LUGLIO

2.1K 105 7
                                    

Sanem:
Ho ricominciato da qualche giorno a riscrivere il libro, e rimettere nero su bianco la nostra storia proprio non mi è d'aiuto. Ho dovuto trascrivere tutto al computer perché le lacrime ogni volta bagnavano i fogli rendendo tutto ancora più complicato. Ma per quanto io abbia sempre preferito scrivere con carta e penna, forse questa volta è meglio così. Questo per me non è scrivere davvero, quello proprio non riesco più a farlo. Sto semplicemente riportando quello che un tempo ho vissuto e quello che avevo già scritto ma che purtroppo, inspiegabilmente, è stato completamente bruciato. Il libro, come la nostra storia non c'è più. Ma io devo riscriverla, ripercorrere tutto parola per parola, anche con la speranza che questo possa aiutarmi a capire qualche cosa di più. Forse chissà, è proprio questo il primo passo per andare avanti... almeno lo spero. Ma voglio davvero andare avanti? Guardo l'anello di fidanzamento che ancora indosso e non riesco a togliere, e forse già so qual è la mia risposta.
All'improvviso sento squillare il cellulare e come ogni volta che succede il mio cuore inizia a battere un po' più veloce. Dopo tutto questo tempo ancora non si è rassegnato, ancora spera possa essere lui, e per quanto la mia testa cerchi di fargli capire che ormai è una cosa impossibile, lui non ha nessuna intenzione di ascoltarla. È come se sentisse qualcosa, come se nel profondo sapesse che un giorno potrebbe succedere, che un giorno potrebbe tornare. Anche se non so su quali basi. Ma se le cose le senti così forte non possono non essere vere, giusto? Almeno così mi è stato detto... anche se non so se nel mio caso è giusto crederci.
Guardo il display. E' Cey Cey. Rispondo, anche se non vorrei. Non per lui ovviamente, ma per me. Perché per quanto io mi sforzi, per quanto io cerchi di non restare sola, in realtà è l'unica cosa che vorrei fare. Quando non stai bene non riesci a stare in mezzo alle altre persone. Ho sempre pensato fosse il contrario, ma ora so che non è così. Forse perché non sono mai stata così male. O forse perché non lo credevo possibile. Ma cosa posso farci? Io non so proprio come uscirne. Così questa volta cerco di ascoltare il consiglio di Ayhan e provo ad accettare la vicinanza di Cey Cey che, anche se non riesco a dimostrarlo bene, ultimamente mi manca davvero.
"Cey Cey!"
"Sanem? Sanem ciao! Come stai, tutto bene? E' il tuo migliore amico Cey Cey che ti parla."
"Si Cey Cey, lo so che sei tu."
"Ah davvero? Si giusto hai il mio numero che sbadato. Pensavo avessi cancellato tutti i numeri degli amici del passato, quindi te l'ho voluto specificare nel caso ti fossi dimenticata di me!"
"Come potrei mai dimenticarmi di te Cey Cey?!"
"Oh Sanem, non mi dire così! Non dirmi così perché potrei mettermi a piangere e Ayhan non c'è più, tu non lavori più qui, Guliz se ne è andata con Muzo, e poi a me chi mi calma Sanem? Eh? Dimmi, chi mi calma?"
"La signora Deren, o non c'è più nemmeno lei?"
"Sanem, sono io che calmo la signora Deren. E' il mondo che calma la signora Deren. Come puoi pensare che sia lei a poter calmare me?"
"Bè si, hai ragione..."
"Sei sicura di stare bene?"
"Non ho mai detto di stare bene Cey Cey..."
"Ah già, è vero... e c'è qualche cosa che io possa fare per te?"
"Nessuno può fare qualcosa per me..."
"Non dire questo Sanem, per favore. Non è vero. Io ti voglio molto bene e lo sai, e sono anche molto preoccupato per te. Permettimi di starti vicino. Poi io ho anche una marcia in più rispetto agli altri, lo sai? Si insomma posso ricordati anche Ayhan, non fisicamente ovviamente, ma essendo stato il suo fidanzato magari con me vicino è come avere vicino un po' anche lei. Non so se mi spiego..."
Appena sento quelle parole i miei pensieri tornano automaticamente a quella telefonata che ho avuto con Ayhan qualche tempo prima e resto sbigottita dall'uguaglianza di quel discorso e di quelle parole.
"Cey Cey..."
"Si dimmi Sanem!"
"Ayhan mi ha detto le stesse cose..."
"Ah!" Lo sento urlare e, presa alla sprovvista, faccio un salto, non più abituata a quei suoi attacchi improvvisi "Cosa? Che hai detto? Sanem, hai sentito Ayhan? Come sta? Avete parlato di me? Che ti ha detto? No, non lo voglio sapere!"
"Cey Cey!" A quel mio richiamo improvvisamente si ammutolisce, così continuo con calma quello che volevo spiegargli poco prima "Mi ha detto che se ti permettessi di starmi vicino, sarebbe come avere anche lei vicino a me..."
Cey Cey non aggiunge altro, e io già lo immagino fermo immobile con il cellulare in mano, pronto a svenire tra qualche minuto. Ma continuo sperando di sbagliarmi "Gli manchi sai?"
Resta qualche secondo in silenzio e lo sento fare un respiro profondo, quel respiro che forse gli permetterà di non sentirsi male davvero, poi improvvisamente ricomincia a parlare. Questa volta sorprendentemente più calmo, o forse come solo io lo posso capire, profondamente triste perché il suo amore è lontano.
"Anche io sento la sua mancanza, Sanem..."
Ricomincio a piangere, e questa volta non so se per me o per loro. O per entrambe le cose che, anche se per motivi diversi, hanno in comune la stessa situazione "Ma sai una cosa Sanem?"
Mi asciugo le lacrime e non rispondo, ma lui sa che lo sto ascoltando così ricomincia a parlare senza il mio permesso "Noi siamo destinati e un giorno ci rincontreremo. Ti ricordi la scatola che arrivò dal mio villaggio?"
"Si, quel villaggio che non mi hai mai voluto dire dove si trova..."
"Questo non è importante ora, Sanem! Quella scatola rappresentava il mio destino. Lei è il mio destino, io lo so!"
"Affidi il tuo destino ad una scatola, Cey Cey?" Gli chiedo tirando su con il naso e asciugandomi di nuovo le lacrime dal viso con le mani.
"Certo che no Sanem, è una sensazione che sento anche io dentro di me. E quando certe cose le senti così forte, non possono non essere vere. Dico bene?"
Resto di nuovo sbigottita da quelle parole e dal fatto che ancora una volta sono le stesse che mi ha detto Ayhan quel giorno.
"Cey Cey?"
"Si Sanem?"
"Ma ultimamente hai parlato con Ayhan, per caso?"
"No Sanem, non da quando è partita con il pullman quel pomeriggio..."
Ci penso un po' su, poi gli rispondo sinceramente.
"Si Cey Cey, anche io penso che voi siate destinati... ora più che mai!"

Can:
Scendo al porto più vicino a fare rifornimenti, il sole sta calando e come al solito cerco di prendere solo lo stretto necessario. Ho perso la cognizione dei giorni ormai, so che siamo a luglio e che sono in Albania, ma non ricordo precisamente che giorno è. Mi è successo spesso durante i miei viaggi, ma non in questo modo. Forse lo stare così a lungo in mare aperto porta a questo, ma non voglio soffermarmici tanto. D'altronde non ho nulla da fare se non vivere le mie giornate giorno per giorno.
Una volta finito di comprare quello che mi serve, mi incammino di nuovo verso la mia barca ma nel tragitto incontro un gruppo di persone che cercano invano di farsi una foto insieme. Le guardo e noto che una di queste ha in mano una macchinetta fotografica. Quanto tempo è che non ne prendo una in mano? Non me lo ricordo nemmeno più. Non faccio in tempo a cambiare strada che uno di loro mi guarda e mi sorride, stupito di vedermi.
"Ma non è il fotografo Can Divit quello lì?"
L'amico lo guarda confuso.
"Chi?" Poi guarda me, ma non fa in tempo a rispondergli.
"Si si! Facciamoci fare la foto da lui, vieni!"
Il gruppo di ragazzi guarda l'amico che si allontana da loro, incamminandosi deciso verso di me. Io lo guardo e non sapendo bene cosa fare resto immobile ad osservarlo.
"Ciao!"
"Ciao..." lo guardo confuso e anche un po' infastidito, come spesso succede a chi ormai è abituato a stare da solo da troppo tempo, ma cerco comunque di essere gentile.
"Scusi se la disturbo, ma lei è Can Divit vero?"
"Si, sono io..." rispondo, senza sapere bene cos'altro dire.
"Io sono un'amante della fotografia, anche io voglio diventare un fotografo proprio come lei e seguo i suoi lavori da anni!"
"Ti ringrazio." Sorrido, ma non aggiungo altro. Anche perché non so proprio cos'altro dire.
"Posso chiederle di farci una foto? Ci sono i miei amici lì e ne sarei davvero onorato se ce la scattasse lei..."
Lo guardo e poi guardo la macchinetta fotografica.
"Va bene!" rispondo infine. Come posso dirgli di no dopo questa dichiarazioni?
"Grazie mille davvero!" Mi passa la macchinetta sorridente e con estrema fiducia me la lascia tra le mani, come forse io non ho mai fatto con nessuno. Ci incamminiamo verso i suoi amici che sorridenti si mettono in posa e aspettano me divertiti e felici di riuscire finalmente a farsi fotografare tutti insieme.
Prendo la macchinetta e dopo averla impostata me la metto davanti agli occhi per inquadrare bene l'immagine che devo immortalare. Appena metto a fuoco però quello che vedo non combacia nemmeno lontanamente con la realtà. Guardo meglio e dietro l'obiettivo vedo lei. Così la abbasso e vedo di nuovo i ragazzi, poi me la rimetto davanti agli occhi e come per dispetto compare ancora lei. Sanem. L'immagine è proprio quella che ho fotografato poco meno di un anno fa: Sanem pensierosa guarda da un'altra parte, senza accorgersi di me, con un piattino in mano e una ghirlando in testa di fiori bianchi fatta proprio con le sue mani. La prima foto che le feci di nascosto, l'unica che non sono riuscito a bruciare quando arrabbiato con lei per aver venduto il suo profumo a Fabri volevo cancellarla dalla mia vita, non riuscendoci ovviamente. Mi blocco e senza scattare nulla abbasso di nuovo la macchinetta, cerco il viso di quel ragazzo che poco prima mi ha chiesto quel semplice favore e gli vado incontro sconfitto, ma anche incredibilmente sicuro.
"Scusami, ma non posso farlo." Gliela restituisco e faccio per andarmene. Ma lui confuso, e da vero fotografo non si arrende e mi segue chiedendomi cosa stia succedendo. Così mi giro e vedendo i suoi occhi dispiaciuti, provo a dargli una motivazione valida a quello che ho appena fatto. Anche se non penso mi possa capire davvero.
"Scusami, ma ho un problema che non saprei nemmeno come spiegarti..."
"Va bene..."
"Però voglio darti un consiglio, se è vero che vuoi fare il fotografo può esserti utile..."
"Ne sarei onorato..." i suoi occhi si illuminano di nuovo e almeno di questo ne sono felice.
"Se vuoi essere un grande fotografo non devi solo saper fare foto, ma devi fotografare quello che ami. Io ho fatto tante foto nella mia vita e ti posso assicurare che quelle più belle sono quelle che ho fatto per amore."
"Qual è stata la cosa più bella che ha fotografato, signore?"
Scuoto la testa e rispondo convinto "Non è una cosa..."
Mi guarda confuso ma, dai suoi occhi percepisco che, contrariamente da quello che pensavo, mi ha capito.
"E' per questo che ha questo problema, non è vero? E' per questo che non riesce più a fotografare nient'altro?"
Lo guardo e gli sorrido, colpito da quella sua sensibilità.
"Diventerai un grande fotografo..." gli dico, e senza aggiungere altro me ne vado via, dirigendomi di nuovo verso la mia barca ancora più consapevole che senza Sanem non mi è rimasto più niente.

1 anno senza Te. 💔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora