MAGGIO

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Sanem:
Sono passate tre settimane da quando Can è andato via e tutto quello che sono riuscita a fare è stato uscire dalla stanza per andare a mangiare in salone con i miei genitori. Lo avrei cercato ancora se solo ne avessi avuto la forza, e sicuramente mi sarebbe tornata se il giorno dopo quella maledettissima sera Emre non mi avesse detto di aver trovato a casa un bigliettino di Can con scritto "Ho lasciato Istambul, non cercarmi. Mi farò vivo io!".
Passo le mie giornate sdraiata sul letto a pensare cosa sia successo, perché siamo arrivati a questo punto, e perché ha scelto di lasciarmi e andarsene via davvero e soprattutto di lasciare la città senza di me. Ma non riesco a trovare una risposta che mi convinca completamente e mi metta finalmente l'anima in pace. Come può un uomo che diceva di amarmi e di volermi sposare andarsene così? E' questa la domanda che più mi affligge e a cui non riesco proprio a dare una risposta.
Guardo il soffitto e la mia testa continua a vagare. Prendo il cellulare che ormai tengo vicino sperando in una sua chiamata improvvisa, ma come ogni giorno non ricevo nulla che riguardi lui. Leggo però che mi sono arrivati diversi messaggi e diverse chiamate a cui ovviamente non ho risposto per scelta: Cey Cey, Yigit, Leyla, poi di nuovo Cey Cey, Ahyan... Ahyan! Appena leggo il suo nome qualcosa si riaccende dentro di me. Mi manca la mia amica. Vorrei tanto averla qui in questo momento, ma anche questo so che non è possibile. Le scrivo un messaggio e pochi secondi dopo il mio cellulare comincia a squillare. E' lei. E per la prima volta dopo tante settimane decido di rispondere a qualcuno, decido di rispondere solo a lei. Restiamo ore al telefono, ma più che altro a parlare è Ayhan. Mi consiglia di uscire, di cominciare con qualche passeggiata e soprattutto di circondarmi degli amici più veri. Cey Cey, ovviamente è lei a nominarlo.
"Sai che lui ti vuole veramente bene, e se lo conosco so che sarà davvero preoccupato per te. Chiamalo, permettigli di starti vicino Sanem, e se non vuoi farlo per te fallo almeno per me. Non posso essere lì e mi sento male per questo, ma con Cey Cey so che anche una parte di me ti starà vicino."
Sorrido per quella dolce dichiarazione, così glielo chiedo spostando per qualche secondo l'attenzione su di lei.
"Ti manca tanto, non è vero?"
"Mi manca lui, mi manchi tu!"
"Anche a lui manchi molto Ayhan..."
"Lo so, ma sai cosa ti dico? Io lo so che siamo destinati, un giorno ci rincontreremo! Lo sento dentro di me e certe sensazioni non possono sbagliare. Dico bene?"
Acconsento, ma non riesco a rispondere. L'ascolto, a tratti non riesco a trattenere le lacrime, poi riattacco ed esausta crollo in un sonno profondo.

Can:
Sono 23 giorni che ormai ho lasciato Istambul e non ne sento per niente la mancanza. Anzi. Più mi allontano e più mi sento meglio. Non è forse questo che ho sempre voluto? Buttarmi tutti i problemi alle spalle e voltare finalmente pagina? E allora perché mi sento così vuoto? Chiedo a me stesso mentre guardo il cielo stellato sopra di me. Le stelle si vedono bene quando sei in barca, soprattutto quando sei a largo mare. Il buio intorno a me mette in risalto la luce delle stelle che senza nemmeno saperlo mi fanno sentire finalmente rilassato. Chiudo gli occhi qualche secondo, respirando l'aria di quel mare che ormai è la mia casa da diverse settimane. Poi improvvisamente li riapro di soprassalto. Come se qualcosa li chiamasse, pretendendo la loro attenzione. Appena lo faccio vedo una luce più forte davanti a me, e il mio sguardo si concentra un po' di più mettendo bene a fuoco quello che dopo tanto tempo è di nuovo davanti a me.
"Lei ha una stella preferita, una stella che di notte guarda di più rispetto a tutte le altre?"
Ed improvvisamente quelle parole mi tornano in mente in un attimo, come per dispetto, come se non bastasse. Come se quei pochi secondi di serenità non mi spettino, perché il mio destino è pensare a lei. Sono destinato a pensare a lei, sempre a lei, solo lei.
"Non ho una stella preferita, come dici tu, ma deduco che tu ce l'abbia. Bene, come si chiama la stella?"
"Si chiama Orione!"
"Ah Orione! Dovevo aspettarmelo da te che una stella non ti sarebbe bastata..."
Ed eccola lì, Orione. Proprio davanti ai miei occhi. E allora mi chiedo, come faccio a non pensarla? Non che mi servano le stelle per pensare a Sanem, alla mia Sanem. Mi chiedo anche se sia giusto pensare sia ancora mia, ma poi allontano quel pensiero perché solo immaginando la risposta ormai ovvia mi sembra di impazzire.
"Ha mai sentito la sua storia?"
"Raccontamela!"
"Volentieri..." Le sue parole mi tornano in mente senza riuscire a fermarle.
"Artemide era bellissima e nessuno usava l'arco meglio di lei. Artemide conobbe un abilissimo cacciatore di nome Orione e se ne innamorò. Tuttavia sua fratello non voleva che coronassero la loro unione e fossero felici insieme perché era geloso, e di nascosto tese una trappola ad Artemide. Le propose una sfida con il suo arco: avrebbe dovuto colpire un bersaglio poco visibile nel mare. Sembrava solo un puntino nell'acqua da lontano, ma in realtà era proprio lui, Orione. Il cacciatore era nell'acqua e contemplava il cielo, ma lei non lo aveva riconosciuto. Prese la mira e scoccò la freccia. La punta trafisse il cuore di colui che amava. Lo aveva colpito a morte. Così Orione morì, lasciando Artemide a suo fratello."
Ripenso a quelle parole e non posso associare ancora una volta questa storia a noi due. Il cacciatore era nell'acqua a contemplare il cielo, come anche io sto facendo. Ma lei non mi ha riconosciuto, non mi ha creduto, e senza saperlo mi ha colpito al cuore ed io, senza dire niente, l'ho lasciata lì, nelle mani di un uomo che in maniera assurda ha escogitato tutto solo per farci allontanare, riuscendoci. Ma Sanem non è Orione, Sanem poteva scegliere, e per un motivo che non riesco ancora a capire ha scelto di non vedermi, di non credermi. Alzo il braccio e con il dito seguo le stelle disegnando come lei mi aveva insegnato, Orione.

Sanem:
Sono in riva al mare, nel nostro posto, ormai da ore. Quel posto che spesso ci ha visto discutere, ma anche scambiarci parole d'amore. E come sempre il mio pensiero è per lui. Alzo gli occhi e non posso non far caso alle stelle questa sera. Sono tante e luminose, e anche se non riesco a capire bene sembra mi vogliano mostrare qualcosa. Mi concentro e come per magia riesco di nuovo a vederla lì, Orione. I miei occhi si riempiono di lacrime, che poco dopo iniziano a scendermi dal viso come ormai sono abituate a fare da tempo. Mi torna in mente quella sera al campeggio, la sera che ha voluto che io gli raccontassi la sua storia, e un brivido mi invade per tutto il corpo facendomi male al cuore. La storia di Orione ci ha sempre un po' rappresentato, soprattutto all'inizio, soprattutto perché per un motivo che non mi sono mai riuscita a spiegare chiunque abbiamo incontrato nel nostro cammino ha sempre cercato di dividerci, anche se alla fine chi ha dato il colpo di grazia alla nostra storia siamo stati proprio noi.
"Lei per amore diete ad un intera costellazione il nome del suo amato che non c'era più."
Mi torna in mente quella frase, e mai come in questo momento mi sento proprio come Artemide. Queste stelle stasera, come ogni cosa nella mia vita mi ricorda Can. Ogni luogo, ogni cosa porta il suo nome. Perché il suo nome è inciso nella mia testa, ma soprattutto nel mio cuore. Soprattutto da quando come Orione per Artemide, Can non è più qui con me. Inizio a tremare e a piangere forte, e mi chiedo quanto ancora dovrò soffrire così. E poi mi torna in mente quella sua risposta:
"Mi hai raccontato di nuovo una storia molto triste... e dove sta Orione, puoi indicarmela? Posso vederla?"
"E' una costellazione luminosissima ed è visibile da qualsiasi parte del pianeta. Aspetti, gliela mostro!"
Mi asciugo le lacrime con le maniche del giacchetta e alzo il braccio, proprio come ho fatto quella sera con lui, e con un gesto automatico collego le stelle disegnandola davanti ai miei occhi, Orione.

1 anno senza Te. 💔Where stories live. Discover now