𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈. 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐫𝐬𝐢

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Gideon Hume entrò nella biblioteca soleggiata e non appena lo fece, comprese che qualcosa non andava

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Gideon Hume entrò nella biblioteca soleggiata e non appena lo fece, comprese che qualcosa non andava. Lo capì quando si rese conto che seduto sopra la scrivania non c'era Angor, come si era aspettato dopo aver ricevuto da parte del principe di Krygan un messaggio che lo esortava a incontrarlo in quella sala, bensì...

Deglutì a vuoto. «Oh... uhm... s-salve, capitano Reisbach» biascicò, aggiustandosi gli occhiali sul ponte del naso con le dita che tremavano. Quell'uomo gli aveva sempre fatto correre ben poco piacevoli brividi lungo la schiena. 

Avrebbe voluto andarsene subito, ma le sue gambe erano paralizzate.

Reisbach distese le labbra sottili in un sorriso costruito e gelido, gli occhi neri che scintillavano di pura malizia. Si accarezzò la barba corta e curata, i sottili baffi a manubrio, infine accennò con lo sguardo a un punto poco distante dalla scrivania. «Vedo che la mia esca ha funzionato» commentò. «E dire che detesto la pesca! Via, Hume, non restate lì impalato come un tronco di pino e venite qui! Di solito non mordo, sapete?»

Gideon non ne era così sicuro, invece. Sentiva che Reisbach aveva qualcosa in mente, altrimenti perché mai avrebbe voluto incontrarlo e farlo, per giunta, spacciandosi per Angor? Le guardie del re, fino a quel momento, non erano mai state una presenza degna di nota, a malapena si erano fatte vive al castello, preferendo quasi sempre alloggiare nel villaggio lì vicino.

Le mani dell'ambasciatore vagarono alla cieca sulle porte alle sue spalle, ma Gilyas intuì subito le sue intenzioni e fece schioccare la lingua. «Non vi hanno mai insegnato che è maleducazione sottrarsi a un incontro senza neppure aver salutato come si deve?» Scivolò giù dalla scrivania e si avvicinò flemmatico a Hume, fermandosi a un paio di metri da lui. Incrociò le braccia. «Gradirei porvi qualche domanda, se non vi è di disturbo. Pensate di riuscire a sostenere la conversazione senza tremare come una scolaretta?»

Quelle parole ridestarono in Gideon un minimo di amor proprio. L'intellettuale gonfiò il petto e contrasse la mascella in modo ostinato. «Chiedete pure, dunque. Avanti» replicò, con insolito fervore. «E spicciatevi, di grazia. Ho altri impegni stamane.»

Non batté ciglio quando Reisbach per poco non gli rise impunemente in faccia. «Bene bene! Quanto vigore per un uomo così piccolo!»

«Fate le vostre domande, capitano. Ho fretta.»

Il capo delle guardie tornò serio. «Per caso avete notato qualcosa di strano, ultimamente, nel principe di Krygan e in...», fece roteare una mano. «Insomma, nell'altro. Lo straniero si comporta come di consueto?»

«Chiedo scusa?» incalzò Hume, senza perdere la calma.

Gilyas restrinse appena lo sguardo. «E va bene, sarò più diretto: circola voce, signor Hume, che il figlio del re faccia le capriole tra le lenzuola con il marmocchio di Alerath. Vi ripeto la mia domanda, e sarò esplicito: sapreste confermare o smentire queste chiacchiere? Ne eravate consapevole?»

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora