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By Annikaevans33

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(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettiv... More

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By Annikaevans33

16

I tre uomini del governo presero a camminare, parlottando tra loro con le mani unite dietro le schiene e intenzionati a raggiungere la villa, ma prima che potessero superarmi: "Scusate" pronunciai, facendoli fermare. "Spero non vi dispiaccia se non mi aggrego a voi, preferirei fare prima una passeggiata e raggiungervi dopo" attesi, congiungendo le mani davanti al grembo. 

Mio padre diede un cenno d'assenso. "Come preferisci, Elisabeth" acconsentì anche il commodoro, congedandosi con sorriso di circostanza, mentre intuii, grazie alla mia perspicacia, le intenzioni del comandante superiore: Il suo volto sembrò riluttante a seguire i due uomini dinanzi a lui. Mi scoccò un'occhiata fugace che individuai, scrutando a malapena il mio volto. Cosa si aspettava? un sogghigno malizioso da dama spudorata? Non ero quel genere di donna! 

"Signori" nel richiamarmi mi portò ad accigliare. I due si voltarono a osservarlo. "Vogliate scusarmi, ma preferirei fare anch'io due passi con miss Smith in questa meravigliosa giornata soleggiata" chinò quel viso ovale per osservarsi le punte delle scarpe, e quando lo alzò si concentrò a guardarli di nuovo. "Penso farebbe bene ai miei polmoni. Se non vi dispiaccia, ovviamente" e azzardò, deformando le labbra un sorriso genuino e attendendo una risposta positiva da parte loro. 

Un cipiglio crucciato apparve sul volto del commodoro, facendo poi sviare lo sguardo verso mio padre, cui intuì il fastidio che il comandante recò al commodoro. L'imbarazzo di quell'uomo si dissipò molto velocemente. In quella situazione abbastanza disagiata dalla posizione di mio padre, il suo punto di vista favorì per il futuro consuocero, a lui uomo caro. 

"Beh, ecco..." tentennò, incerto su cosa aggiungere; era una persona sempre piena di parole, pronto per un nuovo eloquio, ma in quel caso sembrò esserne privo come una botte. Lo vidi serrare a malapena le labbra e umettarsele poco dopo, mentre il commodoro gli scoccava continue occhiate di sottintesi. "In realtà, comandate, ho bisogno di un vostro parere su una faccenda che riguarda i terreni e altre varie disposizioni testamentali" il commodoro lasciò guizzare gli occhi, già dalle iridi furenti, sul comandante, la quale voltandosi nella mi direzione accennò un sorriso di circostanza, evidenziando il dispiacere per non essere riuscito nel suo intendo. 

In tutto il suo portamento da uomo ben distinto, aggiunse: "signorina Smith" congedandosi con un impercettibile cenno del capo.

"Comandante Cromwell" ricambiai con un inchino ossequioso.  

Egli si voltò, avanzando. Mi trattenni dal ridere, ma in quel momento ringraziai i due uomini. Mi bastava già Ben a ronzarmi intorno, figuriamoci un altro. Osservandoli allontanarsi, scorsi il comandante superiore Cromwell tentare di scorgermi oltre la sua spalla, provando a celarsi alla viste dei due. Ciò mi fece scappare un risolino; quanti uomini prostrati ai miei piedi, ma se solo avessero saputo che in realtà ero tutt'altro, fuorché una dama dai quei finti modi che mi costringevo ad adempiere. Sospirai la brezza a pieni polmoni e con ancora il verso dei gabbiani a riempire il cielo limpido, pensai sarebbe stata una buona idea smaltire tutta quella tensione accumulata con una passeggiata. 

Camminai lungo la via, sbirciando libri e novità dei giornali dietro le vetrine, e scorgendo titoli da lasciar rizzare i peli sulle braccia: -catturati una dozzina di oppositori alla legge, si sono proclamati sostenitori della pirateria- gli uomini sarebbero stati capaci di affogare nei mari più profondi pur di non piegarsi. 

Proseguendo in un'andatura leziosa, grazie al mio buon umore che volle avvolgermi, mi godei la vista del mare in tutta la sua bellezza. Scorsi qualche pescatore sulla barca, al largo, intento a tirare la rete per i pesci. Proseguii per il piccolo sentiero alberato e inalai il profumo dei fiori di gardenia; quanto mi mancavano le campagne inglesi. Quel posto rilassava alla sola vista. Uscendo fuori al sentiero mi avvicinai alla banchina piena di botti e casse sparse ovunque, alla mia sinistra si stava svolgendo un altro mercato dove venivano venduti arnesi per la pesca e cianfrusaglie da arredamento. Mi voltai di nuovo verso il mare, e socchiudendo un occhio sollevai la mano a mezz'aria stringendo di poco il pollice e l'indice senza unirli, ma lasciando entrare in quel minuscolo spazio la chiatta che adocchiai all'orizzonte. Quanto mi sarebbe piaciuto navigare per l'oceano per giorni, senza conoscerne la meta. La sola cosa che mi permise di durare in quel pezzo di terra era proprio poter stare così vicino al mare. 

"Minuscola da questa prospettiva" commentò una voce maschile, poco distante, costringendomi a farmi voltare. I miei occhi scorsero la figura del ragazzo del mercato di stamattina. 

"Tu, di nuovo!" L'incredulità nel rivederlo apparve in un lampo sul mio viso. 

"Io sono ovunque" mi rispose con invadenza, mordendo un'altra mela stretta nella sua mano. Non potevo crederci, era come un fantasma che compariva all'improvviso! 

"Nuovamente sfacciato" sbottai acida, irritandomi alla sua vista. 

"E tu nuovamente indisponente" il suo voltò sembrò congratularsi da solo per la sagacità cui mi mise a tacere. Addentò quella buccia dura lasciando che la polpa gli rigasse lungo un angolo della bocca.

Sbuffai. Stavo provando un disprezzo rovente. "Perché mi stai seguendo?" Chiesi poi, cominciando a sentirmi abbastanza tesa. Perché quello spocchioso continuava a sbucarmi ovunque? La sua fronte si corrugò e fece ricadere gli occhi in un punto indefinito lì in mezzo, confuso per la domanda. 

Sollevò lo sguardo con aria perplessa. "Io ero già qui, sei tu che mi importuni con la tua presenza. Zuccherino" un altro morso, deciso, su quella mela rossastra, ma di rosso fiammeggiante lo erano le mie iridi. Cedetti all'avventatezza e avanzai, trattenendomi almeno dall'inveirgli contro, ma qualche passante sbarrò il mio cammino lasciandomi riflettere per quella frazione di secondo. Ero al lato nord e lì mi conoscevano, come anche al sud, il problema era mantenere un certo decoroso ritegno, poiché le mie azioni sarebbero finite per essere sussurrate all'orecchio dell'uomo morigerato che mi attendeva a casa. Non potevo mostrarmi infuriata per una nullità del genere. 

"Ebbene, da signorina quale sono, cercherò di lasciarti comprendere con un certo portamento sicuramente a te sconosciuto, che sei un insolente" iniziai a offenderlo, lisciandomi poi la stoffa del vestito. 

Abbassò gli angoli della bocca in una smorfia. "Ma sul serio? Non ne ero al corrente, ma adesso che ci penso, prenderò qualche appunto su questa parola" provò ad ammonirmi mentre gesticolava con quella mela ridotto a un torsolo, fingendosi disorientato. 

"Si dà il caso che ero qui per passeggiare e tu sbuchi di nuovo" replicai con decisione. Quello stupido mangiamele non avrebbe mollato facilmente, mi stava facendo rimpiangere i pugnali.

"Tu dici? Ma le vie sono di tutti"

"Per l'appunto, vanno in tante direzioni diverse, quindi, sì. Mi stavi seguendo!"

"No, affatto" ribatté evasivo. Serrai a malapena le labbra e chiusi per un attimo gli occhi, cercando di contenere quell'accumulo di ira che a momenti sarebbe esplosa come una palla di cannone. Quando li riaprii, incatenai i miei furenti nei suoi.

"Non osservarmi in questo modo, zuccherino" replicò ancora, drizzandosi da quella botte dove era adagiato e pulendosi con il pollice un angolo delle labbra. 

A quel nomignolo mi sentii scoppiare. "Come osi darmi un..." sollevò la mano a mezz'aria, fermandomi. Lo guardai perplessa e crucciata allo stesso tempo. 

"Calmati, se continui a fissarmi in questo modo potresti consumare la mia bella faccia, quindi datti un contegno" mi zittì con un altro sorriso di sufficienza. 

"Adesso sarei io la pazza?" 

"Di certo non sono io quello che sta dando in escandescenza" fece spallucce.

"Mi importuni, come dovrei reagire?" 

"Ti sto malmenando per caso? Sono un semplice cittadino comune che passeggia come fa il resto, te compresa." 

Era riuscito a difendersi in ogni modo. Ogni poro della mia pelle prese a dilatarsi per la stizza che cominciò a ribollire nel mio sangue. "Chi diavolo sei?" Gli sbottai contro non riuscendo a controllare la voce che attirò l'attenzione di alcune persone nelle vicinanze. 

Un ghigno si manifestò sul suo viso, poi si avvicinò con un'andatura da arrogante quale era e lasciò volare il torsolo oltre le mie spalle, gettandolo in direzione del mare. "Attenta, Elisabeth Smith" il suo tonò divenne più controllato e il suo atteggiamento mutò, a malapena sembrava un sussurro che lasciava rabbrividire la pelle. "Manca ancora poco" mi osservò col volto proteso e con quei suoi occhi di un verde abbagliante, accorciando le distanze e cercando di incutere un certo timore, ma che su di me non aveva nessun effetto. 

"Questa minaccia non funziona su di me. Dimmi come fai a sapere il mio nome e inoltre, cosa vorresti dire con -manca ancora poco-?" 

Incatenò quegli occhi vispi sul mio viso. "Lo so che non funziona, ma..." avanzò di un altro passo, lento, costringendomi ad arretrare. "So per certo che non sei come le altre ma... mi complimento con le tue cosce sgambettanti, sei rapida nello spostarti" il suo sorriso da impertinente portò a calare gli angoli della mia bocca. Mi aveva vista la sera al Mogul? C'era o no? 

Si fermò facendo fermare anche me, e poi indietreggiò di alcuni passi. Prima che potesse allontanarsi: "Chi sei?" Chiesi, cominciando a sentirmi a disagio.

"Nessuno" fuorviò il discorso. 

Si sollevò il bavero della camicia per ripararsi da alcune raffiche di vento improvvise, poi si voltò schivando due dame di passaggio che si interposero sul suo cammino e che presero a guardarlo in modo languido, abbagliate dal suo aspetto. 

Chi era quell'uomo?! 



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