Nove

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"Oh mio Dio," Harry grugnì, sedendosi di nuovo sul letto. Era passata una settimana dal suo risveglio, e aveva dormito la maggior parte dei giorni successivi. Il dottore aveva detto che era una tecnica del corpo per riacquistare energia, e che stava bene. Ma quello non fermò Louis dall'essere spaventato quando si addormentò e si svegliò per poi vedere gli occhi del suo ragazzo di nuovo chiusi. Aveva pensato che fosse un sogno il fatto che si fosse svegliato, ma ne fu grato quando scoprì che non lo era.

Nonostante Harry avesse dormito un sacco, e fosse spesso scontroso, stanco e lunatico, a Louis non importava. Era felice che stesse bene. In più, il ragazzo era sopratutto irritabile, lunatico e aveva pianto almeno due volte perché non poteva prendere le medicine. Non poteva prendere la pillola, e invece aveva una flebo nel suo braccio che la inseriva. Non funzionava nello stesso modo, e per quello le voci erano peggiorate un po'.

Dopo quella settimana stressante, Harry finalmente riuscì ad avere la forza e voglia di alzarsi. Il dottore lo fece camminare intorno alla stanza per un po', e poi l'ora e mezza successiva la passò in giro per l'ospedale. Scalini su e giù, facendo cose varie per assicurarsi che il coma non avesse fatto dimenticare al suo corpo come fare certe cose. Fortunatamente non lo aveva fatto.

Nonostante la stretta fascia attorno al petto, il gesso nel suo braccio destro, e la leggera inabilità di camminare per il primo minuto, fu bravo. Ma era piagnucoloso quando finirono.

"Il mio petto è pesante e le ferite nelle gambe fanno male quando mi metto sul letto ma voglio solo avvolgerti e coccolarti perché non lo facciamo da tanto," sussurrò mentre Louis lo aiutava a salire nel letto dell'ospedale.

"Voglio coccolarti anche io, ma non penso che ci autorizzerebbero a farlo," sorrise, la sua mano a cullare il viso del ragazzo. "Ti amo comunque. E almeno sarai nel nostro letto tra qualche giorno," gli disse.

Harry sussurrò, "Lo so. Ma non ti puoi distendere qui con me?" chiese, "Mi sposto e non mi faccio male prometto. Fa-"

"Va bene okay va bene," Louis ridacchiò, scuotendo la testa con un sorriso mentre aiutava Harry a spostarsi. Il ragazzo più piccolo sorrise vittoriosamente, collaborando con il suo fidanzato.

Louis salì nel letto, notando che fosse meno comodo del suo letto. Tuttavia si girò verso Harry, e siccome Harry non poteva distendersi di lato a causa delle ferite Louis si avvicinò contro di lui, sporgendosi un po' così che potesse incastrare la testa del ragazzo riccio sotto il suo mento in modo comodo.

Harry annaspò improvvisamente, "La tua partita!"

Louis aggrottò le sopracciglia, "Cosa?"

"La tua partita! Quella dove giochi nella squadra dei Donnie. Q-quando è esattamente?!" chiese freneticamente.

Louis si morse il labbro, sapendo che Harry volesse così tanto andare a quella partita per supportarlo, "Tra tre giorni," balbettò, "ma va bene-"

"No ma, volevo venire," mormorò, sospirando mentre si lasciava rilassare nel petto del suo fidanzato.

"Va bene. Cioè siamo fortunati, sarai già fuori. Sennò ho tante altre partite dove ti vorrei volentieri," gli disse.

Harry sospirò ancora, ma lasciò perdere, sapendo in ogni modo che non sarebbe stato capace di fare la proposta alla partita come avrebbe voluto. E a riguardo al suo fastidio, le voci decisero di parlarne.

Perché lo faresti?

Non direbbe sì

Non ti ama

"Sì che lo fa," Harry sussurrò a se stesso, chiudendo gli occhi in consolazione. "Lou, stanno parlando di nuovo. Sai quando posso iniziare a prendere le pillole di nuovo? Funzionano meglio," disse.

Non ti preoccupare di prendere le tue pillole, Harry

"Basta," piagnucolò.

Louis prese la mano sinistra nella sua, e la portò alle sue labbra, premendo dei baci nelle cicatrici quasi invisibili sparse nel suo polso mentre gli sussurrava nell'orecchio.

"Non ascoltarle, babe. Sono solo gelose e a loro piacerebbe avere la tua vita. Ti amo tanto tanto tanto tantissimo! Sei bellissimo, Harry," canticchiò, sorridendo quando notò che Harry si era addormentato facilmente. "Sei così bello che voglio mostrarti sempre quanto io ti ami. Voglio sposarti un giorno. Presto, si spera. Potrei fare un picnic di sera e potremmo guardare le stelle sul tetto. Poi ti chiederei di sposarmi e tu diresti di sì. Poi non molto dopo potremmo adottare un bambino," ridacchiò con se stesso, "tu inizieresti a scrivere letteratura come mi avevi detto che avresti fatto. Io diventerei un calciatore. Sarebbe perfetto," mormorò, lasciando un bacio duraturo nella sua nocca. "Sto parlando a vanvera adesso," ridacchiò, "Sto pensando troppo in là. Non significa che io non voglia passare il resto della mia vita con te comunque," sospirò.

Harry si spostò nelle sue braccia, la sua testa a ciondoloni verso sinistra. Louis sorrise verso di lui, e baciò la sua testa riccioluta. "Ti amo mio angelo."

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