Tredici

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Harry sedeva al tavolo imbottito, dondolando ansiosamente le sue gambe. "Posso toglierlo?" chiese finalmente, mordendosi il labbro.

Il dottore ridacchiò. Era lo stesso dottore che era stato con lui in ospedale quando era in coma. "Beh, sì, te lo tolgo io. Non era gravemente rotto fin dall'inizio, ma essendo in coma non volevamo rischiare niente. Ma questo non significa che tu sia libero di fare qualsiasi cosa. Sei ancora un po' contuso. Ci potrebbero essere alcune contusioni avute dal primo impatto. Quindi, non fare niente di estremo," ridacchiò, e con la mano gesticolò a Harry di raggiungerlo. C'era una macchina nella stanza, utilizzata per tagliare il gesso.

Harry si mise a sedere con riluttanza, e lasciò il dottore fare la sua magia. Fece una smorfia alla vista del suo braccio esposto. La pelle era un po' secca, e per qualche ragione che non riusciva a trovare, sembrava disgustosa. Per non parlare dei punti di sutura.

Harry si morse forte il labbro quando il dottore tolse i punti dal suo braccio. Ma era felice che almeno non avrebbe più indossato quel maledetto gesso.

"Abbiamo finito? Sono stati rimossi?" trasalì, gli occhi chiusi.

"Sì, tolti. Fammi pulire un po'," il dottore gli disse, e Harry sentì all'improvviso una sostanza fredda nel suo braccio. Aprì gli occhi, guardando il dottore strofinare dove c'erano una volta i punti.

Una volta terminato, il dottore ripeté di nuovo la procedura, pulendo dov'erano stati i punti per una settimana e provando a non fargli male di nuovo. Harry stava ascoltando, sì, ma non abbastanza da essere interamente coinvolto nella conversazione siccome voleva solo uscire nella sala d'attesa e ritornare da Louis.

"Puoi andare. Buona giornata," l'uomo annuì a Harry, che gli rivolse un piccolo sorriso prima di uscire dalla stanza. Louis sentì la porta aprirsi, e sorrise quando il suo fidanzato uscì. Si alzò e lo raggiunse mentre iniziarono a camminare verso l'uscita.

"Sei nuovo di zecca vedo," Louis scherzò, intrecciando le sue dita con quelle di Harry del braccio adesso senza gesso.

Il più piccolo dondolò leggermente le loro mani, "Sì," sospirò, prendendo un respiro profondo.

"Beh, so di non avere niente programmato per il resto della giornata. Cosa vuoi fare?" Louis chiese mentre apriva la macchina.

Entrambi salirono e infilarono la cintura, "Non mi importa cosa facciamo. Barbara non ha bisogno di me in pasticceria quindi sono libero anche io," disse.

Non c'è da meravigliarsi del fatto che tu sia libero, ragazzo inutile

Harry si scosse le parole di dosso, mordendosi il labbro. Accese la radio per distrarsi dalle voci nella sua testa. "Che canzone è?" Louis chiese, "Steven.. Jake Miller," borbottò, leggendo dal piccolo schermo.

"-end it all right now. I just don't know if I'm brave enough to do it. 'Cause there's gotta be a better way than sui-" (*) Louis cambiò la radio, ascoltando una canzone dei Maroon 5 appena partita.

Tu eri abbastanza coraggioso

Perché non lo fai di nuovo

Ammazzati

Quella fu la prima volta che sentì quella parola dopo tre anni.

Il respiro di Harry si incastrò nella gola, la mano che stringeva Louis si irrigidì. Poteva sentire le sue mani iniziare a tremare, e poi iniziò a scuotere la testa freneticamente, "No no no no," borbottò. Louis sapeva cosa fosse, sopratutto perché Harry era a digiuno quella mattina per poter fare le analisi del sangue all'ospedale per la sua medicina, cosa che doveva fare ogni tre mesi. E non poteva prendere le sue pillole. Era sempre peggio in giorni come questi.

"Louis Louis Louis Louis," delle lacrime fiorirono nei suoi occhi. Stava impazzendo, sembrava che stesse per avere un attacco di panico.

"Harry, va tutto bene, angelo, calmati," Louis parlò. Quando le sue suppliche non funzionarono rimise la macchina nel parcheggio, grato del fatto che fossero ancora lì. Scavalcò il sedile e si mise a cavalcioni sulla vita di Harry. "Shh, shh, va bene. Non ascoltare. Sono qui, ti amo, ti amo, ti amo," sussurrò al suo fidanzato, prendendo le sue guance nei palmi. Poggiò la fronte contro quella di Harry, facendo naso naso.

"È peggio! È m-molto p-p-peggio!" singhiozzò, le sue mani aggrappate ai polsi di Louis per conforto. "M-mi h-hanno detto di farlo d-di nuovo! N-non posso! È s-stato un e-errore! M-me ne pento! N-non è g-giusto!" esclamò, respirando forte. Tenne i suoi occhi chiusi, e Louis alzò il suo maglione, portandolo sopra le loro teste.

"Lo so, lo so. Fidati, lo so. Ora apri gli occhi, perfavore!" Louis gli sussurrò, scorrendo il pollice su e giù per la sua guancia. Harry aspettò un secondo, ma poi aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte. Le sue mani si mossero lentamente dalle mani di Louis alla sua vita, lasciandole sotto la sua maglietta e assorbendo il calore che veniva diffuso dal suo corpo tiepido. "Visto? Siamo tutti soli al buio. Nessuno è qui, nessuno può vederci. Stai bene. Non possono farti del male. Sei così forte, mio angelo," mormorò.

Harry annuì tremolante, "Aspetta un minuto,... solo, perfavore...aspetta."

"Okay," Louis sorrise dolcemente, e baciò piano la fronte di Harry.

"Sto bene," Harry borbottò.

Louis allora tolse il maglione dalle loro teste, e si risedette sulle cosce di Harry, dove stava prima. Harry annuì, quindi Louis baciò le sue labbra velocemente prima di tornare nel sedile del guidatore.

"Dove vuoi andare?" Louis chiese.

Harry sospirò, e si morse il labbro, "Da Niall? So che è stato un po' stressato."

"Oh, sì, affermativo. Okay, andiamo a tirare su di morale il nostro ragazzo irlandese."


(*) : -farla finita adesso. Non so se sono abbastanza coraggioso per farlo. Perchè dev'esserci un modo migliore del sui-

HELLO GUYYSSSS.

domani finisco il primo semestre dell'università. che ansia, il tempo vola.

vi va di fare delle domande qua sotto?
chiunque può rispondere alla o alle domanda/e che preferisce!!
inizio io.
siete figli unici o avete fratelli o sorelle?

first ❃ larry || italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora