6. 𝘚𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘚𝘱𝘢𝘥𝘦

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Quella sera Jungkook aveva imparato tante cose su Taehyung.
Aveva una passione tremenda per la vecchia musica, aveva sempre voluto provare la cucina thailandese, sapeva leggere i tarocchi, sua nonna era stata la donna più importante della sua vita, e specialmente, non aveva mai conosciuto i suoi genitori.
Così si era ritrovato fin da tenera età a condividere il tetto con la nonna, Jein, e il cugino Yoongi.
Gli aveva chiesto se sentiva la mancanza dei suoi. E la risposta fu che non potevi sentire la mancanza di qualcosa che non conoscevi.
- Mia madre è sempre stata nonna Jein, mio fratello è sempre stato Yoongi -
- Certo, della nonna sento la mancanza. Come potrei non sentirla? È stata madre, nonna, amica. Un'insegnante di vita - aveva risposto Taehyung.

Ora, che mancava poco al momento di salutarsi, Jungkook si trovó pietrificato. Non voleva che quel momento finisse.
Lì, al Bon Ton, attorniato da buona musica, provocanti ballerine di burlesque, alcol e ammaliato dalla dolce compagnia di Taehyung, era in uno stato così profondo di amniotica pace da sembrare surreale. Non che la situazione in sè fosse tranquilla; tutto il contrario. Yoongi e Hoseok erano impegnati a cantare Great King Rat dei Queen, uscita nelle radio internazionali proprio qualche settimana prima, entrambi con un bicchiere in mano talmente pieno che rischiava solo di sfracellarsi al suolo. Jimin li guardava ridendo, il sorriso nascosto dal mojito che si stava gustando. Fu preso contropiede quando una ballerina gli si avvicinó e cominció a danzargli accanto per catturare la sua attenzione. Nemmeno le luci basse del locale riuscirono a nascondere il porpore che sbocció sulle sue guance.
Taehyung invece sembrava perso nei meandri della sua testa, come se, tutto ad un tratto, tutti i problemi del mondo fossero crollati di peso sulle sue spalle, e lui non avesse abbastanza forza per liberarsene.

- Se ho detto qualcosa di sbagliato o sono stato indelicato, ti chiedo di perdonarmi - sbiascicó Jungkook, il tasso alcolemico che gli faceva arricciare la lingua un po' troppo spesso quando parlava.
- Tutto il contrario Jungkook. A volte mi capita di perdermi un po' -
- Non c'è nulla di male -
- Mi sembra di fare la figura del pazzo - al castano uscì una risata forzata, tentando di sdrammatizzare la situazione il più possibile.
- Pensare è lecito e porsi domande è d'obbligo. Non sei pazzo Taehyung - il ventiquattrenne sorrise, in un vano tentativo di nascondere la sua genuina espressione.
- Domani a che ora? E cosa faremo? - chiese il futuro modello al fotografo.
- Direi di vedersi allo studio verso le tre. Il primo photoshoot saranno degli scatti di te da nudo, ricoperto da foglie di vite... -
- Nudo!? Mi prendi in giro!? Sono un "modello" da neanche dieci secondi e già devo mostrare le grazie ad un mezzo sconosciuto? - Taehyung partì in tromba, gli occhi talmente sgranati che Jungkook aveva paura che potessero cadergli dal cranio.
- Taehyung... - il fotografo aveva già abbozzato un mezzo sorriso.
- Cioè questa è oggettificazione del corpo maschile! Ma sarà? - ora il ragazzo accanto a lui capì davvero cosa intendeva per "quando bevo, comincio a parlare a vanvera" perché Taehyung era diventato così irruente da sembrare un treno deragliato fuori dalle rotaie.
- Taehyung aspetta - inutili furono le sue parole e la danza delle sciocchezze continuó ancora per un paio di minuti, finché Jungkook non si alzó dalla sedia, la giró, e la posizionó davanti a quella di Taehyung. Gli prese il volto fra le mani, così che i loro sguardi non potessero fare altrimenti che guardare l'uno negli occhi dell'altro. Taehyung ammutolì di colpo e Jungkook sorrise.
- Taehyung. Ti stavo prendendo in giro, ok? Stavo scherzando - un riso di sottofondo, sgusciato fuori dalle labbra di Jungkook, sdramattizzó la situazione.
- Oh. Oh ok - Taehyung annuì piano, il porpore sulle gote così invadente da paragonarlo ai led dei locali a luci rosse.
- Domani dovrai indossare semplicemente una marea di vestiti e io scatteró delle foto, niente di impossibile - Jungkook tentava in tutti i modi di rassicurarlo e placare il suo cuore galoppante.
- Dopotutto sono lì per quello - rispose.
- Esatto, perció non farti delle paranoie e vedi di divertirti, va bene? - il castano annuì sorridendo.
- Dici che ci divertiremo? -
- Non ne hai la minima idea - e quando entrambi si guardarono, per carpire l'espressione e l'umore reciproco, si sorrisero, già pronti a pregustarsi con l'immaginazione ciò che sarebbe avvenuto l'indomani.

𝘗𝘦𝘳𝘭𝘦 𝘦 𝘳𝘰𝘴𝘴𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘢 || 𝒗𝒌𝒐𝒐𝒌Where stories live. Discover now