Un miscuglio di leggerezza allo stomaco, accompagnato da qualche capogiro, fu tutto quello che avvertii.

Allungai spontaneamente la mano verso la sua stoffa, come a volerne rasentare almeno il tessuto per avere una sorta di contatto del corpo tonico. Scoccai un'occhiata di sottecchi, vedendo ancora quel suo sguardo languido fisso sul mio viso e attendendo qualche cenno da parte mia, e lo ebbe. Con i polpastrelli sfiorai quei ricami dorati, lasciandoli muovere in vari punti. Lui restò fermo a osservare quella sorta di contatto che aggradava il suo animo tormentato dalla mia risposta. Da quando stavo provando quel misto di emozioni che lasciavano battere il mio cuore a un ritmo sempre più frenetico? Nemmeno mi riconobbi, come se al mio interno ci fosse un'altra ragazza che si lasciava avvicinare da Ben.

Scorsi le sue palpebre appena tremolanti; sembrò estasiato da quel mio gesto inaspettato. Le mie labbra si schiusero appena, lasciando anche me stupefatta. Non avevo più padronanza di me stessa. Quando gli vidi avvicinare i polpastrelli verso le mie dita, rasentando la calda pelle, potei giurarci che quel toccò riuscii a provocarmi un certo fremito lungo la schiena. Fece muovere l'indice verso il basso in modo così lento sulla pelle da farmi quasi fermare il cuore, ma a interrompere la sintonia che si andò a creare per la prima volta fra noi due, fu proprio il cigolio di una porta che veniva aperta. Ritrassi velocemente la mano, facendo fermare anche Ben e voltandoci verso quello stridio.

Scorsi la figura del comandante Oliver Cromwell, osservarci sull'uscio della porta. "Scusate l'intrusione, non volevo arrecarvi disturbo, ma ci tenevo a informarvi di persona che la cena è servita"

Ci parve inusuale fosse stato lui a dare l'annuncio, quando era sempre incaricato un domestico. La sua voce fredda evidenziò l'atteggiamento distaccato, più del suo portamento, uno che non gli era appartenuto in quel lasso di tempo che mi era stato possibile averlo intorno; sempre così estremamente gentile e garbato nei modi. Dopo che ci ebbe scrutato, si voltò e sparì dietro l'uscio. Potei dedurre in realtà ben altro, ovvero quello di avere il permesso di venirci a spiare.

"Sbaglio o... non tanto gli piaccio?" Constatò Ben, voltandosi verso me.

Sussultai con un mezzo sorriso. "A quanto pare, credo tu abbia ragione" lo risposi, tornando a voltarmi verso la porta, dopodiché, feci spaziare lo sguardo dai campi baciati dal rossore del tramonto, verso la figura di Ben, già a fissarmi compiaciuto. Quel mio gesto aveva messo a tacere le sue incertezze. Infatti, così facendo, diedi a lui una speranza.

"Vogliamo rientrare?" Lo ripresi da quella sua aria trasognata, persa nei miei occhi. Accennò un impercettibile cenno e sollevando una mano, mi invitò a proseguire per prima.

Avanzai verso la porta con il rumore dei suoi stivali sul sentiero, dietro di me, e superai un albero di ciliegio in fioritura dai colori rosa sgargianti. Rientrata, afferrai al volo un ventaglio poggiato su uno dei tanti tavolini. Mi sarebbe servita maggiore aria da inalare.

Raggiungemmo il salone da ricevimenti illuminato da un lampadario orlato di candele a irradiare luce, le enormi finestre dagli infissi bianchi concedevano ai raggi del crepuscolo di infiltrarsi. Si sentiva un aroma speziato invadere il piccolo atrio, ma la mia attenzione ricadde sulla lunga tavola imbandita da una tovaglia color mogano poggiata sopra. Le posate argentate rilucevano nel loro scintillio, accanto ai piatti di porcellana già pieni: A mio padre non piaceva attendere le portare, comandò i servi di far trovare piatti pieni sempre prima del suo arrivo. Al centro spiccavano vasi dalle striature dorate, decorati da fiori di garofano e peonia viola, cui permettevano l'effluvio di inebriare la stanza da altri odori gradevoli. Per quanto riguarda la parete dietro il tavolo, l'enorme quadro dalla cornice argentata ritraeva il mio tris nonno in un portamento da uomo dell'esercito Inglese.

Scorsi mio padre, il commodoro e il signor Cromwell attorniati al centro, presi nelle loro discussioni politiche, ma Lewis nel notare la nostra presenza, avanzò. "Gioventù, bentornata. Spero che la passeggiata sia stata di vostro gradimento" si mise a scrutare i nostri volti con quel suo viso emaciato.

"Assolutamente, zio" lo rispose Ben, scoccandogli un'occhiata complice. Il commodoro sorrise flebile, accomodandosi alla prima sedia che si trovò davanti. Cromwell fece un passo sotto un broncio che cercava di trattenere e nascondere agli ospiti, compì il tipico gesto da gentiluomo. "Elisabeth, non statevene lì impalata, accomodatevi" scostò una delle sedie invitandomi a prendere posto, e dato che la conversazione era concessa solo coi vicini, scelse proprio quella a capotavola. Sarebbe stato inappropriato lasciarlo attendere, pertanto diedi una sbirciata in direzione di Ben, sembrando voler cercare il suo consenso.

Ma cosa stavo facendo? Non chiedevo permesso a nessuno!

A ogni modo feci caso a come lo guardasse tediato, ma guizzai su Oliver e: "la ringrazio, tuttavia su questo posto ci finiscono sempre i raggi del tramonto che mi impediscono di tenere aperti gli occhi" cacciai una scusa a caso.

"Come preferite, Miss Smith" si limitò a rispondermi a capo chino per nascondere un'espressione che mi sfuggii, raggirando e prendendo posto.

Lo ignorai sedendomi e ritrovandomi di conseguenza gli occhi puntati sulla figura dell'ufficiale accanto, la quale non faceva altro che fissare il comandante superiore con una lampante avversione, di chi cominciava a lasciar creare un'aria impregnata di sfida di dominio.

Mio padre non fece caso a tutto ciò, fiorito in volto si accomodò all'altro lato, accanto al commodoro, composto come sempre. Marie Anne fece la sua comparsa nella stanza, insieme a un inserviente, cominciando a servire altri piatti di portata agli ospiti che a me parvero esagerate. Ben si rialzò e sfilò la giacca, porgendola all'uomo della servitù lasciato in un angolo, in attesa di nostre disposizioni, ed essendo seduto accanto a mio padre lo vidi curvarsi di poco verso il suo viso per parlottare di qualcosa a bassa voce, poi tornò a voltarsi nella mia direzione. L'imbarazzo si impadronii nuovamente del mio corpo. Lui, nascondendo un sorriso, indirizzò lo sguardo verso suo zio e si sollevò le maniche della camicia al di sotto del panciotto; il caldo estivo cominciò a farsi sentire. Eravamo a metà maggio e sulle isole si avvertiva prima rispetto all'Inghilterra. Un inserviente si avvicinò facendo travasare il vino nei nostri calici, mentre Ben attese che gli venisse servito, e quando l'uomo si allontanò afferrò il bicchiere.

"Questo è un ottimo distillato, semplice e gradevole" guardò il rossore oltre il vetro.

"Hai ragione, ragazzo" convenne mio padre, afferrando anche lui il calice e sollevandolo verso Ben "questo, è il miglior amico dell'uomo. Altro che animali!" Prese a ridacchiare, lasciando oscillare i suoi occhi su tutti i presenti e conquistando ancora più simpatia, difatti, lo seguirono, tranne Cromwell che gli rivolse un sorriso artificioso.

Mentre osservavo Ben preso a conversare, con l'altra mano agguantai il bicchiere e lo avvicinai verso le mie secche labbra, ma quando il mio futuro sposo sollevò il braccio sinistro, poggiando il gomito sulla tavola, il mio sguardo ricadde su un particolare che difficilmente poteva sfuggire: notai una piccola striscia di sangue coagulato, come una ferita da poco rimarginata.

BBC NEWSSSS: La reazione di Elisabeth a quella ferita. E MO??? WTF?

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