Faded

By _DarkAngell_

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"Mentre lui le insegnava a fare l'amore,lei gli insegnava ad amare" Anderson,un cognome conosciuto da tutti... More

CAST
Prologo
One
Two
Three
Four
Five
Six
Seven
Eight
Nine
Ten
Eleven
Twelve
Thirteen
Fourteen
Fifteen
Sixteen
Seventeen
Eighteen
Nineteen
Twenty
Twenty One
Twenty Two
Twenty Three
Twenty Four
Twenty Five
Twenty Six
Twenty Seven
Twenty Eight
Twenty Nine
Thirty
Thirty One
Thirty Two
Thirty Three
Thirty Four
Thirty Five
Thirty Six
Thirty Seven
Thirty Eight
Thirty Nine
Forty
Forty-One
Forty-Two
Forty-Three
Forty-Four
Forty-Five
Forty Six
Forty Seven
Forty Eight
Forty Nine
Fifty
Fifty One
Fifty Two
Fifty Three
Fifty Four
Fifty Five
Fifty Six
Fifty Seven
Fifty Eight
Fifty Nine
Sixty
Sixty One
Sixty Two
Sixty Three
Sixty Four
Sixty Five
Sixty Six
Sixty Seven pt.1
Sixty Seven pt.2
Sixty Nine pt. 1

Sixty Eight

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By _DarkAngell_

Inspiro profondamente l'aria gelida non appena esco fuori dal locale ormai vuoto.

Voglio andarmene e sparire da tutti quegli sguardi che continuavano a fissarmi, compreso quello persistente di Adrian.

Mi trovo sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Voglio solo togliermi dalla testa questa disastrosa serata, quegli occhi cupi, quelle parole fredde riversate su di me senza alcun ombra di rimorso.

Mi sento così sbagliata e fuori luogo qui, non capita da nessuno.

''Il giubbotto'' la voce di Travis dietro di me mi fa sussultare leggermente.

Mi giro verso di lui sorpresa nel vederlo qui fuori.

Regge tra le mani il mio giubbotto nero.

Non mi ero neanche accorta di averlo lasciato dentro, volevo solo scappare via in quel momento.

Allunga il braccio verso di me per consegnarmelo.

Lo prendo dalle sue mani senza fiatare e lo indosso sotto il suo sguardo attento.

''Mi dispiace'' dice improvvisamente.

''Avrei dovuto dirglielo ma non è la prima volta che cercano di spaventarlo e poi lui si mette nei guai-'' inizia a giustificarsi iniziando a parlare freneticamente.

''Non è colpa tua'' lo stoppo, mi guarda ''Capisco perché l'hai fatto'' cerco di rassicurarlo non appena scorgo nei suoi occhi dei sensi di colpa.

Ed è vero.

Non credo Travis voglia il male di Adrian, non l'ho mai pensato e l'ha dimostrato più volte.

Conoscendo l'impulsività di quest'ultimo probabilmente aveva paura di una sua reazione avventata.

E dato che lui meglio di me conosce il passato di Adrian chissà cosa sarebbe stato capace di fare solo peggiorando la situazione e facendosi del male.

Non si è comportato da amico, ma da fratello.

Mi studia con lo sguardo notando il mio probabilmente assente.

''Ti ha detto qualcosa vero?'' continua e riporto i miei occhi sui suoi verdi.

Si avvicina a me quando nota che non parlo.

Purtroppo sì vorrei rispondere ma rimango in silenzio a guardare l'asfalto bagnato davanti a me mentre le sue parole si ripetono nella mia testa.

''Lui non pensa a quello che dice quando crede che qualcuno sta tradendo la sua fiducia, lo fa per difendersi'' lo giustifica ma in realtà non c'è niente da giustificare.

Incrocio le braccia al petto non appena una folata di aria fredda fa volare i miei lunghi capelli e fa rabbrividire la mia pelle.

Cerco di coprirmi il più possibile.

''Non importa'' parlo questa volta ''Noi non siamo niente'' rido amaramente tra me e me ripensando a quelle sue parole.

Perché rimanerci male quando ha semplicemente detto la verità?

Di lui non so quasi niente quindi non posso definirmi sua amica e sicuramente non sono la sua ragazza.

Fa ridere solo a pensarlo.

Capisco che si sia arrabbiato e capisco anche la sua reazione, in un certo senso.

Da un punto di vista esterno sarà sembrato che io mi sia quasi 'alleata' con quelle persone contro di lui.

E questo me l'ha fatto intendere anche la domanda che mi ha fatto poco prima Ronnie.

'Ma tu sei amica loro?'

Ma quelle parole così perfide nei miei confronti senza neanche aver provato ad ascoltare la mia versione della storia, dopo che sono stata gentile con lui quando mi ha portato nel Bronx, dopo che William l'ha cacciato di casa.

Dopo quello che è successo alla festa di Ronnie e quei piccoli gesti da parte sua.

Ha fatto male.

''Comunque ora ci accompagnano a casa'' mi avverte.

Quando sto per chiedergli chi delle voci attirano la nostra attenzione.

La porta dell'entrata del locale si apre mostrando Bryan e gli altri che stanno uscendo da lì.

Perdo il respiro non appena scorgo anche Adrian con loro.

Il cappuccio della felpa sopra la testa e la sua solita sigaretta tra le labbra.

Fortunatamente siamo abbastanza distanti dagli altri.

''Vado da sola'' lo avverto e distolgo lo sguardo da lui.

"A domani" Inizio a incamminarmi ma inaspettatamente Travis mi blocca il braccio.

''Ariel è tardi e con quella gente in giro da queste parti non puoi andare da sola'' mi guarda. ''Soprattutto ora che ti conoscono''

Sospiro profondamente.

Beh l'idea di incontrare uno di loro non mi alletta particolarmente.

''E poi Adrian deve per forza passare di lì per portare me e-''

Corrugo le sopracciglia e lo guardo male.

Sgrana gli occhi non appena si accorge della mia reazione quando pronuncia quel nome.

''Ok non dovevo dirti che era lui ad accompagnarci''

Non ci penso neanche di salire in macchina con lui.. Che poi sicuramente neanche vorrà vedermi figuriamoci accompagnarmi a casa.

L'ultima cosa che voglio in questo momento è condividere lo stesso abitacolo e respirare la sua stessa aria.

E per quanto mi intimorisca l'idea di incontrare Cole e gli altri forse è l'opzione migliore rispetto a stare con Adrian.

''Travis non è la prima volta che vado da sola'' mi stacco dalla sua presa. ''Tu pensa a Juliet che non si regge in piedi'' entrambi spostiamo lo sguardo verso di lei.

Bryan e Ronnie la reggono mentre continua a bofonchiare qualcosa per noi inudibile data la distanza.

''Ci vediamo a scuola'' gli sorrido non appena riporta nuovamente la sua attenzione su di me.

Non appena giro i tacchi il suo braccio mi blocca, ancora.

Sbuffo pesantemente e ,non appena mi giro per dirgli qualcosa di non molto carino, le sue braccia circondano le mie spalle.

Rimango pietrificata a questo suo gesto.

''Grazie'' sussurra e rimango sorpresa.

Perché dovrebbe ringraziarmi?

''Non volevi dire il mio nome per non mettermi nei casini nonostante fossero contro di te''

"Oh io-"

"Zitta e fatti abbracciare che ho freddo" ridacchio.

Chiudo gli occhi e decido di bearmi di questo piccolo momento ricambiando l'abbraccio.

''Se ora ti prendessi di peso e ti rinchiudessi nella macchina di Adrian quanto mi faresti male?'' chiede all'improvviso e rido leggermente staccandomi da lui.

''Tanto'' tiro su col naso.

Faccio alcuni passi indietro e lui mi sorride.

''A domani nanetta'' gli sorrido leggermente e giro i tacchi pronta per andarmene.

Non appena lui è alle mie spalle il mio sorriso svanisce sostituendosi a una sensazione di vuoto alla quale ormai sono abituata.

***

Infilo all'interno della borsa i libri delle lezioni di oggi insieme ad alcuni quaderni per prendere gli appunti ,anche se so già che il mio livello di attenzione sarà minimo.

Avevo anche pensato di rimanere a casa oggi, l'idea di incontrare qualcuno di loro non mi allettava particolarmente. 

Non perché mi sento in qualche modo colpevole, in realtà un po' si, però Travis ha spiegato la situazione e spero si sia inteso che non era del tutto colpa mia.

Semplicemente dopo la scenata di Adrian non volevo vedere neanche lui, le parole che mi ha riservato velenosamente in presenza di tutti quanti mi sono rimaste impresse.

Ma il pensiero di stare a casa mentre continuo a rimuginarci sopra forse è ancora peggio di andare a scuola.

Sono felice che Travis sia apparso ieri sera e abbia preso in qualche modo le mie difese anche se inizialmente mi ha lasciata turbata il suo comportamento.

In un primo momento avrei voluto che le cose fossero andate diversamente, se lui lo avesse avvertito tutto questo non sarebbe successo, ma ho capito il perché non l'ha fatto.

Per proteggere Adrian.

Noto appogiata sopra il tavolo l'autorizzazione firmata della gita a Toronto che ancora non ho consegnato.

Sgrano gli occhi.

Maledizione!

La scadenza era venerdì!

La accartoccio e la infilo dentro lo zaino insieme al resto del materiale scolastico.

Con la fortuna che ho non mi faranno neanche partire..

Alzo il cappuccio del giubbotto sopra la testa e sistemo i capelli in avanti in modo da coprirmi il più possibile dal freddo all'esterno.

Anche se in realtà oltre che a coprirmi la mia intenzione è quella di rendermi il meno visibile dagli altri.

Infilo le cuffie alle orecchie e mentre le prime note di Reflection degli Neighbours iniziano a silenziare ogni mio pensiero scendo le scale.

Non appena sto per uscire dalla porta principale la voce di mia nonna sovrasta le note della canzone e mi blocco sul posto.

Mi sbarazzo di una cuffia per sentire cosa ha da dirmi.

''Prendi il pranzo!''  urla dalla cucina.

Sento il rumore delle sue ciabatte che avanzano verso di me farsi sempre più vicine.

''Non correre nonna'' mi avvicino a lei e mi accorgo del suo viso più pallido del solito.

Vedo che tra le mani stringe il sacchetto con il mio pranzo.

Non appena sto per chiedergli se sta bene mi consegna il pranzo e una bottiglietta d'acqua e decido di lasciar perdere.

La ringrazio e lo infilo all'interno della borsa.

Di solito non mi scordo mai di prendere il pranzo, però oggi sembro avere la testa da tutt'altra parte.

E anche lei se n'è accorta.

Ma prima che possa farmi domande scomode le lascio un piccolo bacio sulla guancia come ogni mattina e la saluto alzando nuovamente il volume della musica al massimo.

''Non scivolare!'' rimango interdetta da quest'ultima sua frase.

Non scivolare?

Prima di chiederle il perché di questa sua affermazione mi blocco sul posto sorpresa.

Non posso che non sorridere all'immagine davanti a me.

Neve.

Allungo le mani e le unisco tra loro per prendere un po' di fiocchi di neve che cadono dal cielo.

Il giardino e le case dell'intero vicinato sono coperte di bianco, avrà nevicato tutta la notte presumo.

Scendo lentamente gli scalini cercando di non scivolare o peggio volare per terra.

Alexandra stamattina mi ha mandato un messaggio per incontrarci.

Vorrà sicuramente parlarmi della famosa serata che organizza la casa editrice prima di Natale di cui mi aveva parlato un paio di settimane fa e di cui io mi ero completamente scordata.

Come sempre d'altronde.

E che è pochi giorni prima della gita d'altronde.

Probabilmente dovrà consegnarmi un pass per entrare, sia per me che per i miei nonni.

L'ultima volta che l'ho vista ho assistito a Mr Gray che cacciava di casa Adrian.

Se prima mi scriveva pressoché un giorno si ed un giorno no ,da quel giorno è sparita dalla circolazione.

Non mi ha più richiamata per i nostri soliti corsi pomeridiani e io ho deciso di non disturbarla, sicuramente sarà stata sommersa dal lavoro.

Oggi sono rimasta sorpresa di ricevere una sua telefonata.

Continuo ad osservare entusiasta i fiocchi di neve che continuano ad aumentare.

Seattle non era sicuramente conosciuta per le sue nevicate.

Ma da quando mi sono trasferita qui nel periodo natalizio ogni casa è ricoperta di bianco ,dei piccoli pupazzi iniziano ad intravedersi nei giardini e le strade diventano estremamente scivolose.

Continuo a camminare lentamente nonostante sia leggermente in ritardo.

Prima amavo la stagione natalizia.

Addobbare la casa e riempirla di lucine, costruire insieme l'albero di Natale, appendere le palline con Layla e papà mentre la mamma si occupava del presepe.

Non lo faccio da due anni, era una cosa che facevo sempre con loro e in questi ultimi anni non ho voluto saperne, odiavo tutto questo.

E voi penserete come si fa ad odiare il Natale, i regali..

Quando non si ha più qualcuno con cui festeggiare e sei da sola diventa quasi un giorno come gli altri, con l'unica differenza che ogni ricordo riaffiora nella mia mente rendendolo un incubo.

Infatti ,soprattutto in questo periodo, mi rinchiudo in camera mia.

Però nonostante ciò non riesco a fare a meno di sorridere davanti a tutta questa neve.

Avvicino la mano verso una macchina che ne è completamente ricoperta e ne prendo un po' tra le mani nude.

Sussulto leggermente e la faccio cadere poco dopo a terra sentendo le mani gelide al contatto.

Avrei dovuto indossare dei guanti.

Infilo le mani all'interno delle tasche e continuo a camminare verso la scuola.

***

"Ariel!" sobbalzo leggermente all'udire la voce di Juliet.

Mi giro verso di lei mentre finisco di raccogliermi i capelli in una coda.

In questo periodo dell'anno dovrebbero abolire educazione fisica come materia.

Con questo freddo indossare dei pantaloncini e fare sport è impensabile.

La guardo interrogativa mentre lei si avvicina alla mia figura con in mano la divisa che deve ancora indossare.

"Volevo ringraziarti per ieri" si gratta la nuca leggermente imbarazzata. "Non ricordo molto, anzi quasi niente".

Immaginavo non si ricordasse nulla della serata anche perché la maggior parte del tempo dormiva stravaccata in qualche panchina.

''Oh non c'è problema'' le sorrido leggermente.

È strano vederla così allegra e pimpante dopo ieri sera.

Io sarei devastata, letteralmente.

Mi guardo attorno e mi accorgo che tutte le ragazze si sono già avviate verso la palestra.

"Anche tu in ritardo per la lezione?" le chiedo per sviare argomento mentre lei inizia a cambiarsi la maglietta.

Chissà se è a conoscenza di tutto il casino che è successo.

Insomma non ho alcun dubbio che non ricordi nulla ma magari ha chiesto a Ronnie della serata.

"Ti aspetto" si alza in piedi mentre io finisco di allacciare le scarpe da ginnastica.

Non credo che quest'ultima le abbia raccontato com'è davvero andata la serata..

Ieri sera mi ha fatto intendere che Juliet non sapeva niente delle attività che riguardano i ragazzi e non voleva che lo venisse a sapere.

Mi alzo in piedi anch'io e ci avviamo entrambe verso la palestra mentre alcuni brividi si fanno spazio sulle parti scoperte della mia pelle.

Devo fare attività fisica e muovermi o morirò di freddo.

Avrei voluto usare la scusa del ciclo e rimanere in panchina ,ma l'ho già utilizzata la settimana scorsa.

Apro il portellone che porta alla grande palestra.

Sono già tutti qui.

"Alla buon ora!" esclama Mr Smith non appena ci vede entrare e tutti gli sguardi si spostano su di noi.

"Come passare inosservate" sussurra Juliet ed abbassa lo sguardo mentre ci facciamo strada verso di loro.

Trattengo il respiro non appena mi accorgo dello sguardo di Adrian puntato su di me.

Devo solo ignorarlo.

"Bene ragazzi ora fate tre giri di corsa e poi faremo un po' di basket"

***

"Non ci riesco!" si lamenta Jessie ed alzo gli occhi al cielo.

Ma proprio in squadra con lei dovevano mettermi!

Il professore ci ha divisi in due file dato che siamo in troppi.

Uno ad uno dobbiamo provare a fare canestro in terzo tempo con l'aiuto di alcuni ragazzi che fanno parte della squadra di basket della scuola.

"Devi fare due passi, gamba destra gamba sinistra e poi un salto" continua a spiegargli Nate mentre Mr Smith si occupa dell'altra  squadra "E provi a fare canestro"

"Ma se volessi partire con la gamba sinistra?" tutti quelli della nostra fila iniziano a sbuffare.

Non ci ha provato neppure una volta e continua a lamentarsi.

Mr Johnson soffia il fischietto che tiene sempre attaccato al collo ponendo fine alla lezione ,fortunatamente.

"Bene ragazzi l'ora è finita, oggi è l'ultimo giorno che ci vedremo prima delle vacanze di Natale dato che settimana prossima siete in gita" inizia ad allontanarsi dopo che anche noi lo salutiamo. "Buone vacanze e buon divertimento"

"Cooper, Thompson e Light occupatevi voi di mettere a posto i palloni" mi blocco sul posto non appena pronuncia il mio cognome.

Prima che possa girarmi verso di lui per guardarlo male ha già lasciato la palestra.

Tutti gli altri iniziano ad avviarsi verso gli spogliatoi mentre io, Jessie e l'altro ragazzo di cui non conosco il nome iniziamo a raccogliere i vari palloni sparsi per la palestra.

"Ma chi si crede di essere per farmi fare queste cose?!"

La voce da oca di Jessie non fa altro che farmi salire i nervi.

"Il tuo professore?" commento io sottovoce.

Non appena mi accorgo che mi lancia uno sguardo di fuoco intuisco che mi ha sentita.

Alzo gli occhi al cielo non curandomi dei suoi occhi ancora su di me.

"Dov'è lo sgabuzzino?" parla l'altro ragazzo girandosi verso di noi.

"È vicino agli spogliatoi" mi avvio ed entrambi seguono il mio passo.

Lascio i palloni che reggevo a terra in modo da poter liberare le mie braccia ed abbassare la maniglia.

Non appena provo a farlo però questa non si apre.

Provo a fare una leggera pressione ma non serve a niente, non si apre.

Corrugo le sopracciglia mentre cerco di capire il problema.

"Ti aiuto io" si offre il ragazzo che lascia a sua volta i palloni a terra.

Lo guardo mentre ci riprova più volte.

"Così la rompi" interviene Jessie che effettivamente ha ragione.

Provo a fare un ultimo tentativo invano.

È chiusa a chiave.

"Le chiavi non dovrebbe averle il capitano?" mi chiede il ragazzo di cui ancora non so il nome.

Alzo le spalle non conoscendo la risposta.

"Ho io le chiavi" una scossa di brividi mi attraversa la spina dorsale.

Una voce roca e profonda ,purtroppo la sua voce, mi arriva dritta alle orecchie.

Percepisco la sua presenza dietro le mie spalle e mi irrigidisco.

L'ho evitato per tutta l'ora ed ora eccoci qui.

Non posso crederci...

Ci sorpassa avvicinandosi alla porta.

Mi riapproprio dei palloni che avevo lasciato per terra mentre lui cerca nelle tasche dei pantaloncini da basket le chiavi.

Devo evitare il suo sguardo, magari da dietro neanche mi ha riconosciuta.

Direi che dopo ciò che è successo ieri sera ne ho abbastanza delle sue cattiverie e oggi non sono dell'umore.

Osservo le sue ampie spalle da dietro.

Finalmente, dopo aver provato a far entrare nella serratura varie chiavi ,trova quella giusta.

"Adrii!" esulta Jessie non appena quest'ultimo riesce ad aprire la porta.

Mi giro verso di lei che sorride a trentadue denti.

Adri?

Ma che razza di nome è Adri!

Non che sia strano.. Ma affibbiare un nomignolo ad uno come Adrian Anderson beh è strano.

Non devo ridere, non devo ridere, non devo-

Cerco di trattenere una risata e nel farlo ne esce un verso strozzato.

Cerco di coprirmi la bocca con la mano e tutti i palloni che reggevo con il braccio sinistro  cadono per terra.

Il rumore di questi che rimbalzano attirano l'attenzione di tutti verso di me, compreso il suo.

Assottiglia lo sguardo verso di me e sembra quasi sorpreso di vedermi.

Maledizione!

Alzo gli occhi al cielo e mi giro per recuperarli ignorando i loro occhi su di me.

Sento il suo sguardo bruciarmi la schiena mentre entro all'interno dello sgabuzzino.

Lui rimane appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate a guardare la scena davanti a se.

Potrebbe almeno dare una mano.

Dispongo i palloni all'interno dell'enorme cesto insieme agli altri.

Jessie , ormai soprannominata da me la gatta morta, ovviamente si è avvicinata pericolosamente ad Adrian lasciando il lavoro a me e l'altro ragazzo.

Sbuffo pesantemente ma decido di non dire niente.

L'ultima volta che abbiamo litigato non è finita nel migliore dei modi e avrò perso circa metà dei miei capelli.

Quando sto per tornare indietro ed uscire da qui improvvisamente perdo l'equilibrio ed inciampo su dei palloni che si trovano per terra.

Palloni che Jessie ha lasciato incustoditi per stare con Adrian.

Non appena chiudo gli occhi pronta all'impatto due braccia mi sorreggono dai fianchi evitando di farmi cadere, e farmi fare una figura di merda.

Alzo lo sguardo verso il ragazzo biondo che mi guarda dall'alto sorridendo per qualche secondo.

"Oh grazie" mi allontano imbarazzata dalle sue braccia riprendendo l'equilibrio.

Mi sorride e io faccio lo stesso.

"Che stupido non mi sono ancora presentato" allunga la mano verso di me "Sono Oli-"

"Non devi presentarti ma sistemare la palestra"

Corrugo la fronte confusa.

Mi giro verso la direzione della voce, Adrian.

Ora la sua attenzione non è più incentrata su Jessie bensì su di noi.

"Non ho tutto il tempo" continua guardando negli occhi il ragazzo... Oli?

Non ho capito neppure il suo nome dato che Adrian deve sempre infastidire le persone.

Lo fulmino con lo sguardo e lui questa volta punta i suoi occhi cupi su di me.

Il ragazzo sta per ritirare la mano ma prima che lo faccia gliela stringo sotto i loro occhi attenti.

"Io sono Ariel" sorride sorpreso dal mio gesto.

Infine mi allontano da lui per recuperare gli ultimi palloni lasciati per terra da Jessie evitando lo sguardo persistente di Adrian su di me.

"Ora uscite me ne occupo io" ci ordina Adrian con la sua solita arroganza ma decido di ignorare la cosa.

Tutti e tre ci guardiamo confusi.

Beh se ha tutta questa voglia di lavorare meglio per noi.

Inoltre devo andare a cambiarmi velocemente dato che la prossima lezione sarà sicuramente già iniziata.

Decido di avviarmi verso l'uscita insieme agli altri.

Non appena sto per varcare la porta e superare la sua figura una mano afferra il mio braccio bloccandomi sul posto.

La sua mano.

Mi irrigidisco al suo tocco che sembra quasi bruciare a contatto con la mia pelle. .

Perdo un battito.

Mi giro verso di lui turbata ma sorpresa allo stesso tempo.

"Tutti tranne te" mi guarda serio dall'alto della sua altezza.

Trattengo il respiro per qualche secondo.

"Adrian?" mi giro verso Jessie che lo guarda interrogativa.

Ma lui non distoglie i suoi occhi dalla mia figura.

L'altro ragazzo invece se ne sta andando senza prestare attenzione alla scena.

Mando giù il groppo che ho in gola e ritorno a guardarlo.

Reggo il suo sguardo e svincolo il mio braccio dalla sua presa ferrea.

Mi osserva con una serietà e una freddezza che fanno quasi rabbrividire.

E prima che possa dire qualcosa lo precedo.

"Mi devi lasciare in pace" sussurro digrignando i denti.

Pronuncio questa frase con una tale sincerità che anche lui pare quasi sconcertato inizialmente.

Ma poi il suo sguardo ritorna cupo.

"Adrian?" i passi di Jessie si fanno sempre più vicini "Non vieni con me?"

Il suo tono sembra quasi titubante.

Continua a guardarmi e io faccio lo stesso non facendo trasparire nessuna emozione dal mio viso.

Non voglio fargli capire che io in realtà ci sono rimasta male e che in qualche modo è riuscito a ferirmi.

Anche se la curiosità di sentire quello che ha da dirmi mi mangia lo stomaco.

E forse avrei dovuto lasciarlo parlare..

"Arrivo" serra la mascella.

Squadra la mia figura dall'alto verso il basso e solo dopo un ultimo sguardo si gira verso Jessie.

Chiude la porta dello sgabuzzino non preoccupandosi di non aver sistemato nulla all'interno.

Non appena la sua figura prorompente si allontana dalla mia minuta ritorno a respirare.

Mi mordo l'interno della guancia per trattenermi.

Avrei voluto che mi chiedesse scusa, avrei voluto che per una volta sembrasse dispiaciuto.

E chissà cosa voleva dirmi.

Non devo illudermi, lui non è quel genere di persona.

Però nella mia testa continuo a chiedermi perché mi abbia fermata.

***

Suono il campanello e mi allontano leggermente dalla porta.

Sono davanti all'enorme villa Anderson.

Strofino le mani affreddolita in attesa che qualcuno apri la porta.

Finalmente sento la serratura della porta scattare e riporto la mia attenzione davanti a me dove incontro lo sguardo di Alexandra, stranamente.

Di solito è sempre Catherine che mi accoglie in casa.

Dopo un piccolo sorriso finalmente mi rifugio all'interno delle mura domestiche venendo invasa immediatamente da un calore piacevole.

Si avvia verso il suo ufficio ed io la seguo mentre osservo attorno a me tutte le decorazioni natalizie che adornano la sala.

Un piccolo sorriso melanconico cresce sul mio viso al ricordo del periodo natalizio che passavo con la mia famiglia a Seattle.

"Allora Ariel è da un po' che non ci vediamo" mi sorride calorosamente e si siede.

Mi spoglio del mio giubbotto e levo anche il cappuccio sistemando poi i capelli in disordine.

Appoggio tutto dietro la sedia e seguo il suo esempio prendendo posto di fronte a lei.

Noto che finalmente ha tolto il gesso alla gamba.

"Bene questo è il pass che dovrai dare ai tuoi nonni" fa uscire dalla sua agenda due pass che mi consegna. "E questo è il tuo"

Li ripongo all'interno della mia borsa in modo da non perderli.

"Dovrete presentarvi verso le 9;30 e il luogo te lo comunicherò per messaggio" mi informa "Ci sarà la presentazione del nuovo libro del famoso scrittore Stephen King che sicuramente conoscerai"

Annuisco e dopo altre informazioni riguardanti la serata iniziamo i nostri consuetudinari corsi.

***

Spazio Autore:

So che vi ho fatto aspettare tanto per un capitolo di passaggio.

Come ho spiegato ad alcuni di voi su Instagram il mio computer con tutti i capitoli che avevo preparato si è rotto e non sono più riuscita a recuperarli.

Ho voluto portarmi avanti e quindi ho scritto due capitoli, questo e il prossimo, basandomi su quello che ricordavo e non è stato semplice sopratutto per quello che dovrò ancora pubblicare.

Voglio essere sempre avanti, almeno di un capitolo, almeno posso organizzare meglio le cose.

Mi scuso ancora per il ritardo e vi prometto che il prossimo lo pubblicherò in settimana! Non vedo l'ora che lo leggiate!

See you soon.

||DarkAngell

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