I diari del cigno nero

By RagazzaAngelica

763 85 237

Quando la giovane Natalie Hershlag fa il provino per il film di Luc Besson The Professional, non può immagina... More

Nuova cover
Prologo
Prima Parte - Le Origini
I - Confessioni prima di dormire
III - Benvenuti a Milano
IV - Il regno dei libri
V - Ritorno a scuola
VI - Anne
VII - Ci sarò sempre per te
VIII - Compiti, sospiri e pettegolezzi
IX - Pensieri
X - Silenzio
XI - Marty
XII - Schiaffi
XIII- Sorelle
XIV - Cioccolata con panna
XV - Inchiostro nero, sulla carta bianca
XVI - Los Angeles
XVII - Scambio di opinioni
XVIII - Urla e prese di posizione
XIX - Siamo amiche, no?
XX - Un provino...breve
XXI - Un regalo inaspettato
XXII - Angoli nascosti
XXIV - Progetti
XV- Biscotti al cioccolato
XVI- Distrazioni
XVII - Riflessioni sotto le stelle
XVIII - Decisioni importanti
XIX - Si va in scena
XX - Esercitazioni
XXI - La strada giusta passa per Broadway
XXII - Metropolitan Opera House
Seconda Parte - Verso le Stelle
XXIII- Come una bambina

II - Parigi, adieu

21 3 9
By RagazzaAngelica

L'aeroporto Parigi - Charles de Gaulle, era un formicaio, almeno era questo che pensava Natalie mentre si tirava dietro il suo trolley, seguendo i genitori lungo i corridoi dell'aeroporto.

Natalie notò alcuni giornalisti assiepati ai lati del corridoio, in mezzo alla folla di persone che riempivano quegli spazi con le loro chiacchiere.

Suo padre Avner era un uomo alto dai capelli neri e gli occhi bruni nascosti dagli occhiali da vista, all'ospedale di Long Island lavorava come ginecologo, era un padre molto esigente per quanto riguardava lo studio e i voti della figlia, ma le voleva molto bene e per lei desiderava solo il meglio.

Avner teneva la mano a sua moglie Shelley, una donna non molto alta dai capelli castani, come quelli della figlia, grandi occhi neri e un bellissimo sorriso sempre ad illuminarle il viso.

Di lavoro faceva la casalinga, ma amava anche tantissimo l'arte.

-Coraggio, Natalie! - sorrise Avner notando che la figlia si era fermata davanti ad un'edicola, presente in aeroporto, in cui vi era una foto di lei in prima pagina.

-Arrivo, Aba! - Natalie recuperò il suo trolley affrettandosi a raggiungere i genitori.

-Tutti bene, tesoro? - chiese Shelley mentre caricavano i bagagli sul nastro dopo aver fatto il check in.

-Sí, sono solo un po' sottosopra - rispose la ragazzina con un sorriso rassicurante.

Avner non disse niente, si limitò a guardare sua moglie e sua figlia, ascoltandole attentamente mentre loro discorrevano nella lingua natale sia Shelley che di Avner ovvero l'ebraico.

Shelley aveva insistito tanto su questo punto e Avner si era detto d'accordo, era giusto che la loro unica figlia conoscesse anche la cultura del paese in cui era nata e dove aveva vissuto fino ai tre anni, ovvero Israele.

Avner non avrebbe mai lasciato la sua terra natale se non fosse stato per degli avanzamenti di carriera che aveva ottenuto, i quali gli avevano permesso di andare negli Stati Uniti.

Forse per via del fatto che gli ebrei erano un popolo da sempre in viaggio il primo luogo dove si erano fermati, una volta entrati in America, era stata la capitale Washington DC, dove avevano vissuto per quattro anni per poi trasferirsi nel Connecticut.

Ma anche nel Connecticut non erano rimasti a lungo poiché, dopo due anni erano tornati a New York e si erano stabiliti a Syosset, dove stabilmente vivevano ormai da qualche tempo.

Avner non aveva più intenzione di muoversi perché si trovava bene a Long Island e sapeva che anche Natalie e Shelley la pensavano così.

L'uomo venne distratto dai suoi pensieri dalla voce squillante della figlia che lo chiamava.

-Aba! Andiamo!

-Arrivo, Nat - rise Avner mentre seguiva la moglie e la figlia verso la pista dove li attendeva l'aereo che li avrebbe riportati a casa.

Natalie si sedette sul sedile di fianco al finestrino, mentre Shelley si era accomodata nel sedile vicino alla figlia, Avner si sedette non poco distante dalla moglie.

-Tutto a posto, Nat? Hai l'aria un po' stanca - domandò Shelley notando le profonde ombre sotto gli occhi della ragazzina.

-Ho dormito poco stanotte - rispose semplicemente la giovane stringendosi nelle spalle.

Shelley decise di non indagare, era ovvio che Natalie non voleva parlarne.

La ragazzina non poteva raccontare alla madre che non aveva dormito perché era stata agitata tutta la notte per via delle forti emozioni vissute durante la presentazione di Leon-The Professional.

Natalie si accomodò meglio sul sedile mentre l'hostess di turno di turno spiegava le principali norme di sicurezza sia in inglese che in francese.

La ragazzina si allacciò la cintura, mentre i suoi genitori si scambiavano uno sguardo di intesa.

Non le avrebbero chiesto niente fino a quando non fosse stata lei a parlare, e Natalie aveva deciso che avrebbe parlato loro in seguito.

L'aereo accese i motori, e Natalie si sentí mancare l'aria quando si staccò da terra.

Non era la prima volta che la ragazzina viaggiava in aereo.

La prima volta in assoluto era stata all'età di tre anni, quando aveva lasciato Israele.

I ricordi di quel viaggio erano abbastanza fumosi perché era veramente piccola, tuttavia ricordava la sensazione di stupore che aveva provato quando erano atterrati in Francia.

Era rimasta a Parigi solo tre giorni, ma Natalie si era presto innamorata di quella città, tanto che, mentre passava per le vie in taxi non aveva mai staccato il naso dal finestrino.

Eppure, la giovane Hershlag era certa che Parigi e la Francia fossero nel suo destino, perché a sette anni si era svegliata in piena notte nella sua cameretta con la sensazione che da grande avrebbe avuto un legame molto forte con la Francia.

Ora quel sogno di bambina non le sembrava poi così assurdo, perché, in effetti, non poteva essere un caso che il primo film della sua carriera fosse ambientato proprio nel paese che tanto amava.

Ora doveva raggiungere Milano. Non era mai stata in Italia ed era curiosa di vedere quella città di cui molto aveva sentito parlare.

A dire il vero l'unica città europea che aveva visto era stata proprio Parigi, ed era curiosa di vedere un'altra città altrettanto famosa.

Sull'onda di quei pensieri la ragazzina cercava di rimanere sveglia e vigile, anche se non sapeva se ci sarebbe riuscita.

Si alzò dal suo posto, allungando le mani verso la cappelliera.

-Nat! - la richiamò subito sua madre.

-Mi serve solo una cosa - rispose la giovane mentre rovistava dentro il suo zaino trovando il suo diario e una penna.

Dopo aver trovato quello che cercava, si sedette di nuovo al suo posto allacciandosi di nuovo la cintura.

Shelley non disse una parola, si limitò a scambiare uno sguardo con suo marito, il quale fece un cenno di assenso, come se non avesse dato peso al fatto che sua figlia si fosse alzata dal suo posto poco prima della partenza dell'aereo.

Natalie borbottò uno scusate rivolto ad entrambe i genitori per poi iniziare a sfogliare il suo diario.

Aveva appuntato tutto quello che era successo negli ultimi tempi, anche se aveva iniziato a tenere un diario da, relativamente poco.

Il suo primo diario risaliva a quando quel talent scout l'aveva avvicinata proponendole quel provino per il ruolo di Mathilda.

Quando era tornata a casa aveva sentito il bisogno di scriverlo da qualche parte, e la sua attenzione era stata catturata da una vecchia, agenda di suo padre rimasta inutilizzata.

Quello era stato il suo primo diario, dove aveva scritto tutto quello che le era successo, da quel momento in poi.

Era stato bello, si sentiva libera di esprimere i suoi pensieri senza filtri.

Non che avesse problemi a parlare con i suoi genitori, anche perché le avevano insegnato a essere sempre se stessa, senza mai fingere.

Natalie era loro molto grata.

Quello che aveva tra le dita era il suo secondo diario, quello che era subentrato all'agenda quando Natalie ne aveva riempito tutte le pagine.

A differenza dell'agenda, relegata in pelle marrone, con sopra stampato l'anno a cui essa si riferiva, quel quadernetto che la ragazzina teneva tra le mani era di un lilla molto tenue con disegnate sopra delle farfalle dalle ali color bianco e rosa, come il suo precedente diario anche quello era privo di lucchetto, poiché Natalie sapeva che sua madre non lo avrebbe mai letto.

La giovane si mise a osservare quello che succedeva intorno a lei.

Alcuni passeggeri leggevano un libro o un giornale, altri guardavano fuori dal finestrino aspettando che l'aereo partisse, altri dormivano.

Era incredibile come si potesse intuire molto delle persone che erano intorno a lei, osservando soltanto quello che facevano.

Individuò due o tre uomini infagottati in completi eleganti, due donne stavano sedute vicine e parlavano fitto fitto tra loro, un ragazzo, più o meno della stessa età di Natalie dormiva con la testa appoggiata al finestrino.

In quel momento si sentí il rumore dei motori dell'aereo che si accendevano e la giovane si sentí schiacciata contro il sedile, mentre il velivolo si alzava in volo.

Presto si staccò dalla pista e Natalie vide Parigi farsi sempre più piccola e presto scomparire.

Aveva lasciato di nuovo una città che amava molto.

Chissà se sarebbe mai tornata in Francia, sperava presto.

Continue Reading

You'll Also Like

5.2K 304 11
Lea ha 24 anni ed é rimasta orfana dei genitori qualche anno prima. Improvvisamente si ritrova senza lavoro e per sbaglio invia un curriculum in uno...
1.7M 34.4K 47
Allison Brown 17 anni, di Los Angeles. Ha una vita tranquilla e felice, fino a quando qualcosa in lei cambia la sua vita non è più la stessa dopo la...
2M 65.3K 53
Lily Chérie Parker, meglio conosciuta semplicemente come Lily, ha diciannove anni e la sfortuna dalla sua parte, ogni giorno per lei è come una conti...
515K 23.7K 60
Mia Murphy, ventiquattro anni, reduce da una vita in Florida, ritorna nella sua città natale: Whitney, in Texas. Miami la stava soffocando e quale p...