Rebellion || L.H. [ Italian t...

By la-cichita

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Mickie Irwin, una giovane australiana iperprotetta da suo fratello gemello. Entrambi iniziano una nuova vita... More

Rebellion || Luke Hemmings
1. Partire da zero.
2. Piccole bugie.
3. La rissa.
4. Violazione delle regole.
5. La gara.
6. L'artefice dei miei problemi.
7. Quando tutto andava bene.
8. Troppo bello.
9. Te lo prometto, angelo.
10. Samantha.
11. Io non mi innamoro.
12. Con le buone o con le cattive.
13. Una fottuta bugiarda.
14. Mi stai facendo impazzire, cazzo.
15. Toccando il fondo.
16. Annegata nei problemi.
17. I vantaggi di essere il figlio del preside.
18. Touché.
19. Colpa del Whisky.
20. Superare i limiti.
21. L'effetto di Holmes Chapel.
22. Luke Hemmings, un disastro incontrollabile.
23. Amici di letto.
24. Perdere il controllo.
25. Vergine innocente.
23. Diversa.
27. Giocando allo stesso gioco.
28. Le discussioni come modo di vivere.
29. Anonimo.
30. Senza paura di bruciarsi.
31. Fiducia.
32. L'invito al ballo d'autunno.
33. Su diversi livelli.
34. Sorpresa in una notte di venerdì.
35. Accorciare le distanze.
36. Rifiutare di cadere di nuovo.
37. Marcare il territorio.
38. Una via di fuga.
39. Codarda.
40. Mickie Irwin a 180°.
41. Overdose di azioni.
42. Clemenza.
43. La parte matura di Ashton Irwin.
44. Non ho mai.
45. Ricatto
46. Sfidandolo, di nuovo.
47. Confusione.
48. Lezioni di valzer.
49. Momenti di debolezza.
50. Freddo.
51. Indietro.
52. Ubriachezza.
53. Millesimi di secondo.
54. Rompendo le barriere.
55. Baciami.
56. Disposta a bruciare.
57. Persuasione.
58. Barbie manipolata.
59. Tutte le strade portano a Roma.
60. Stabile.
61. Raggi.
62. Sfide e autocontrollo.
63. Colpita dalla realtà.
64. Il cacciatore e la preda.
65. Le idee geniali di Christopher Simpson.
66. Strada per l'inferno.
67. L'uragano.
68. Tradimento.
69. Problemi in paradiso.
70. Chiudi gli occhi.
71. Qualunque.
72. Connessioni familiari.
73. Un incarico speciale.
74. Rincontri.
75. Come a casa.
76. Resistenza.
77. Inerzia.
78. Buon compleanno, gemello.
79. C'era una volta.
80. La migliore di tutte.
81. Dopo un normale compleanno.
82. To be continued.
83. Ripetere.
84. Lottando contro i suoi demoni.
85. Consiglio.
86. Tempo scaduto.
87. Conseguenze di un cuore spezzato.
88. Speranza.

89. Il mio angelo.

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By la-cichita


89. Il mio angelo.

Lasciai l'ospedale mentre Ashton continuava a tenermi saldamente al suo fianco con un braccio attorno alle mie spalle, come se stessi per svenire da un momento all'altro. Mio padre stava dall'altra parte, con una mano sulla mia schiena, protettivo quanto Ashton da quando ero arrivata in ospedale.

Brook, che era stato indirettamente ma deliberatamente colpevole del rapimento, era stato anche responsabile del mio riscatto. Dopo essere scomparso il giorno in cui Mark mi aveva rinchiuso, grazie alla sua bravura con la tecnologia, riuscì ad entrare in contatto con la polizia delle città con cui Mark non aveva legami, ed è così che dopo pochi giorni, cinque per la precisione, insieme alla polizia ci raggiunsero in tempo.

Arrivai in ospedale messa parecchio male, con una grave disidratazione che avrebbe potuto porre fine alla mia vita se fossi rimasta in quel posto ancora un altro giorno, a causa della mancanza di acqua nel mio corpo, a mala pena riuscii ad andare in bagno in quel posto infernale, ma in ogni caso prevalsero le vertigini, la sensazione di stanchezza, e quasi perdita di conoscenza. La malnutrizione fu un altro problema che trovarono quando arrivai in ospedale, anche se lieve. La cosa più grave di tutte fu la ferita inflitta da Mark sulla pelle, la quale cicatrice mi sarebbe rimasta a vita e mi avrebbe ricordato le torture a cui fui sottoposta da uno psicopatico.

-I ragazzi sono a casa, hanno fatto una festa di bentornata ma posso dire loro di andarsene se hai bisogno di riposare o se non ti senti bene.- Mi disse mio padre, ed io scossi la testa sorridendo. Durante quel mese e mezzo in cui rimasi in ospedale, Luke, Travis, Chris, Beezus e persino Jodie mi vennero a far visita spesso. Il rapporto con Jodie era pacifico da quando avevo perdonato la sua disonestà come lei aveva perdonato la mia quando avevo detto a Travis che "fosse" il padre del bambino, ma non potevamo essere amiche, per la freddezza che era rimasta, non la volevo nella mia vita e lei lo aveva capito, in ogni caso rimase una bellissima conoscente. Brook non si era degnato di presentarsi in ospedale nemmeno una volta e capii la sua decisione, tutti gli sarebbero saltati addosso ed io non volevo vederlo, nonostante mi avesse salvato la vita, ironia della sorte, era anche uno dei colpevoli per cui la stavo per perdere.

-Luke mi ha chiesto le chiavi così da poter entrare prima che arrivassimo noi, se quello stronzo entra nella mia stanza...- Mormorò Ashton preoccupato sedendosi sui sedili posteriori mentre io sul sedile del passeggero.

-Oh, andiamo.- Risi piano. -Piuttosto la tua stanza lo spaventa.

-Ti ricordi la prima volta che abbiamo litigato la prima settimana qui?- Disse mio fratello, e sorrisi inconsciamente anche se non avrei dovuto, tutto sembrava così lontano, quella stupida litigata che hanno avuto perché Luke aveva sussurrato qualcosa ad Ashton mentre si allenavano, ma che non mi vollero mai dire.

-Si.

-Le sue parole furono "Il giorno in cui ti fiderai di me da farmi entrare in casa tua, la prima cosa che farò sarà fotografarmi con le tue mutande, cognato".- Ora risi ad alta voce, era nello stile di Luke.

-Ed è per questo che avete avuto quella stupida litigata?- Mio padre si schiarì la gola mentre continuava a guidare.

-Mi infastidiva già da un po', con quella frase sono scoppiato.- Scrollò le spalle ed io scossi la testa.

-Vi conoscevate da tre giorni.

-Ed era abbastanza.- Disse con asprezza infantile, ed alzando gli occhi al cielo. Ashton e Luke erano sempre stati gli stessi, così infantili ed immaturamente uguali. Parlando del mio bel biondo, era arrivato in ospedale pieno di lividi ma niente di grave, e non aveva lasciato l'ospedale per me se non per andare a farsi la doccia e dormire, anche Rosalind di tanto in tanto mi era venuta a trovare, al che, inevitabilmente, non potevo non guardarla diversamente. Appena mio padre parcheggiò, scendemmo dall'auto e ci incamminammo verso casa.

-A cena devo dirti una cosa.- Mi disse mio padre aprendo la porta di casa e dirigendosi in cucina, io guardai Ashton pronto a chiedere cosa stesse succedendo dal momento che si era rivolto solo a me, e lui probabilmente lo sapeva, ma alcune voci nel salotto attirarono la mia attenzione.

-Smettila di far scoppiare quei cazzo di palloncini, merda!- Sentii l'inconfondibile voce roca di Travis.

-Non lo sto facendo a posta, scoppiano quando li lego! Non è colpa mia se ho polmoni soprannaturali, e gonfio troppo i palloncini!- E quella era decisamente la voce di Chris.

-Quando arriva Mickie e non hai gonfiato almeno due maledetti palloncini, te li faccio ingoiare, e credimi, non deve essere bello cagare questa merda!- Sospirai negando con la testa alle parole delicatissime di Luke. Casa dolce casa.

-Fammi preparare psicologicamente.- Scherzai entrando in quella stanza seguita da mio fratello, era pieno di palloncini da gonfiare e pezzi di essi a terra, e sul tavolo un grande poster con su scritto "Bentornata a casa". Travis colpì la testa di Chris che si massaggiò l'area colpita.

-Che cazzo fai?!

-Mickie è qui, coglione, e c'è solo un palloncino gonfio.- Si giustificò Travis orgoglioso di averlo colpito.

-Non sapeva che ci fossero pezzi di palloncini scoppiati a terra, genio, avremmo potuto dirle che si trattava di una nuova decorazione...

-Coglione.- Ripeté Travis mentre i suoi occhi mostravano quanto quella situazione lo rendesse divertito. Travis e Chris si parlarono durante la mia permanenza in ospedale, aggiustando le cose e smettendo di odiarsi a vicenda... beh, a modo loro.

-Ed io che pensavo si sarebbero buttati su di me.- Luke sorrise mostrando i suoi denti bianchi, avvicinandosi a me. -Ho qualcosa per te, Angelo.- Mi baciò castamente le labbra e tirò fuori una collana argentata dalla tasca posteriore dei pantaloni a forma di ali d'angelo con una scritta sopra, la mia collana.

-Come hai fatto...?- Sorrisi, evitando di urlare, e mi gettai tra le sue braccia che mi sollevarono da terra mentre rideva fra i miei capelli per la mia emozione. -Ti amo.

-Ho dovuto firmare solo alcuni documenti e l'ho recuperata dalla tasca dei pantaloni di Mark.- Il solo sentir pronunciare quel nome mi fece rabbrividire, ma cercai di non farci caso, per la facilità di avere la mia collana. Gliela porsi e mi voltai alzando i capelli, Luke mi legò la collana attorno al collo e lo baciò prima di ritirarsi.

-Dovremmo andare adesso o dobbiamo aspettare che vi giurate amore eterno fino alla fine dei tempi?- Sentii Chris parlare dietro di noi.

-Credo che inizio a sentire l'odore degli spaghetti che devo cuocere, quindi voto a favore dell'idea di andarcene adesso.- Disse Ashton annusando l'aria facendoci ridere tutti. -Ed Hemmings, le mani su...

-... sulla sua santa e pura vita, Irwin, afferrato.- Finì la frase Luke stringendomi al suo petto. -Anche se non l'ho mai rispettato.- Mi sussurrò all'orecchio così da sentirlo solo io, e senza volerlo, arrossii.

-Impari in fretta, porcellana.- Sbuffò infastidito Luke all'intervento di Travis, e non sapevo perché ancora non avessero lasciato la stanza.

-o-

Dopo che mio padre cucinò qualcosa da mangiare per tutti, i ragazzi si dispersero e Luke mi chiese di allontanarsi un po' da tutto ed andare a casa di suo padre e così facemmo. Con la promessa di tornare per cena, uscii di casa con Luke. Quel pomeriggio ridemmo, guardammo un film e facemmo l'amore come mai avevamo fatto, baciò persino ogni piccola parte del mio corpo, tutti i miei nei, tutti i miei segni, anche l'orribile cicatrice sulla mia coscia, tutto per farmi dimenticare l'incubo vissuto con Mark, che aveva fatto soffrire anche lui. Quel pomeriggio fu uno dei più belli passati con lui, uno di quei momenti che vorresti congelare e conservare in modo da poterli rivivere più e più volte, perché, ero sicura, che Luke Hemmings lo avrei voluto nella mia vita per sempre.

Luke mi lasciò a casa mia per le otto e dopo un ti amo sulle labbra, entrai in casa, ascoltando Luke andarsene sulla sua moto, dopo aver aspettato che entrassi dentro.

-Era ora, piccola, spero che quello stronzo non ti...

-Pizza!- Dissi interrompendo Ashton di proposito, sedendomi sul tavolo mentre lui alzava gli occhi al cielo frustrato, e mio padre che sorrideva dolcemente.

-Hai tutto pronto per domani?- Chiese mio padre mentre mi portavo il primo pezzo alla bocca, ed io annuii masticando. -Il processo è alle undici e dobbiamo essere puntuali, Ashton lo dico per te.

-Non sono ritardatario io.- Disse con la bocca piena.

-Ecco perché sono la più piccola.- Lo schernii e lui si accigliò. -In realtà sei la più grande, ma sei nata in cattività fino a quando, all'età di cinque anni, hanno scoperto che non eri pericolosa e ti hanno rimandata indietro.- Replicò Ashton con una delle sue solite storielle, alle quali credevo da bambina.

-Questo perché...

-Domani sera partiamo per l'Australia.- Disse all'improvviso mio padre e la fetta di pizza che avevo in mano cadde nel piatto.

-Che stai dicendo?- La mia voce uscì strozzata guardando Ashton, che aveva abbassato lo sguardo, lo sapeva. Riportai gli occhi su mio padre.

-Sarà solo per l'estate ma...

-Sei pazzo, non possiate partire, qui abbiamo una vita... anche se per tre mesi.

-Sono solo tre mesi.- Ripeté con cautela.

-È per il bene di tutti, M.- Parlò adesso mio fratello.

-Per il bene di tutti? Come può essere per il bene di tutti?

-Dopo tutto quello che è successo, pensi davvero che possiamo restare tranquilli, ogni volta che esci? Cazzo, no. Andare in Australia per quest'estate calmerà le acque, ci darà serenità.

-Ma...- Avevo gli occhi pieni di lacrime, il pensiero di stare tre mesi lontano da Luke, Travis, Chris, Holmes Chapel... non potevo proprio.

-È solo per quest'estate, papà ha chiesto le ferie, staremo nella casa che gli ha lasciato il nonno. Torneremo per l'inizio delle lezioni. Abbiamo preso già i biglietti. È tutto pronto.

-Sono tre mesi...

-Ne abbiamo bisogno.- Continuò a parlare Ashton, sapendo come riuscire a calmarmi più di mio padre, sapendo come convincermi.

-Non voglio...- Mi alzai da tavola con le lacrime agli occhi e corsi in camera mia, a prendere il cellulare e comporre il suo numero.

-Ciao, Angelo.

-Vado in Australia Luke, mio fratello e mio padre sono d'accordo, starò lì per tutta l'estate e...

-Lo so...

-Lo sai?- Mi stupii.

-È una buona idea, piccola.

-Che stai dicendo? Come hai potuto non dirmelo, dannazione? Sono tre mesi!

-Lo so, Angelo.

-No, non lo sai, perché se no, non vorresti! Non posso stare così tanto lontano da te per così tanto tempo, Luke.

-Ecco perché voglio che tu vada, dobbiamo allontanarci, Mickie.- La mia testa pulsava forte, di cosa stava parlando? Non mi aveva neanche chiamato con uno dei suoi tanti nomignoli.

-Che stai dicendo?

-Parlo di tutta questa merda che ti è successa per causa mia.- No, non poteva succedere, no... -Voglio dire che sono stato io a metterti in questa merda, voglio dire che sei quasi morta per colpa mia. Sto parlando di me che sono un cancro per la tua vita, Mickie, tutto ciò che tocco lo distruggo, ti ho quasi distrutta del tutto.

-Non dire così!- Scoppiai a piangere singhiozzando, il dolore al petto non faceva altro che aumentare e ardere. -È passato tutto, Luke, ne abbiamo passate così tante... non puoi arrenderti ora, so che mi ami... per favore, non farlo...

-È proprio perché ti amo che ti devo lasciar andare, Mickie, questa è la cosa giusta...- La sua voce era roca e ruvida, sapevo che si stava trattenendo per non crollare quando io lo avevo già fatto. -Ti avevo detto che se fosse successo qualcosa con Mark, sarebbe finito tutto, ma avrei dovuto finirla in quel momento, guarda dove siamo arrivati...

-Io ho bisogno di te, non puoi farmi questo.

-Lo faccio a tutti e due, piccola...- Il mio cuore continuava a martellarmi nel petto, sentendolo spezzarsi.

-Non voglio perderti, Luke, per favore.

-Se siamo destinati a star insieme... lo saremo un giorno, tra qualche anno forse, quando potrò tenerti lontana dalla mia merda, quando potrò prendermi cura di te e non farti del male.

-A questo è servito pomeriggio? Per dirmi addio?

-Era un modo per renderlo meno duro... non potevo dirti tutto questo in faccia, sapevo che non sarei riuscito a lasciarti andare guardandoti negli occhi.

-Sei un codardo.- Mormorai tra i denti, riuscendo a malapena ad articolare frasi.

-E tu, qualunque cosa accada, sarai sempre il mio angelo, hai capito? Ovunque tu sia.

-Non posso vivere senza di te...

-Si, lo so che puoi.

-Ma io non voglio.

-Provaci per me, per favore, per noi.

-Luke...- Singhiozzai mentre mi lasciai scivolare sulla porta, non potevo credere stesse succedendo per davvero.

-Ti amo, Mickie, ed è per questo che non posso continuare a farti del male, quindi odiami, odiami come mi odiavi quando ci siamo conosciuti, come quando mi hai detto che non avresti mai sofferto per un ragazzo come me, come quando ti ho fatto soffrire... odiami.

-Non potrei odiarti, non posso, Luke.

-Andrà tutto bene, ce la farai senza di me, so che lo farai perché sei una ragazza forte, riusciremo a superare tutto questo e poi andrà tutto bene, capito?... Devo riattaccare, Mickie...

-No, aspetta, Luke...

-Grazie per essere stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, Angelo mio.- E con questa ultima frase, riattaccò.

-o-

Mi diressi in taxi all'aeroporto con mio padre e mio fratello, dopo il processo in cui Mark venne mandato a vita in un ospedale psichiatrico con una somma di denaro da pagare, partimmo in direzione della nostra casa mentre io sembravo un morto. Ashton e Travis cercarono di tirarmi su di morale dopo avergli raccontato tutto quello che era successo, anche se sapevo che anche loro sostenevano la decisione di Luke, era tutto finito ed ancora non credevo che fosse successa una cosa del genere.

Avevo salutato Travis piangendo sulla sua spalla mentre lui rideva, chiamandomi drammatica ed accusandomi di macchiargli la sua maglietta preferita con il mascara, ma dietro quella solita facciata, mi abbracciò forte ripetendomi quanto gli sarei mancata. Dopo aver eseguito tutti i controlli, stavamo camminando verso l'aereo mentre il mio corpo assimilava a malapena ciò che stava realmente accadendo, ed inconsciamente guardai indietro un'ultima volta toccando la mia collana, sperando di trovare lì il mio fastidioso biondo che aveva portato così tanta adrenalina nella mia vita, tanta confusione, tanta voglia di vivere... ma non c'era, trattenni la voglia di piangere e mi voltai, salendo sull'aereo, lasciando l'Inghilterra.

Luke Hemmings era la ribellione nella sua forma più pura, tutto di lui era un problema e, per una volta nella mia vita, mi era piaciuto averlo.

FINE.

🥀

Ecco la fine della traduzione del primo libro di Rebellion!! C'è anche un secondo libro, ma non so se lo tradurrò.

In ogni caso grazie mille se siete ancora qua a leggere, nonostante l'infinito tempo fra i miei aggiornamenti. Vi ringrazio di cuore per tutto ♥️

xXx

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