𝐼 π‘π‘–π‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘– 𝑑𝑒𝑙 π‘›π‘’π‘œ...

By Annikaevans33

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(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettiv... More

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CAST
MAPPA
π‘·π’“π’π’π’π’ˆπ’
𝑳𝒐 π’”π’„π’π’π’π’”π’„π’Šπ’–π’•π’
𝑳𝒂 𝒕𝒂𝒗𝒆𝒓𝒏𝒂
𝑺𝒕𝒓𝒂𝒏𝒆𝒛𝒛𝒆
π‘΄π’‚π’…π’‚π’Žπ’‚ 𝑽𝒆𝒍𝒗𝒆𝒕
π‘¨π’•π’•π’‚π’„π’‚π’ƒπ’“π’Šπ’ˆπ’‰π’†
𝑳𝒂 π’‡π’–π’ˆπ’‚
𝑳'π’–π’π’Žπ’ 𝒅𝒆𝒍𝒍'π’π’Žπ’ƒπ’“π’‚
𝒍'𝒂𝒍𝒃𝒂 π’…π’Š 𝒖𝒏 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 π’ˆπ’Šπ’π’“π’π’
π‘°π’π’‡π’‚π’π’›π’Šπ’‚
𝑳𝒂 𝒕𝒆𝒏𝒖𝒕𝒂
𝑳'π’‚π’Žπ’ƒπ’‚π’”π’„π’Šπ’‚π’•π’π’“π’†
π‘΄π’‚π’“π’Šπ’† 𝑨𝒏𝒏𝒆
𝑳𝒂 π’”π’Šπ’ˆπ’π’π’“π’‚ 𝑩𝒂𝒓𝒏𝒆𝒕
π‘ͺπ’‰π’Š π’”π’†π’Š?
π‘½π’‚π’”π’„π’†π’π’π’Š π‘°π’π’ˆπ’π’†π’”π’Š
𝑨𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒕𝒖?
𝑰𝒍 π’„π’π’Žπ’‚π’π’…π’‚π’π’•π’†
π‘°π’π’ˆπ’Šπ’–π’”π’•π’Šπ’›π’Šπ’†
π‘»π’–π’•π’•π’Š 𝒂 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒍𝒕𝒂
𝑳'π’–π’π’Žπ’ π’‘π’Šπ’–Μ€ 𝒂𝒕𝒕𝒆𝒔𝒐
π‘«π’Š 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 π’Šπ’π’”π’Šπ’†π’Žπ’†
π‘»π’†π’π’”π’Šπ’π’π’Š
𝑳𝒂 𝒄𝒆𝒏𝒂
π‘¨π’‘π’‘π’“π’†π’π’”π’Šπ’π’π’Š
π‘ͺπ’π’Žπ’‘π’†π’•π’Šπ’›π’Šπ’π’π’Š
𝑨𝒅𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒆̀ 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐!
π‘­π’“π’‚π’Šπ’π’•π’†π’π’…π’Šπ’Žπ’†π’π’•π’Š
π‘°π’Žπ’ƒπ’‚π’“π’‚π’›π’›π’
𝑰𝒍 π’”π’†π’ˆπ’π’‚π’π’†

π‘Όπ’‡π’‡π’Šπ’„π’Šπ’‚π’π’Š

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By Annikaevans33

15

Mi girai vedendo il cocchiere emettere un suono gutturale, così da fermare la corsa dei cavalli, poi la carrozza. Un uomo della servitù, con un balzo impacciato, scese da dietro e si avvicinò alla portiera, aprendola. 

Fece la sua comparsa mio padre in tutta la sua magra apparenza formale, vestito con la tipica giacca dai bottoni dorati lungo i fianchi e dai calzoni bianchi, abbinando il tutto sotto scarpe oxford laccate in nero. 

Tutto, pur di sembrare presentabile agli occhi del commodoro e della ciurma a bordo. 

Lui era l'esatto esempio formale da seguire. 

Mi accinsi a raggiungerlo, nel frattempo che si sistemava il tricorno, messosi oggi, a celargli il capo.

Nel soffermarmi dinanzi a lui non notò, da subito, la mia presenza. Quell'affare in testa se lo depositò lo stesso perché aderiva alle tonalità del suo abbigliamento, se pur ma non tanto lo sopportava. Se lo sistemò sopra quella capigliatura ordinata e, quando i suoi occhi si posarono sul suolo, scorse la mia ombra stagliata per terra.

Sollevò lo sguardo e aggiunse: "Giusto in tempo, Liz" voltandosi verso l'inserviente al suo fianco che gli aveva teso un taccuino di cuoio. 

Lo afferrò e lo aprì, prendendo a leggiucchiare qualcosa.

"Giusto in tempo voi, padre. La flotta è appena arrivata" gli comunicai, osservandolo nella solita quotidianità indaffarata. Si fece passare una penna di piuma da costui, in attesa al suo fianco, e annotò qualcosa, potendo scorgere a malapena la sua accurata grafia, dopodiché, lo richiuse porgendoglielo. 

L'uomo lo afferrò, affrettandosi poi a raggiungere la sua postazione. 

Tirò un respiro e: "Ah, finalmente! Nuova aria dall'Inghilterra, figlia mia. Ci sono buone notizie, sai" con un'espressione leggiadra osservò il primo vascello attraccare vicino la banchina. 

Si udii il vociare dei civili a bordo, ma in modo molto attutito. 

Poggiò poi la mano sulla mia spalla, dandomi una lieve pacca affettuosa e iniziando a passeggiare. "Padre, per voi tutto ciò che arriva dall'Inghilterra è sempre buono. Anche se sarebbe del marcio" allusi all'arrivo di Ben. 

Non faceva altro che lodarlo a udirne il solo nome. Che lagna! 

Lui mi scoccò una rapida occhiata, ma si astené dal commentare quella frase in modo sgarbato. "Di marcio dall'Inghilterra non ne potrà mai uscire nulla, siamo già il più grande governo e la più grande forza portante. Guarda con i tuoi stessi occhi" sollevò una mano verso quei tre enormi vascelli con fierezza, quindi lo seguii scorgendo marinai arrampicati ai pennoni per sistemare le corde delle vele. "Oltre agli spagnoli e ai francesi, chi altri possiede una tale bellezza? Maestosa agli occhi e difficile da abbattere" gli riuscii a intravedere un sorriso che provò a trattenere, lasciando sviare gli occhi al suolo e continuando a camminare per avvicinarci. Quello era il suo mondo, impossibile per lui contenere la commozione. "Tra non molto, anche i nostri silenziosi rivali ci temeranno. Espanderemo il nostro commercio con altre isole e altri continenti del vecchio mondo." 

"Il governo ha già fatto molto per questo, ovvero con il commercio degli schiavi" si soffermò, osservandomi a palpebre semichiuse a causa del riverbero dei raggi che, sbucarono oltre una nube, lasciando illuminare di poco il suolo sotto i nostri piedi. 

Potei notargli lo stupore riguardo la mia istruzione su quell'argomento politico: Non tanto mi premuravo di mettermi a conoscenza di certi argomenti che reputavo noiosi, ma per quell'arrivo mi impegnai d'informarmi su qualcosa, anche se dedussi fosse una minima parte. 

"Esatto. Vedo che sei preparata a riguardo, ma dobbiamo espanderci per andare oltre se vogliamo essere la prima potenza. I trattati governativi e le alleanze non bastano, quello che conta è arricchire le rotte con altri continenti." 

"A mio parere, siamo in un'ottima posizione" si udirono schiamazzi provenire dalle bocche di alcuni pargoli che si trovavano a giocare nelle vicinanze. "Ma nonostante tutto..." distolsi gli occhi dai primi uomini che scesero dal vascello e li sviai su mio padre. "L'Inghilterra non si fermerà mai, vero?" Lo osservai, attendendo una sua risposta.

"Mai! Chi si ferma è perduto, Liz"  rispose deciso, allacciando le mani dietro la schiena per riprendere ad avanzare. 

"Padre" lo richiamai, facendolo fermare e voltare. Strinsi a malapena le dita sulla stoffa della mia veste, sperando di ricevere una risposta diversa per la domanda che gli stavo per porre. "Mi avete trascinata qui perché c'è anche Ben Wilkinson con il commodoro?" Non si era preso nemmeno la premura di mettermi al corrente del suo arrivo.

Come al solito, venivo a conoscenza delle questioni sempre all'ultimo.

"Ben?!" Esclamò perplesso. Tergiversò per un attimo con lo sguardo, indirizzandolo sui ragazzini che gli finirono per correre davanti. 

Quel giorno, al porto, non vi era un andirivieni di persone a passeggio, come capitava spesso dopo l'ora di punta, ma solo gruppi di uomini illustri di passaggio seguiti da qualche aggruppamento di giubbe rosse. 

Un cipiglio stranito si formò sul mio viso, ma che lui non poté notare per la distanza. "Sì. Per questo mi avete fatta venire qui, altrimenti per che cosa" spiegai, cercando di trovarci un senso logico. 

Senza scomporsi della sua posa: "prima di tutto, va fatto per rispetto, ma penso tu abbia dimenticato cos'è" mi rispose saccente, continuando a fissarmi. "E poi Ben è già sull'isola. Adesso meglio non tardare, potrebbe essere sconveniente. Forza" mi esortò a seguirlo, ma rimasi ferma su due piedi, incredula. 

Ben era già sbarcato su quel pezzo di terreno, ed io non mi ero ancora imbattuta in lui? Molto strano. 

Di solito non faceva che scorrazzarmi dietro come un cane, ciò mi lasciò confusa e perplessa. 

Dove si era cacciato allora? 

Però smisi di pormi continue domande e mi affrettai a raggiungere mio padre.  

Avanzai verso il molo con ormai già molti uomini approdati sulla banchina. 

Nell'avvicinarmi, da dietro la sua sagoma scorsi la figura corpulenta e bassa del commodoro affiancato a un uomo fasciato da una giacca a coda di rondine, il cui volto non riuscii a scorgere, ma notai solo una parrucca incipriata di parvenza, retta da un nastro scuro che avvolgeva la crocchia bassa, curata. 

Mio padre allargò le braccia, felice di trovarsi dinanzi quei due uomini.

"Signori, bentrovati" diede il suo saluto soffermandosi al loro fianco.

 L'uomo anche se avvolto da un abito di buona fattura, si rivelò dal volto scarno, rasato e smilzo, inoltre, sollevò una mano verso il tricorno, calandolo in segno di rispetto.

"Ambasciatore Smith, felice di rivederla" aggiunse costui, ritornando a sistemarselo sul capo. Una volta che mi trovai a una distanza ravvicinata, mi soffermai accanto a mio padre.

"Commodoro Wilkinson" con un mezzo inchino confidenziale mio padre salutò il mio futuro suocero, che vidi solo tre volte in vita mia: purtroppo i genitori di Ben morirono quando lui aveva l'età di dieci anni, così venne affidato sotto la rigida educazione dello zio. Un incubo. "Spero che il viaggio non sia stato difficoltoso e non vi siate imbattuti in qualche burrasca."

"Tutto è filato liscio, e anche se fosse... questi vascelli non accuserebbero il benché minimo rumore" lo rispose il commodoro, ottimista, indicando con una levata di mano quella nave, sotto un sorriso cordiale di un'aria felice. 

Tutti quei soldi erano serviti a qualcosa.

"Ambasciatore, vedo che è in ottima forma. Come vanno gli affari?" Gli domandò l'uomo con tono fermo. 

"Comandante Cromwell, per fortuna procede per il meglio e non stiamo riscontrando difficoltà con il commercio dell'isola" lo informò mio padre, sorridente. "Ah!" Esclamò improvvisamente "chiedo venia, comandante. Vi presento mia figlia. Oggi ci ha raggiunto anche lei."

Avanzai facendomi avanti e mostrandomi a loro. "Elisabeth, lui è il comandante superiore, Oliver Cromwell" mi venne presentato. 

Da rispettabile dama quale ero, ma solo per apparenza, mi presentai con un inchino formale, poi mi ricomposi indirizzando lo sguardo su quest'ultimo che prese delicatamente la mia mano, avvicinandola verso le labbra increspate e viscide. 

Blè. 

Profuse un inchino e: "Lieto di conoscerla" disse, mantenendo il contatto visivo "signorina Smith. Incantato" e lo fece con candore, non distogliendo per nessun motivo i suoi occhi del colore del cioccolato fondente, cui si incatenarono sul mio volto. 

Era un uomo slanciato, ma con quel viso troppo adulto, inutile rifilarmi lo sguardo estasiato e languido. 

Non era attraente sotto nessun aspetto, per di più, poco mi interessava. 

Ci manchi solo tu adesso!

Il commodoro si schiarì la gola, lasciando propagare quel suono evidente intorno a noi, così che il comandante superiore potesse lasciarmi la mano, la quale ritrassi subito. 

Di sbieco, lo vidi avvicinarsi in quella camminata claudicante verso la mia direzione e lo notai con entrambe le braccia aperte, pronto per stritolarmi in una morsa amorevole. 

"La mia futura nuora, è bello vederti così radiosa" pronunciò sorridente con quella faccia paffuta che si intonava sotto al fisico corpulento, guardandomi con i suoi occhi piccoli. "Ho aspettato molto questo momento" Una ciocca di capelli bianchi si sfilò dal cordino di seta che li teneva uniti.

Con quelle parole sembrò mettere già in chiaro la situazione agli occhi di quell'uomo, la quale notai mutargli l'espressione in puro imbarazzo. Il commodoro prima mi abbracciò, poi, prendendo entrambe le mie mani, mi rivolse un sorriso affettuoso che ricambiai altrettanto. 

"Bene" intervenne mio padre, catturando la nostra attenzione. "Direi che possiamo recarci alla tenuta. I vostri bagagli verranno scortati dai miei cocchieri, e spero che il vostro pernottamento nella mia umile dimora sia di vostro gradimento." 

Che cosa? Mi sarei ritrovata Ben in giro per la villa!

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