E diamine se era irrispettoso e si meritava poca fiducia; il corvino dubitava che se il marito fosse venuto a sapere che a fare il falò in spiaggia non era andato da solo con Mikasa, sarebbe riuscito a mantenere la calma apparente che aveva ostentato in quei giorni. E se solo avesse saputo di Eren, di come lo aveva stretto e fatto sentire fragile, piccolo, delicato e prezioso come una gemma di rosa in primavera, probabilmente le sue guance non sarebbero rimaste pallide e diafane ma si sarebbero tinte di rosso e avrebbe dovuto trovare una scusa per giustificare quei segni; l'intero corpo gli si sarebbe tinto di rosso, di sfumature cremisi di rabbia e vergogna. Era stata una vera e propria fortuna che la zia Adèle non si fosse fatta sfuggire altri dettagli su quella sera fatidica che gli toglieva il sonno di notte e gli tormentava l'anima di giorno; il solo pensiero di essere un traditore, di aver ripagato Erwin gettandosi fra le braccia di un altro uomo, gli faceva venire uno strano capogiro simile a quello che gli aveva fatto perdere i sensi per qualche istante la domenica di Pasqua, lo stesso da cui si era ripreso solo dopo un paio di minuti e che aveva fatto piangere di spavento Kuchel. Anche Erwin si era spaventato e lo aveva portato in braccio fino alla macchina, le iridi cristalline sgranate di terrore, velate di umido e preoccupazione. L'aveva rotto, anche se il biondo ancora non lo sapeva e sua madre gli aveva giurato che avrebbe tenuto quel segreto bollente per sé, che gli avrebbe lasciato tutto il tempo necessario per confessarlo ad Erwin ed andare avanti insieme, risolvere le cose e crescere come coppia imparando dagli errori; l'aveva rotto.Mikasa era stata talmente terrorizzata dal sapere che era svenuto a causa dell'iperventilazione che aveva insistito per parlare con la sua psicologa e fare un colloquio di coppia con Levi per capire come aiutarlo in caso una situazione del genere dovesse ricapitare. Peccato che la suddetta psicologa altro non fosse che l'ennesima bugia, un fantoccio comandato dal corvino e che usava come jolly da tirare fuori non appena qualcuno faceva qualche appunto alla sua ansia; si era trovato a rifiutare più volte e la cugina non era stata contenta. L'aveva guardato con uno sguardo sghembo più strano del solito, poi si era scusata per avergli urlato contro ed averlo fatto alterare.

Levi allora avrebbe voluto dirle tante cose. Avrebbe voluto urlare anche lui, dirle che nulla le dava il permesso di sbirciare nella sua vita privata, di scandagliare minuziosamente la sua relazione come fosse un campo minato pronto ad esplodere al primo passo falso troppo pesante, di dire a Kuchel di controllare se, effettivamente, i suoi fianchi fossero realmente lividi come le aveva raccontato Eren. Eren che si era impegnato ad evitare ad ogni costo, rintanandosi in camera - mai era stato più contento di essere protetto da quelle quattro mura! - ogni volta che sapeva che il castano fosse in casa. Pranzava da solo sulla sua scrivania mentre guardava nostalgico il suoMacBooke ascoltava lo sciabordio delle onde sul bagnasciuga del mare del nord, ritmico e calmante. Mikasa e Kuchel non gli avevano mai fatto pressioni per confrontarsi col castano e lui, perfetto codardo incapace di guardare il suo errore fatale negli occhi verdissimi, tentava di rimandare quel momento il più possibile, desiderando talvolta di poter riavvolgere il nastro del tempo e di tornare indietro, di spingere Eren via e di non supplicarlo a rimanere, a farsi toccare e sentire, ad essere il suo appiglio alla realtà. Desiderava carezze rudi, tocchi prepotenti, baci troppo languidi e voraci, la coscienza pulita. Facevano male i fantasmi delle dita del castano sulla pelle ed era un dolore strano e formicolante, una sensazione già in parte sopita e che scalpitava, urlava e scalciava per essere rispolverata, accarezzata. Era proprio il peggiore dei traditori se aveva il coraggio di pensare a cose del genere anche quando Erwin gli dormiva affianco, quando lo toccava, quando lo prendeva affondandogli il naso fra i capelli e inalando l'odore del suo shampoo come se ne andasse della sua vita. Come se non volesse abbandonarlo mai, tenerlo stretto e averlo per sé per sempre. Forse Levi nei per sempre non credeva più, però.

Sospira, si porta la forchetta alle labbra e mastica una porzione di riso in bianco che si è fatto portare in camera da sua madre; essere un traditore gli rende anche lo stomaco stranamente pesante e nauseato, oltre all'anima. Masticare quel cibo insapore lo fa sentire ancora peggio; gli pare che ogni chicco abbia la stessa consistenza di un macigno, ma si costringe a ingoiarne i boli insipidi. Ha freddo, ma l'aria carica della salsedine del Mare del Nord è l'unica cosa capace di calmarlo dal pensiero di Eren al piano di sotto. Chissà se sta conversando con sua madre, se la sta aiutando a preparare il pranzo o se sta convincendo Isabel a lavarsi le mani come fa tutti i giorni; chissà anche se pensa a lui, se gli dà fastidio il suo silenzio, se vorrebbe parlargli come fa con Kuchel. E chissà quanto è difficile per quella donna fare finta di niente quando si trova davanti l'uomo con cui suo figlio ha tentato di distruggere il suo matrimonio per il solo misero, egoistico desiderio di sentire un corpo diverso pressato addosso, mani più gentili sulla pelle e un calore più intenso, di rivangare il passato e le prime volte con Erwin, quelle dolci, fatte di baci impacciati e imbarazzo reciproco. Ridevano e si baciavano ovunque, si scostavano i capelli dalle fronti sudate e si abbracciavano per ore, rigirandosi fra le lenzuola o condividendo lo spazio angusto del box doccia del bilocale dove viveva il biondo nei loro primi anni di fidanzamento. Era tutto bello, intimo, romantico, passionale, totalizzante; sembrava di appartenersi l'un l'altro, pareva che per loro non potesse esistere posto migliore che un qualsiasi giaciglio d'amore dove venerare il corpo dell'amante. Levi non avrebbe saputo dire quando aveva conosciuto le conseguenze, qual era stato il primo prezzo da pagare. Sapeva solo che Petra era stata quello più salato.

Pitch Black - Ereri/RirenWhere stories live. Discover now