7° turno - Il giorno più bello di Severus Ikari

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La sua immagine (Heinrich Heine)

Ero in cupi sogni,
fissavo la sua immagine,
e il volto amato
prese per incanto a vivere.

Sulle sue labbra si dischiuse
un mirabile sorriso.
Come per lacrime di nostalgia
brillavano i suoi occhi.

Anche dalle mie guance
scorsero le lacrime.
E, ahimè!, non posso credere
di averti perduta!


I° posto a pari merito

Il giorno più bello di Severus Ikari

Morto. Un morto che cammina senz'anima e cuore, un vuoto involucro di niente dove le catene del dolore stanno spezzando ogni mio respiro.

Sento le fiamme avvolgermi il corpo, la carne che mi brucia.

Vorrei che la mia vita finisse ora.

"Vattene via da qui!" parole perentorie senza neanche guardarmi negli occhi del tutto gonfi di lacrime.

Avrei voluto dirgli che mai avrei sciolto quell'abbraccio, che mai avrei lasciato quegli occhi di delicata erba fresca, ma nessuna parola mi uscì dalle labbra, soltanto lacrime e silenzi, singhiozzi e dolore.

Sono qui, in questa casa, da solo e il senso d'incapacità s'impossessa pian piano di me, un'inquietudine che mi sale lungo la schiena.

Quando ti senti impotente la rabbia ti assale, un fremito che ti oscura la vista, un arido deserto dove non basta una miriade di miraggi a toglierti la sete.

Mi rivedo immobile in quella stanza mentre i tuoi occhi avevano smesso di guardare il mondo, un incantesimo rotto dal pianto di un bambino.

Un lampo squarcia la notte, non riesce a rompere l'oscurità che circonda il mio essere, un forte clangore risuona nella stanza, propagandosi nella mia testa. Una strana sensazione cresce in me ancora con più intensità, un'erba maligna che mi avvolge togliendomi ogni respiro.

Brandisco la bacchetta come se fossi un cavaliere d'altri tempi pronto a combattere le ingiustizie dell'umanità, ma non sono un cavaliere, sono soltanto un mostro, non combatto contro i mali del mondo, uccido gli innocenti.

Ho ucciso te.

Getto quest'inutile pezzo di legno e per un istante il tempo si ferma, un lungo istante in cui la rabbia per la mia inutilità scorre nelle vene avvelenandomi la carne.

Con furia cieca distruggo ogni cosa attorno a me nella speranza che tutto questo mi aiuti a non pensare, ma è uno sfogo che dura l'attimo di un battito d'ali di un'aquila, che vola alta nel cielo, libera nell'aria solo sua.

Come te.

Voli nel cielo guardandomi con disgusto, come merito di essere visto.

Forse non mi osservi neppure. Ed è meglio così.

Osservo i resti di quella che era la mia camera, osservo un dolore che non si placa. Un amore che non muore. Una vita dispersa tra le dita.

Questa bestia dentro di me non arresta il suo furore, ma cerco di recuperare la bacchetta: il disordine non mi ha mai aiutato, il pensiero di ogni cosa rimessa nel suo preciso ordine acquieta un poco il mio animo ferito.

La vedo immobile tra l'armadio distrutto e il senso d'inutilità s'impossessa nuovamente di me, ma dura l'attimo di un respiro, un attimo in cui i miei occhi si posano su di te.

Su di voi.

Nel mio cuore però ci sei solo tu, l'amore mi rende cieco di ogni altra persona.

Tra le mani un amore che non ho mai conosciuto, due volti attraversati da una felicità che mai è stata mia.

La poesia ispira la prosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora