14. 𝘓𝘢 𝘗𝘢𝘱𝘦𝘴𝘴𝘢

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- Accetto la tua proposta - disse Jimin, posando la mano sulla fotografia e facendola strisciare sul tavolo verso Jungkook.
- Davvero? -
- É uno scatto formidabile, per non parlare del significato che ci sta dietro. Penso che tu ti sia finalmente superato Jungkook - quelle parole erano a dir poco limitanti a confronto di ció che Jimin pensava realmente.
Quando vide la foto per la prima volta, pensó che dovesse trattarsi senza dubbio di un sogno. Mai, nella storia della società coreana si era vista una cosa del genere.
Un uomo vestito da donna. E il ritratto di Taehyung impegnato a bere del preziosissimo alcol da un lungo calice trasparente, non era solo bellissimo. Ma era molto di piú.

Taehyung era l'emblema di un nuovo manifesto rivoluzionario. E poco importava se era evocativo come quelli di Toulouse-Loutrec, o colmo di utopie distopiche come quello di Karl Marx.
Possedeva una sua forza catartica, talmente disarmante da sconvolgere chiunque ci posasse sopra lo sguardo, e non importava se gli occhi del pubblico avrebbero riprodotto espressioni di disgusto o di completa sorpresa.
Come poteva ripudiare un messaggio cosí puro ed essenziale, come abbattere la mascolinità tossica e gli stereotipi di genere, e stare fermo a guardare?

Quello scatto rappresentava sé stessa, Jennie, e Lili Elbe, e tutte le persone che, là fuori, nel mondo, non avevano paura di vivere secondo le proprie regole, scardinando ogni giorno i costrutti sociali inventati dall'uomo stesso.

Quello era il manifesto della rivoluzione.
E chi era Jimin per fermarla?

Dopotutto non importava che se ne parlasse bene o male, ma l'importante era che se ne parlasse.

~

- Chiudi gli occhi, ecco, perfetto - disse Hyejin chinandosi sopra il viso di Jimin con un kajal nero fresco di botique.
- Porta pazienza ancora un po', ho quasi finito -

Jimin sentiva distintamente la pressione della matita nera sulla palpebra, che strisciava e strisciava, imprimendogli quelle bellissime sfumature, tipiche di una mano esperta che riproduceva quel trucco tutti i giorni.

Alla fine aveva ceduto. Sotto consiglio di Hoseok, si era confessato anche con sua moglie. Non pensava che dopo aver compiuto il grande passo con il suo migliore amico, svelare quel segreto ad un'altra persona sarebbe stato più facile del previsto. Forse perché Hyejin era una donna, e tutto sembrava più facile nel confessare quel gigantesco sigillo che la caratterizzava.

Quando le paure divennero parole, Hyejin la abbracció. E non fu per pietà, e nemmeno per tristezza. Sembrava quasi che volesse donargli solamente il suo supporto, come se fossero state amiche da una vita.
E quando vide le lacrime chiare solcare le guance della ragazza, Jimin si trattenne per non far sgorgare le sue.
- Non dovresti piangere dopo una rivelazione simile - le disse Jimin, prendendole una mano per confortarla.
- Non è questo - Hyejin riuscì a sorridere, nonostante gli occhi lucidi di pianto.
- È il coraggio che hai avuto nel raccontarmi, nel raccontarci, la tua storia - rispose, con il suono delle lacrime incastrata in gola.

Quando Hyejin finì di impreziosirle il volto di colori e brillanti, la fece alzare e la condusse davanti allo specchio principale della sala, incitandola a tenere gli occhi chiusi per non rovinarsi la sorpresa.
La moglie di Hoseok le aveva gentilmente prestato un abito color rosa pastello, scampanato e all'altezza del ginocchio. Era anche riuscita a trovare un paio di scarpe col tacco che potessero andarle bene, nonostante la taglia più piccola di un numero.

- Puoi aprire gli occhi - Jimin non aspettó un secondo in più.
Quando li spalancó, giuró che qualcosa si fosse rotto dentro di lei. Non seppe cosa, non aveva idea di che cosa potesse essere quel sentimento agognante che le aveva incrinato il cuore. Non era il vestito e nemmeno il kajal sopra le palpebre, chè Jennie era già abituata a vedersi così, - forse in forma meno raffinata di quella - , nel riflesso del vetro della sua camera, lontana da occhi indiscreti.
Probabilmente era il riflesso delle due persone che si trovavano alle sue spalle, che la guardavano come se fosse il loro orgoglio più grande.
Hoseok, con le lacrime agli occhi, che non faceva nulla per nasconderle, ed Hyejin, con il sorriso più radioso che Jimin le avesse mai visto ricamato sulla bocca graziosa.

𝘗𝘦𝘳𝘭𝘦 𝘦 𝘳𝘰𝘴𝘴𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘢 || 𝒗𝒌𝒐𝒐𝒌Where stories live. Discover now