20. 𝘓'𝘈𝘱𝘱𝘦𝘴𝘰

825 110 110
                                    

- Dobbiamo parlare, che ne dici? - disse Jennie squadrando la ballerina.
Artemis d'altro canto, sembrava su un altro pianeta. Il solo impatto visivo nel vederla, lì, in piedi davanti a lei, era abbastanza per frastornare le ultime credenze che portava appresse nel suo cuore.
Era disposta a rinunciare alla parte più vera di sè stessa per far trionfare l'amore che provava per Mise?
Era giusto rinnegare il suo essere donna pur di continuare ad amare quella ragazza sotto le spoglie di finto uomo? Sotto le spoglie di Park Jimin?

Non esisteva una soluzione capace di regalarle entrambe. Avrebbe perso lo stesso, qualsiasi fosse stata la sua scelta.

- Jimin? - Artemis posó i vetri che aveva in mano sul bancone. Nel sentire quel nome, la donna sorrise. Non perché ci fosse qualcosa di divertente o ironico, ma sorrise nell'amarezza del dolore, nel constatare che quel nome non le apparteneva più, ma che sentirlo pronunciare dalla bocca di altri individui, aveva ancora il potere di ferirla, di piegarla.

- Meriti una spiegazione Artemis. È l'unica cosa che ti chiedo, poi, se non vorrai più vedermi, lo accetterò - quanto le costava ammetterlo! Era frustrante persino pronunciare quelle poche parole, come avrebbe potuto dirle tutto ciò che meritava di sapere?

- Ma non accetterò andarmene via di qui senza che tu sappia la verità -
aspettó che Artemis reagisse. Le sarebbero andate bene anche una sfuriata, delle urla, un misero va bene per constatare la realtà dei fatti.
Quando alzó lo sguardo sulla ballerina, Mise fece solo un breve cenno con il capo.

Le fece un cenno con la testa, indicandole la porta dietro di lei, i riccioli ossigentai che le ricadevano sul volto ad ogni movimento.
Si ricordava quel piccolo sgabuzzino da quel giorno in cui Hoseok l'aveva trascinata lì per raccontargli la verità. Paradossale che dovesse tornarci esattamente per lo stesso motivo.

Artemis si accomodó sopra una scatola di cartone, contenente i rifornimenti di bicchieri e calici, che, puntualmente ogni sera finivano frantumati sul pavimento dalle mani degli urbiachi.

- Ti ascolto - la ballerina aveva poggiato una mano sotto il mento, guardando l'altra donna scacciare la tensione con gesti spasmodici dei polsi.
Jennie aveva il respiro pesante. Finalmente il momento che si era pregustata solo con l'immaginazione era arrivato. Sperava tanto che il suo cuore ne sarebbe uscito indenne.

- Avevo intenzione di dirtelo da tanto, tanto tempo Mise - cominció la donna. Era talmente nervosa che non riusciva nemmeno a sedersi da qualche parte. Il suo corpo aveva bisogno di scaricare la tensione, e ció implicava camminare avanti e indietro in quel minuscolo buco.

- Non è una cosa facile da dire. Non mi aspetto nemmeno che tu capisca - prese un grande respiro, sentendo la cassa toracica e l'addome espandersi. Era inutile girarci attorno, tanto valeva strappare il cerotto, brutalmente, sperando che non avrebbe causato troppe conseguenze. Puntò il suo sguardo sulla ballerina e la verità venne a galla.

- Io sono una donna, Artemis - ecco, l'aveva detto. L'aveva detto ad alta voce! Artemis non aveva un'espressione scioccata, tantomeno disgustata, sembrava semplicemente sorpresa di averla sentita senza peli sulla lingua.

- Lo so, sembra inconcepibile. Sono nata nel corpo di un uomo Mise. Sono intrappolata in un corpo che non mi appartiene. Questo... - disse indicando il suo involucro - non sono io - Jennie sentiva le lacrime in gola, conscia che quella realtà sarebbe stato l'ostacolo con cui avrebbe dovuto lottare per tutta la sua vita.

- Per ora, la donna che sono, vive solo nella mia testa. Io mi sento una donna, sono una donna. Come te Artemis. Siamo stati abituati a pensare che il corpo con cui nasciamo debba definire le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre decisioni. Che al mondo esiste qualcosa che è solo per donne, o solo per uomini, ma non è così. Se mi sentissi un uomo e avessi la passione per i tacchi, pensi che il mondo me lo lascerebbe fare? - chiese Jennie guardando la ragazza dritta negli occhi.

𝘗𝘦𝘳𝘭𝘦 𝘦 𝘳𝘰𝘴𝘴𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘢 || 𝒗𝒌𝒐𝒐𝒌Where stories live. Discover now