VII - Ci sarò sempre per te

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Shelly Hershlag era definita da sua figlia un'artista per via della sua abilità nel destreggiarsi tra le faccende domestiche e il suo ruolo di madre e anche perché aveva studiato arte all'università.

Anche perché lei detestava essere definita "casalinga", in quanto, secondo lei suonava come se fosse sposata con la casa e non era assolutamente così, inoltre era una definizione che stonava parecchio con la personalità della signora Hershlag.

Shelley non era donna particolarmente alta, anzi, era di un'altezza che molti avrebbero definito normale per una donna, intorno al metro e sessanta, capelli che le arrivavano alle spalle color cioccolato e occhi castani, identici a quelli di Natalie.

Ad Anne piaceva molto parlare con Shelley, almeno non si sentiva continuamente sotto giudizio.

Quando arrivarono a casa Hershlag, una villetta con mattoni a vista, con un bel giardino ed era proprio il tipo di casa che sarebbe tanto piaciuto ad Anne, non perché l'edificio in sé fosse così diverso da quello in cui abitava, ma perché, semplicemente, erano le persone che l'abitavano a dare quel senso di appartenenza e calore, il quale, da qualche tempo, mancava a casa di Anne.

I suoi genitori, infatti, stavano passando un brutto periodo, Allison, infatti, aveva scoperto che suo marito la tradiva, ma, al tempo stesso anche lei non era stata così fedele a Christopher.

Entrambi, infatti, avevano tradito il partner e continuavano a tradirsi a vicenda, e questo aveva mandato in crisi un matrimonio che già si ergeva su basi molto traballanti.

Sia Anne che Margaret, sua sorella maggiore, erano state praticamente cresciute dalle nonne le quali si erano ritrovate a dover badare alle nipotine in quanto i loro figli erano troppo presi da loro stessi per rendersi conto che vi erano due creature bisognose di affetto.

Natalie lo era venuta a sapere dopo qualche tempo.

Anne non amava dare fastidio alle persone con i suoi problemi, cercando sempre di tenerseli per sé, prodigandosi per aiutare gli altri pensando molto poco a sé stessa.

Natalie la apprezzava per questo, ma avrebbe preferito che l'amica si sfogasse un po' di più, poiché Anne le era stata sempre vicina durante quel periodo difficile che era stata la seconda media e lei si sentiva di dover ricambiare il favore .

Erano sedute a mangiare nella cucina degli Hershlag, un ambiente intimo con i ripiani in sasso, credenze in legno e vi era un buon odore di confetture alle ciliege.

Una finestra faceva entrare la luce del pomeriggio e dava sul giardino.

Come ogni casa di Syosset anche quella degli Hershlag era munito di giardino, tratto, questo che la distingueva dalla vicina New York, la quale era l'oasi del cemento, almeno era così che la chiamava Anne.

La ragazzina aveva chiamato la madre per spiegarle che non l'avrebbe trovata a casa quando la donna avesse finito di lavorare.

Allison lavorava in una caffetteria - libreria, della quale era la proprietaria, ed era anche molto apprezzata per la sua bravura con i caffè oltre che per la capacità di fidelizzare i clienti.

Le piaceva il suo lavoro, anche perché era proprio lì che aveva incontrato sia suo marito Christopher, sia il suo amante, Sean.

Sotto di lei, Allison aveva due dipendenti, Lisa, di origini italiane e Carl, un vivace universitario che mal sopportava le maniere civettuole della sua datrice di lavoro.

-Sono arrivata a pensare che sarebbe meglio che divorziassero, almeno non dovrei continuare a sopportare i loro continui litigi - affermò ad un certo punto Anne spiazzando sia  Shelly che Natalie.

La frase era uscita dalle labbra di Anne senza che lei potesse controllarla, semplicemente aveva fatto quella considerazione mentre Shelly chiacchierava con Natalie circa la giornata di scuola e ad  Anne era venuta in mente quella considerazione, peccato che non avesse staccato il cervello dalla bocca, così quelle parole erano uscite senza un minimo di criterio e non era una cosa di cui la ragazzina andava fiera.

-Cosa vuoi dire, Anne? - domandò Shelly mentre ritirava i piatti dopo che le ragazze ebbero finito di mangiare.

-Che per vivere come viviamo io e Margaret, preferirei che divorziassero - rispose Anne appoggiandosi contro lo schienale della sedia.

Natalie la guardò, si era accorta che la sua amica pareva molto strana negli ultimi tempi, ma non pensava che stesse così male.

Anne distolse lo sguardo da Natalie.

Forse Allison aveva ragione, lei era davvero una persona cattiva e ingrata.

D'altronde quale figlia auspica il divorzio tra i suoi stessi genitori?

Nessuna, almeno di quelle che conosceva Anne, tuttavia la ragazzina non riusciva più a sopportare le continue lamentele di sua madre riguardo l'infedeltà del marito, dato che anche Allison aveva le sue colpe a riguardo.

-Anne, ne vuoi parlare? - Shelly le si avvicinò mentre la ragazzina abbassava lo sguardo, visibilmente scossa.

Natalie scese dalla sedia e cinse le spalle con un braccio all'amica, la piccola Hershlag aveva notato che Anne si stava sforzando di non piangere, di non andare in pezzi davanti a lei e a Shelly, ma Natalie voleva che lei si sfogasse, che si facesse aiutare, lei era lì per lei, per darle una mano, come aveva fatto Anne con lei.

La piccola Wilson, si decise, finalmente, a vuotare il sacco.

Da quando sua sorella maggiore, Margaret, aveva lasciato la casa dei genitori per andare all'università, Anne era rimasta la sola spettatrice dei continui litigi e sfuriate da parte dei genitori, che la usavano come confessore, sfogando su di lei tutta la loro frustrazione, parlando del loro rapporto che non funzionava più da tempo e dell'incapacità del partner di prendere una decisione circa il divorzio.

Anne ascoltava quei fiumi di parole, sentendosi oltremodo inutile o incapace, poiché, le rare volte che portava a casa un'insufficienza, i genitori si coalizzavano per farla sentire una nullità, sembrava che, in quel caso, i due avessero appianato le loro divergenze, solo per infierire sulla minore delle loro due figlie.

-E la cosa peggiore è che, quando accade che prendo un brutto voto è perché, invece di studiare, ho dovuto ascoltare le loro lamentele. - affermò Anne,  i cui occhi erano, di colpo divenuti lucidi, come se si stesse sforzando di trattenere le lacrime.

-Perché non mi hai raccontato niente quando tornavo dalle riprese? - domandò Natalie senza comprendere il comportamento dell'amica.

-Perché non volevo assillarti con i miei problemi, ne avevi già di tuoi e mi si spezzava il cuore vederti stare così male per colpa loro, così ho deciso che avrei dovuto starti vicino il più possibile, perché tu avevi bisogno che ti stessi vicina, non che ti assillassi - fu la sincera risposta di Anne.

Natalie fece per parlare, ma venne interrotta da Shelly.

-Anne, capisco che tu abbia voluto proteggere Natalie ed aiutarla a superare quel periodo oscuro, però voglio che tu sappia che lei ci sarà sempre per te. Siete amiche da molto tempo, quindi se hai bisogno di parlarle dei tuoi problemi, fallo senza timore -

-Infatti, non dovresti nemmeno pensare che io non sia disposta ad ascoltare - Natalie la abbracciò forte.

-Grazie, Nat - sorrise Anne.

-Posso chiederti con chi parlavi di questa situazione così pesante? - domandò la piccola Hershlag, mentre si dirigeva con Anne al piano di sopra, nella sua stanza per poter fare i compiti.

-Nessuno, ho riempito fior fior di pagine di diario, perché sapevo che se mi fossi tenuta dentro tutto sarei esplosa, così ho iniziato a scrivere, ed è stato molto terepeutico, anche se avrei preferito parlarne con qualcuno. - fu la risposta di Anne.

-Beh, se vorrai continuare a scrivere fallo, è molto utile, ma sappi che io ci sarò sempre per te -

I diari del cigno nero Where stories live. Discover now