capitolo 6;

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payton's pov

Appena tornai a casa salì in camera mia e andai alla scrivania.

Sono sicuro di aver già sentito il nome di quella ragazza ma non vorrei sbagliarmi.

Presi la lettera, quella lettera, e lessi quello che pensavo: Charlotte Adams, ecco dove l'avevo sentita, ecco cosa mi ricordava.

Non posso credere di averla trattata così male, il mio obbiettivo era quello di avvicinarmi a lei, non farmi odiare.

<cazzo> sussurrai tra me e me.

Presi immediatamente il telefono e chiamai Riley, è l'unica che potrebbe aiutarmi.
<< hey, che succede? >> disse lei.
<< Charlotte >> dissi.
<< mh >> mugolò lei, probabilmente perché sta mangiando << la città o la ragazza? >>
<< la ragazza, cogliona >> dissi << Adams, giusto? >>
<< perché sei così interessato? >> chiese lei.
<< dimmelo e basta >> dissi.
<< sì, Adams >> disse.
<< hai il suo numero? >> chiesi.
<< mi fai paura >> disse lei ridendo << e comunque no, glielo chiederò domani >>
<< merda >> dissi sottovoce << va bene, grazie Riley >>
<< di niente, addio >> disse per poi chiudere la telefonata.

Devo trovare un modo per essere carino con lei, devo per forza farmi perdonare e conoscerla per quello che è, per quello che non so già almeno.
[...]
La mattina dopo uscì presto di casa, andai da Starbucks e presi la mia bevanda preferita, sperando che piaccia anche a Charlotte, e due ciambelle al cioccolato.

Appoggiai il sacchetto nel sedile di fianco a me e le bevande nel posto apposito vicino alla radio.

Tornai nella direzione di casa mia ma questa volta mi fermai dal lato opposto, davanti a quella che dovrebbe essere la casa degli Adams.

Scesi dalla macchina ed entrai nel vialetto, presi un bel respiro e poi appoggiai l'indice al campanello con, come pensavo, il cognome "Adams" scritto sotto.

Dopo poco la porta si aprì e mi trovai faccia a faccia, più o meno dato la differenza di altezza, con la ragazza nuova: Charlotte.

<Payton?> chiese lei, decisamente sorpresa.
<ciao, possiamo ecco..ehm, parlare?> chiesi cercando di sorridere.
Lei mi squadrò per un secondo e poi si chiuse la porta di casa dietro, sorpassandomi subito dopo.

<cosa vuoi? Farmi abbassare ancora un po' l'autostima dicendomi che non sono in grado di fare la cheerleader? No perché se volevi fare questo ci sei già riuscito ieri, non farò più le selezioni> disse, senza degnarmi di uno sguardo.
Cavolo, sono stato davvero cattivo con lei, non volevo ferirla.
<o mio dio, io non- scusami, non volevo ferirti stavo solo scherzando> dissi correndole dietro.
<non apprezzo questi scherzi> disse lei, continuando ad ignorarmi.

Feci un passo più lungo e le finì davanti, facendola scontrare con il mio petto ed obbligandola a guardarmi negli occhi.
Non avevo ancora notato il colore dei suoi, sono davvero bellissimi.

<cosa vuoi ancora?> chiese dopo pochi secondi, facendo un passo indietro.
<voglio scusarmi, davvero, e vorrei ricominciare da capo> dissi, facendone un altro indietro <ti ho portato la colazione e se vuoi ti accompagno a scuola in auto>
<non era rotta?> chiese lei.
Io risi leggermente, facendo spuntare un piccolo sorriso anche a lei.
<l'ho riparata> dissi <vieni?>
<dammi la colazione> disse lei allungando la mano verso di me.
Misi il sacchetto lì mentre con l'altra mano tenni la bevanda.

Lei la guardò e sgranò gli occhi.
<è la mia preferita> disse lei, sorridendo.
Anche io sorrisi, felice di aver fatto qualcosa di buono.
<bene> dissi.
<okay, vengo con te> disse lei guardandomi.

Io cercai di trattenere il sorriso e la sorpassai tornando indietro e fermandomi di fianco alla mia auto, aprendo la portiera.

Lei sorrise e si sedette, io la chiusi ed entrai poi dal mio lato, mettendo subito in moto verso la scuola.

Passammo il tragitto a parlare e, fra gli argomenti, uscirono anche le selezioni ma, nonostante abbia provato più volte a convincerla, Charlotte ha continuato a dire di no e che probabilmente non le avrebbe fatte comunque, anche senza il mio commento.

Arrivammo a scuola dopo poco e, nell'istante in cui spensi il motore, il suo telefono squillò come videochiamata FaceTime.
<ehm è mio fratello, devo andare, se mi vede con te poi comincia a farsi i film mentali e non finisce più> disse con una piccola risata, adorabile <ci vediamo dopo a scuola>
<certo> dissi io sorridendo.
Anche lei sorrise ed uscì dalla macchina, rispondendo subito dopo alla chiamata.

Riportai lo sguardo sulla strada appoggiando la testa al sedile e sorrisi in automatico vedendo Charlotte andare verso le altre ragazze.

A distrarmi, quasi spaventandomi, fu Jacob, uno dei miei amici, che bussò insistentemente al finestrino dell'auto.

Presi lo zaino dal sedile posteriore e scesi, chiudendo subito dopo la macchina e salutando Jacob.

<allora, partecipi? Sei già un passo avanti rispetto agli altri amico> disse lui, seguendomi nel percorso verso il cortile.
<te l'ho detto ieri sera Jac, non voglio mettermi dentro a questo affare> dissi <e sarebbe meglio che dicessi anche agli altri di tirarsi fuori, non è affatto carino nei suoi confronti>
<uh! Payton prova qualcosa per la ragazza nuova> disse Jacob facendo una canzoncina snervante.
Risi leggermente e scossi la testa.
<non è vero, ci ho parlato dieci minuti per venire a scuola, è solo la mia vicina di casa. Penso solo che non sia carino scommettere su chi la porta per primo a letto solo perché è bella> dissi.
<quindi ammetti che è bella?> disse lui, sempre sorridendo in modo furbo.
<guardala> dissi indicandola con lo sguardo <è perfetta, come potresti dire di no?>

Lui la guardò, forse un po' troppo.
<hey, non intendevo letteralmente, smettila> dissi dandogli una spallata.
<quindi sei geloso> disse lui, come se fosse contento del risultato ottenuto.
Stetti in silenzio qualche secondo, riflettendo sulle sue parole.

Scossi la testa e sorrisi camminando all'indietro.
<ci vediamo> dissi.
Lui rise così io mi girai, con ancora il sorriso divertito dalla conversazione con Jacob.

Salutai altre persone, la normalità essendo il più popolare, e poi raggiunsi il mio gruppo, quelli con cui posso essere me stesso, i miei veri migliori amici.

<buongiorno a tutti> dissi mettendomi vicino a Charlotte, appoggiando involontariamente la mano sul suo fianco.
Lei si girò di scatto verso di me ed io, appena mi resi conto della situazione, mi ritrassi cercando di far finta di niente.

Parlammo per un po' e poi la campanella suonò, io entrai insieme a Riley e Jaden con cui avrò il corso di matematica sotto agli occhi di tutti nei corridoi, soprattutto quelli delle oche della scuola su di me.

Che anche questa giornata abbia inizio.

lettera d'amore | payton moormeierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora