CAPITOLO 6 (Stiles P.O.V)

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Stiles si risvegliò con la gola secchissima. Sentiva la lingua ruvida che richiamava acqua. Cercò di non pensarci. Non riusciva a ricordare bene cos'era accaduto prima che perdesse i sensi. Ah si. L'uomo dopo la telefonata gli avava tirato una mazzata in testa. Si accorse improvvisamente del mal di testa e si guardò la spalla dove aveva appoggiato la testa mentre era svenuto. Era sporca di sangue. Perfetto, pensò. Un'altra botta così e non si sarebbe più risvegliato.

Quanto era passato? Un paio d'ore? Forse 5? Non poteva dirlo. A quel punto sentì dei passi che si avvicinavao alla porta chiusa. Si risistemò nella posizione che aveva prima e fece finta di non essersi svegliato. Sentì qualcuno aprire la porta. I passi lenti si fermarono sulla soglia con un cigolio della porta. Un sospiro esasperato. Passi che si avvicinavano.

"Stiles" la voce era dell'uomo "Svegliati"

Stiles rimase immobile, doveva pensare che stesse dormendo davvero.

"Stiles! Svegliati!!!"

Stiles fece finta di svegliarsi di colpo. Gli occhi dovettero davvero abituarsi alla luce che l'uomo aveva acceso.

"Buon giono" disse l'uomo "Dormito bene?"

"Si ed è un miracolo perchè non riesco mai a dormire la notte"

"Si e tuo padre sarebbe così orgoglioso della sua spina nel fianco" Stiles fu particolarmente ferito da quelle parole. "Ho fatto un po' di ricerche su di te, Stiles. Quanto sei costato a tuo padre? Eh? Sangue sudore e lacrime. Ha messo tutto se stesso e tu come lo ripaghi? Lui ti odia. Non ti ha mai sopportato davvero. Forse non dovrei ucciderti. Non ce ne sarebbe bisogno. Dovrei solo fargli del male fisico. L'unica persona che amava è morta. Sotto i suoi occhi. Sapendo che era tutta colpa di uno stupido, iperattivo, piccolo ragazzino." Lentamente gli occhi di Stiles si riempirono di lacrime. Ricordò tutte le volte in cui suo padre gli ha urlato dietro. Il modo con cui lo guardava, quasi deluso. Ricordò ogni volta che lo sentiva in cucina piangere con un bicchiere in mano.

L'uomo si mise a ridere. "Beh, dato che di te non gliene frega a nessuno, perchè se no, sarebbero gia venuti qui, posso ucciderti e poi uccidere tuo padre."

Stiles rimase in silenzio, fissandolo con gli occhi pieni di lacrime. L'uomo si voltò come per andarsene

"Cosa ti ha fatto mio padre perchè tu voglia uccidelo e uccidere suo figlio?"

L'uomo si fermò di colpo. "Mia moglie e mio figlio erano in macchina con me quando è successo. Stavamo tornando a casa. Sentii le sirene della polizia, e mi accostai. Una macchina rossa sfrecciava a tutta velocità, e un'auto della polizia la inseguiva. Poi l'auto rossa si fermò e così l'auto della polizia. Prorio davanti a noi. Io scesi e chiusi dentro la macchina mia moglie e mio figlio, che aveva più o meno la tua età. Dall'auto rossa scese un uomo, e dall'auto della polizia tuo padre. Lo aveva a tiro, impugnava una pistola gia carica, e minacciò l'uomo. Quest'ultimo indietreggiò e inciampò nella mia auto, sul cofano. L'uomo imprecava e minacciava di uccidere tutti. Tuo padre reggeva tra le mani tremanti la pistola. E poi fece fuoco. Più volte. Colpì l'uomo, che cadde a terra con un tonfo. E dietro di lui, c'era il parabrezza della mia auto rotto. Corsi alla macchina gridando il nome di mia moglie. Mi ero dimenticato di averla chiusa. Così l'aprii. E dentro c'era mia moglie e mio figlio morti con un colpo di pistola alla testa e al petto. Lei aveva cercato di aprire l'auto ma era chiusa e fece da scudo a mio figlio, che però fu colpito lo stesso." Fece una pausa mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia rugosa "Tuo padre sparò senza pensare che nell'auto c'era una donna e un ragazzino. E li ha uccisi." La sua voce diventava sempre più forte e fremente dalla rabbia. Stiles era sbalordito. Non sapeva cosa dire, o cosa fare. Gli occhi iniziavano a bruciare. Voleva piangere, ma non aveva acqua in corpo.

"Mi-mi dispiace. Io non lo sapevo" disse con un filo di voce. L'uomo si girò di colpo. Era rosso in viso e bagnato.

"Certo che non lo sapevi stupido ragazzino! E come potevi?! Tuo padre è un vigliacco e non sa prendersi le sue responsabilità!"

Stiles si sentiva ferito da quelle parole, anche se sapeva che suo papà era un po' nel torto.

"Non osare parlare così di mio padre! Lui ha sbagliato. E' umano. E mi dispiace per quello che è successo, ma non puoi vendicarti in questo modo! E' sbagliato!!"

L'uomo non disse niente. Lo fissava con rabbia, come se stesse ribollendo dentro di lui. Poi si voltò verso la porta e corse fuori. Stiles rimase sbigottito. Non riusciva neanche a star dietro ai suoi pensieri. L'uomo ritornò con un strano aggeggio un ferro che avvolgena le dita come anelli accuminati legati tra loro, e purtroppo Stiles sapeva cos'era.

"Sai cos'è questo Stiles?" Chiese aggiustandoselo tra le dita. "Si chiama tirapugni, immagino che tu sappia a cosa serva" Un ghigno comparve sul suo viso addolorato, come se fargli del male lo facesse sentire meglio. L'uomo si avvicinò al ragazzo completamente indifeso e gli sferrò un pugno nel petto. Stiles sentì un dolore atroce che come le increspature dell'acqua si diffondeva in tutto il corpo. Si muoveva sulla sedia cercando una posizione comoda. L'uomo lo colpì ancora, questa volta sul viso. La mandibola scricchiolò sotto il suo pugno. Si allontanò dal corpo del ragazzo che cercava in tutti i modi di non urlare. Si tolse il tirapugni dalle dita e, con grande sorpesa per Stiles, l'uomo sciolse la corda che lo legava. Anche se Stiles non aveva molte forze, si tirò subito in piedi e si slanciò verso la porta. Ma l'uomo fu più veloce di lui e chiuse la porta. Stiles in quel momento capì. Lo aveva liberato solo per colpirlo di più.

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