//Hyakutake\\ (Cometa)

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Jeongin

"Prova a leggermi questa frase..."

Esattamente cosa ci si potrebbe aspettare?

Nulla si da per scontato eppure il 'non lo so fare' è la prima cosa che ci viene in mente.

Il silenzio taglia, ferisce, racconta quello che la voce non è capace di far fuoriuscire, che sia dolore o semplice gioia.

"Dottore...non ha fatto nessun miglioramento ultimamente. Lei è sicuro che mio figlio abbia già appreso la capacità di poter parlare?"

Crediamo davvero nella speranza? E nei miracoli?

"Certo non sarà domani, tra due o tre giorni ma sono più che sicuro che questo ragazzo possa riscoprire a breve la felicità di udire il suono della propria voce. Ha solo bisogno di tanto aiuto e sostegno."

Si potrebbero considerare belle parole ma quanta verità, realmente, si cela al loro retro?

"Quindi, propio non riesci? Non sforzarti troppo, potresti farti male."

Incitare qualcuno a correre verso la propria vittoria sarebbe fantastico, ma arrivarci tenendolo per mano sarebbe ancora meglio.

"Mi dispiace."

Ovviamente il senso di colpa a volte arriva ad opprimerci, magari senza un motivo valido, lo fa e basta.
Quando accade, come ci si libera? Come si riesce a credere di potersene dimenticare?

Non credere più nelle proprie capacità, arrivare a sapere addirittura di non esser capaci in nulla, fa male quanto scoprire che non si ha più poi così tanto tempo per vivere a pieno.

E a quel punto che si fa? Ci si abbandona fra le braccia di una qualsiasi galassia?

Viviamo in una specifica e grande 'casa', in continua espansione, che in ogni minuto ci dona la bellezza del firmamento senza chiedere nulla in cambio eppure non ci basta. Mai.

"Non scusarti, non è colpa tua. Pensa a quando potrai urlare in faccia ai tuoi amici tutta la tua felicità. Vedo pazienti scoraggiarsi ogni giorno, tuttavia per la mia grande contentezza molti di loro escono di qui totalmente nuovi, con sogni da realizzare e paure ormai dimenticate."

Il giovane stringeva da anni il suo futuro fra le mani, ignaro di quello che avrebbe potuto farci, non si era mai posto interrogativi a riguardo, non voleva vivere sapendo di poter parlare solo con la sua mente, preferiva pensare che la sua mente vivesse per poter parlare.

Il suo cassetto non conteneva sogni, solo cianfrusaglie che gli appartenevano fisicamente, ciò nonostante nei suoi occhi, rivolti verso l'alto, vi erano milioni di parole, parole che attendevano la libertà, la libertà di poter essere ascoltate, comprese, accettate e fatte proprie.

Cosa c'era di sbagliato in questo?

L'astronauta potrà spingersi oltre la Luna ancora e ancora.

Lo scrittore potrà trascrivere la sua fantasia e la sua vita mille volte se lo vorrà.

Il pittore potrà disegnare fin quando le sue mani non faranno male ed oltrepassare la soglia del dolore solamente per inseguire la propria felicità.

Bisogna darsi una meta proprio ora?

La Terra esisterebbe comunque con o senza il suo satellite, quindi, perché preoccuparsi di un qualcosa apparentemente non necessario come il costruire l'avvenire nel bel mezzo del vivere?

× Paper Words ×                                                       <IN PAUSA>Where stories live. Discover now