2° turno - Nulla di più di Severia

14 3 1
                                    

2° turno - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Cesare Pavese)

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


1° posto a pari merito - Nulla di più di Severia

"Mamma, che cos'è la morte?"

"Perché me lo domandi, Severus?"

"Ti ho sentito dire a papà che il nostro vicino, il signor Spencer, è morto."

La donna si prese alcuni istanti per riflettere poi, portandosi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, rispose al figlio:

"La morte è quando ti addormenti e non ti svegli più."

"E dormi per sempre?" chiese il bambino sorpreso.

"Sì, per sempre."

"Anche i maghi muoiono?"

"Sì, Severus, anche i maghi."

"E non c'è un incantesimo che li possa risvegliare?"

"No, non c'è."

Severus corrugò la fronte e si fece pensieroso.

"Mamma," riprese poco dopo. "Cosa succede prima di addormentarsi?"

"Non lo so. Forse, rivedi tutta la tua vita e le persone a cui hai voluto bene."

"Allora non è brutto morire."

"No, non credo. Però, non devi fare questi pensieri, adesso: sei giovane e la morte è una cosa che non ti riguarda. Tu vivrai una vita lunga e felice, sarai un grande mago e, quando sarà il momento, ti addormenterai sereno."

Il bambino si tranquillizzò e uscì a giocare: aveva tutta la vita davanti e avrebbe pensato alla morte soltanto quando fosse diventato vecchio.

Mia madre si sbagliava.

Sin da quando ero giovane, ho convissuto con la morte: l'ho procurata, l'ho guardata negli occhi, ne ho assaggiato il sapore sulle mie labbra e l'ho vista scorrere sulle mie mani; la morte è sempre stata al mio fianco, di giorno e di notte, compagna silenziosa e insaziabile. Ne conoscevo il potere e ne avevo timore, eppure non riuscivo a liberarmi di lei.

La tua morte ha cambiato le cose e mi si è rovesciato addosso il peso di tutto ciò che avevo fatto. Da quel momento, ho iniziato a desiderare la morte per me stesso, ad ambirla come un premio inseguito e desiderato; ho implorato la morte perché venisse a liberarmi dal mio dolore, dai miei rimorsi e dal pensiero di te. La morte, però, mi ha beffato e ha lasciato che scontassi i miei errori uno per uno, macerandomi nel dolore. Per quanto mi sia impegnato in questi anni, so che quanto ho fatto non basta a salvare la mia anima.

Ora, finalmente, la morte sta arrivando: la sento strisciare lenta verso di me. Ho forse saldato il mio debito?

Mia madre aveva ragione: non è brutto morire; è come addormentarsi e non sentire più niente. Il nulla, il non essere: qualche cosa che non può essere spiegato né immaginato.

Ed ecco, viene la morte ed ha i tuoi occhi: mia madre aveva ragione anche su questo.

Rivedo i tuoi occhi, così come li ho visti ogni giorno, per tanti anni: anche quando credevo di averli perduti per sempre, sono ritornati da me, delizia e tormento, inganno ed illusione.

Rivedo i tuoi occhi in questo momento ed è come se tu mi fossi venuta a prendere, per accompagnarmi e scendere insieme là dove tutto è silenzio e noi smettiamo di essere ciò che eravamo, là dove anche il dolore è muto e nulla è come la conoscevamo noi.

Sono silenziosi i tuoi occhi e non capisco se in loro vi è odio o perdono. Che cosa gridano i tuoi occhi muti? Qualche cosa che io non posso comprendere.

Amore mio, ora che ci rincontriamo, potrai perdonare i miei sbagli?

Vorrei poter ritornare bambino e sedermi sul prato con te, sfiorare la tua mano e ridere insieme. Rivivere l'età dell'innocenza, se mai c'è stata una per me. Vorrei vivere questo sogno, durante il mio eterno sonno di morte.

Vedo i tuoi occhi per l'ultima volta e sarà come smettere un vizio, il bisogno morboso di quanto è per noi nocivo; un capriccio, un'abitudine così radicata, da non poter essere fermata se non dalla morte.

Rivedo i tuoi occhi, amore mio e non potevo sperare nulla di più.

La poesia ispira la prosaWhere stories live. Discover now