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By workingclasscheroine

29.8K 3.1K 9.1K

Quando Paul arriva all'Universitร  di Cambridge, il suo obiettivo รจ quello di far scorrere tutto liscio fino a... More

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
15. The Lunch Date
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
21. The Red Skirt
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
34. The Invisible Charybdis
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The Catkins๏ฟผ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
55. The Water Strider
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
61. The Ghost of Christmas Past
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

12. The Backs

491 53 62
By workingclasscheroine

Il sole d'ottobre è tiepido sulla mia pelle, e mi concede di appallottolarmi il cappotto sotto al braccio.

L'operazione richiede solo qualche attimo di stasi, ma è abbastanza perché debba accelerare repentinamente il passo per raggiungere Churchill.

Se potessi tornare a un paio d'ore fa, quando mi ha chiesto di uscire insieme offrendomi di fare da cicerone, mi limiterei ad avvicinarmi al sorridente me stesso e sussurrargli un timido "Scappa, idiota".

Ma no, non possiedo una macchina del tempo.

No, non potevo immaginare che Churchill fosse tra gli studenti che annualmente si propongono come guide turistiche per la città.

E sì, avrei comunque dovuto prevedere che sarebbe stato fottutamente dittatoriale nel corso della sua intera visita guidata.

L'inizio della giornata, a mia discolpa, è stato ingannevole.

Il tour ha avuto principio con un invito da Fitzbillies, il forno più famoso di tutta Cambridge, per una semplice colazione.

Quando ho tentato di dire che non avevo poi così tanta fame il suo unico commento è stato: "Fa parte dell'esperienza, Ashley. Hanno festeggiato il loro centesimo compleanno il quattro ottobre".

Il fatto che qualche pasticciere sforni scones da cent'anni e cinque giorni non potrebbe emozionarmi di meno, ma ho acconsentito.

In fondo, ho pensato, addolcendomi, non poteva essere sfuggito a Churchill che non ingurgitassi nulla dal pranzo del giorno prima. La sua era solo preoccupazione per la mia salute, e certamente mangiare qualcosa non mi avrebbe fatto male.

Si preoccupa per te, mi sono detto.

Dio, che povero stronzo.

La colazione da Fitzbillies si è esaurita nel chiedere due Chelsea buns d'asporto, alla velocità della luce, e mangiarli lungo la strada di ritorno al campus.

Churchill non ha smesso di parlare neanche per un secondo, se non per ingoiare qualche boccone, e cammina, da brava guida, senza neanche controllare che io stia tenendo il suo passo.

Ed eccoci qui, due ore e un'infinità di college visitati dopo: io che tento di sistemarmi il cappotto sottobraccio, ansimando, le dita ancora appiccicose per via dello sciroppo dei Chelsea buns, e il mio terribile coinquilino che schizza in avanti senza degnarmi di una sola occhiata.

"Il Trinity è il più ricco tra i college. Una vecchia leggenda dice che si potrebbe arrivare da qui a Oxford passando solo su terreni di sua proprietà" sta dicendo Churchill, indicandomi il fottuto edificio come se non lo conoscessi già.

"È questo che stiamo facendo, quindi" borbotto, con la voce spezzata dalla fatica, "Stiamo andando a Oxford. Ora mi spiego perché camminiamo così velocemente. Sarà meglio dire a mio padre che arriverò per cena"

Churchill frena, rivolgendomi uno sguardo che più che di comprensione sembra di pura pietà.

"Scusa, Bambi. Avevo dimenticato quanto doloroso deve essere portare i tacchi"

Lascio che mi prenda in giro. Se non altro, mi garantisce del tempo per riprendere fiato.

La colazione mi si rivolta nello stomaco, minacciando di risalire, e le mie ossa sembrano scricchiolare per lo sforzo.

Non sono mai stato un tipo atletico, in primo luogo, e sicuramente la botta alla testa e i pugni connessi non hanno migliorato la situazione.

Persino Churchill sembra ripensarci, e il suo braccio mi cinge affettuosamente le spalle.

"Non preoccuparti, Bessie. Ho un'idea per terminare il giro"

Mi lascio sfuggire un gemito rassegnato.

Il mio povero corpo tumefatto viene trascinato sulla riva del Cam, in mezzo al prato fangoso.

"Vuoi annegarmi?" chiedo, e non sono troppo certo di stare scherzando.

Gli occhi di Churchill brillano, divertiti.

"Non fornirmi spunti"

L'acqua del Cam scorre lenta e placida, e sulla riva opposta alla nostra un paio di mucche pascolano pigramente, con gli immensi occhi buoni rivolti verso di noi.

In lontananza una barchetta, simile a una delle gondole che da bambino ammiravo nelle miniature di Venezia, fende la superficie dell'acqua.

Tutto sembra così verde e così calmo, qui, che anche il mio respiro affannato rallenta, e i miei polmoni sembrano empirsi di questa dolce placidità.

Un lungo fischio, tremendamente acuto, perfora l'atmosfera appena creatasi, facendo sussultare sia me sia le povere mucche, che agitano i campanacci nel sollevarsi.

Mi volto risentito verso Churchill, che ha ancora indice e pollice fra le labbra, congiunti in un piccolo cerchio.

Lui non mi guarda, i suoi occhi ancora fissi sulla barca che sta per sparire all'orizzonte.

Sto per chiedergli, per l'ennesima volta da quando lo conosco, quale sia il suo cazzo di problema, ma lui mi preme la mano sinistra sulle labbra, obbligandomi al silenzio.

Dopo appena un attimo, un attutito fischio di risposta raggiunge le nostre orecchie.

Churchill mantiene saldamente la pressione sulla mia bocca, poi fischia ancora.

Di ritorno arrivano quelli che ormai sembrano due brevi sibili, più simili a un canto d'uccello che a un suono umano.

Il mio coinquilino molla infine la presa su di me, e fa qualche passo indietro, sedendosi comodamente sul prato.

"E ora, Dolores, aspettiamo"

Mi sistemo accanto a lui, borbottando per l'umidità che mi infradicia i pantaloni, e attendo per qualche secondo che mi renda delle spiegazioni di sua spontanea volontà.

"Quindi?" sbotto infine, esasperato.

E Churchill ride, con il sole che rimbalza sul candore dei suoi denti, i suoi capelli arricchiti da fili d'oro.

"Stiamo aspettando il nostro passaggio, amore. Chip tornerà a prenderci tra poco" dice, semplicemente.

Il suo solito: poche informazioni, abbastanza da intrigarmi ma mai abbastanza per avere il quadro completo.

Gli dò una spallata, lieve, strappandogli un altro sorriso.

"Non vedi l'ora di stupirmi" lo accuso, sorridendo a mia volta, "Quindi datti una mossa".

"È vero, sono un tipo teatrale" ammette, stirando il viso all'indietro per bearsi del calore, "Ma la storia stavolta è abbastanza noiosa".

"Lo dici sempre" gli ricordo, "E non lo è mai. A volte mi sembra assurdo che tu esista. Così come sei. Sembri un personaggio delle fiabe"

Churchill ride, la punta delle sue ciglia trema contro le guance, proiettando un'ombra leggera sotto i suoi occhi.

E come sempre io sorrido con lui, chiudendo gli occhi e rivolgendo a mia volta il viso contro il sole.

"Immagino tu lo intenda come un complimento, Cecilia. È un piacere essere il tuo fenomeno da baraccone" ribatte, con leggerezza, senza essere realmente offeso.

Ho le palpebre calate, il sole che vi disegna attraverso ghirigori colorati, in un'oscurità calda e aranciata.

La spalla di Churchill contro la mia, il suo respiro tranquillo e il rumore attutito dei campanacci e dell'acqua che scorre intorno a me.

Mi sento talmente sereno, in questo momento, che vorrei poter congelare il mondo e rimanere per sempre così.

"Piacere mio" mormoro, semplicemente, "Ora vuoi dirmi perché fischiavi come un fringuello in amore?"

Una breve risata alla mia destra.

"Il primo fischio è di saluto" mi spiega, "Un secondo fischio breve è per dire È tutto qui, buona giornata. Uno lungo significa che mi serve un passaggio"

In effetti, meno interessante di quanto sembrasse a primo acchito.

"E due fischi di risposta sono un sì" ne deduco, stringendo tra i pugni ciuffi di erba umida, per il solo gusto di sentire lo schiocco dello strappo.

"Dovevi essere la bambina dotata della tua classe, Lucy" è la risposta cinica di Churchill.

"Lo ero, in effetti. Come fa invece a dirti di no?"

Lui sembra sorpreso dalla domanda.

"Non lo abbiamo mai concordato. Immagino non ci sia stata una singola volta in cui Chip mi abbia detto di no"

"E chi è Chip?" chiedo, ignorando per quieto vivere le sue provocazioni.

"Un mio amico"

Non replico, e mi limito a sfilare dalla tasca il mio pacchetto di Winston per accendermi una sigaretta.

A Churchill il movimento non deve sfuggire, perché socchiude gli occhi e solleva le sopracciglia, in attesa.

Brontolando, gliene porgo una.

"Sanguisuga" lo accuso, "Fa' pure come fossero tue".

"C'è scritto il mio nome sopra, Hazel" mi fa notare, divertito, mentre avvicino la fiamma al suo viso.

Per qualche minuto mi concentro unicamente sul suono dell'acqua, sui rimasugli lontani del traffico, sull'espirare al mio fianco, sull'odore acre del fumo.

Se c'è una cosa che ho imparato è che se vuoi che qualcuno si confidi con te la strada più facile è smettere di chiederglielo.

Perché le confessioni di Churchill siano sincere, a maggior ragione, è necessario che quasi si dimentichi della tua presenza.

Così aspetto, inondato dal sole, che il ragazzo accanto a me riordini i propri pensieri, senza porre ulteriori domande.

"Ho conosciuto Chip durante il mio primo anno. I primi mesi sono stati..." esita, come cercando le parole adatte, "difficili. Mia madre era morta quell'estate, e io non riuscivo a sopportare la presenza di nessuno"

Si blocca.

Un unico, profondo, doloroso sospiro gli sfugge dalle labbra.

Io resto immobile, mentre mi pare che l'acqua stessa smetta di scorrere.

"Dopo le lezioni correvo al Magdalene Bridge e mettevo venti sterline in mano allo stesso barcaiolo. Per un'ora mi lasciavo trascinare lungo il fiume, a occhi chiusi, senza neanche guardare dove stessimo andando, e lo ascoltavo parlare della città immaginando gli scenari nella mia testa"

Non riesco a immaginare Churchill che sfugge alla sua realtà, quella che ha costruito e che sembra amare così tanto, e non riesco a immaginare che ci sia stato un momento in cui guardando Cambridge i suoi occhi non si riempissero di affettuosa luce.

Cerco di immaginarmi quel ragazzino arrabbiato e senza madre, non troppo diverso da come dovevo essere stato io, che si sdraiava sul fondo di una barca e si lasciava cullare.

Posso capire quella ricerca, quella necessità di silenzio.

Quando tua madre muore, l'ultima cosa che vorresti fare è parlarne.

Eppure tutti si aspettano che tu lo faccia, pur senza augurarselo.

Aspettano che il povero piccolo orfano crolli a terra, annientato dal dolore, e nel mentre tentano di trattarti come hanno sempre fatto.

Solo che non ci riescono mai.

Così ti convinci che l'unica cosa da fare sia non parlarne, tentare di tenere la cosa segreta come fosse una macchia.

Chissà per quanto tempo Churchill aveva finto di stare bene, aveva risposto correttamente a lezione e aiutato chi poteva.

Chissà a quante feste era andato senza voler davvero essere lì, quante volte si era trattenuto dal confessare ciò che provava per paura che questo lo rendesse agli occhi degli altri più debole, meno desiderabile.

Fuggire, prendere una barca su cui rifugiarsi per un'ora al giorno, questo era stato il suo unico modo di far pace col dolore che cercava di celare.

Concedersi di essere umano, di essere stanco.

Tenere gli occhi chiusi mentre il mondo scorre, smettere di fingere, versare qualche lacrima senza che nessuno se ne accorga: il suo piccolo manuale di sopravvivenza.

"A un certo punto, dopo un paio di settimane o qualcosa in più, Chip mi ha detto che non voleva più che gli pagassi la corsa. Neanche guardavo fuori, diceva, e lui si sentiva un ladro. Potevo semplicemente fare un giro con lui, nelle ore in cui i turisti scarseggiavano. Non era un problema"

Ho l'impressione che Churchill mi stia guardando, a questo punto, come per sondare la mia espressione, ma non mi arrischio ad aprire gli occhi nel timore che smetta di parlare.

E lui, dopo una breve valutazione, non si blocca.

"Pian piano ho iniziato a sbirciare il paesaggio. The Backs, lo chiamano a Cambridge. C'è voluto del tempo, ma mi sono rimesso in sesto. Ho smesso di bere ogni sera, ho dato un taglio alla merda che prendevo solo per sentire qualcosa. E ora siamo qui"

Termina, e la sua voce si fa forzatamente più allegra sull'ultima frase, come se si fosse reso conto di aver detto troppo e volesse minimizzare la questione.

"Chip è stato come un padre per me, uno dei due che ho trovato qui a Cambridge". Ride, senza allegria, "Beh, quando non hai davvero un padre immagino che qualsiasi uomo adulto diventi papabile. Stronzate psicologiche"

Apro infine gli occhi, voltandomi per incontrare il suo volto teso.

Lui evita il mio sguardo, come se temesse il mio giudizio, come se temesse di ritrovare in me la pietà che ha detestato per tutta la vita.

"Non so neanche perché ti dico sempre così tante cose" ammette, lanciando distrattamente un sassolino nel fiume "Devi avere uno strano modo di infilarti nella testa delle persone".

La pietra rimbalza tre volte, prima di affondare.

"Il secondo?" chiedo dunque, in un radicale cambio di argomento.

Churchill sussulta appena, e so che si aspettava da parte mia altre domande.

Domande invadenti, che frughino nelle sue cicatrici e lo costringano a rivangare gli antichi dolori, perché è questo ciò che farebbero gli altri.

Chiedere.

E proprio per questo non lo faccio.

"Il secondo cosa?" riprende, dopo un attimo di sorpresa, e so che mi è grato perché non stiamo più parlando di sua madre.

"Hai detto di aver trovato due padri, qui a Cambridge" gli ricordo, mentre finalmente i suoi occhi tornano nei miei, "Chip è il primo. Il secondo, invece?"

Churchill sorride, anche se a fatica, e spegne il mozzicone di sigaretta contro il terreno, infilandoselo in tasca.

"Sono certo, Judith, che puoi arrivarci da solo" mi prende in giro.

E così è dichiarato chiuso il momento delle confessioni.

"Un'altra sigaretta?" chiedo quindi, accendendo la mia.

Una piccola tregua, goderci questo nostro momento, al di là di qualsiasi pensiero triste.

Lui mi rifila un piccolo colpo con la spalla, che è più un affettuoso dondolio.

"Certo" accetta, sfilandomi di mano il pacchetto, "Chip è in fottuto ritardo".






Note

IN FOTTUTO RITARDO PURE IO

LO SO

SCUSATE

Davvero, è un periodo di fortissimo stress, e ho faticato tanto per scrivere anche solo questo capitolo.

Come detto, sto lavorando anche al nuovo capitolo di Smoke, e spero di finirlo presto.

Alloraaaaaa

Ditemi pure

Siete forse tutt* impazzit*?????


NO PERCHÉ SE MI VOELTE MORTA BASTA DIRLO.

Grazie grazie grazie.

Mi sembra di non avere mai le parole adatte per esprimervi la mia gratitudine, se non dicendovi che avete un posto speciale e prezioso nel mio cuore.

Senza di voi, certamente io scriverei molto meno, forse non scriverei più.

Il vostro sprone, i vostri voti, commenti, messaggi, sono per me fondamentali, e non sarò mai abbastanza grata per il sostegno che mi fornite.

Ora, torniamo al capitolo.

Questa giornata temo sarà terribilmente lunga, credo durerà per circa tre capitoli.

Ma è una giornata importante, e se prestate attenzione capirete perché :)))))

Fatemi sapere se notate l'indizio.

Comunque, ci sarà molta dolcezza nei capitoli che seguono. Godiamocela finché dura :)))) perché non durerà, posso assicurarvelo.

Qualche chiarimento sui dettagli:

• The Backs è il nome del paesaggio che comprende la vista dal Cam di alcuni dei college, tra cui spiccano Trinity, King's e, ovviamente, St. John's.

• le piccole barche simili a gondole si chiamano punt, ma le vedremo meglio nel prossimo capitolo.

• Fitzbillies sembra essere il forno più antico e celebre, e i chelsea buns la loro specialità.

Oraaaa, riuscite a immaginare chi sia l'altro "padre" di John? Secondo me è molto intuibile, potete farcela tranquillamente.

Un bacio, non mi dilungo oltre.

H. ❤️

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