2. Prologue [2/2]

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Il sesto giorno dopo il suo arrivo nel 1976, Harry si svegliò con un forte mal di testa.

"No, stai ferma. Peggiorerai solo le cose se ti muovi." Il viso senza età dell'Indicibile Rosewood si affacciò nella sua visuale, l'espressione dura scolpita nella pietra. "Sarà più semplice se stai giù."

"Cosa mi avete fatto?", biascicò Harry girandosi di lato, cercando di acquietare il dolore che la luce della candela sul comodino le procurava.

"Niente di particolare, Lucy. Ora chiudi gli occhi e riposati, non ti fa bene agitarti tanto. Ti prometto che tra qualche ora starai benissimo."

Harry gemette e premette forte i pugni sugli occhi. "Mi avete drogata." Ispirò violentemente, digrignando i denti. "Mi avete drogata, non è così? Cosa mi avete fatto?"

"Nulla di cui non avessimo già discusso, Lucy."

Harry si rotolò sul letto, gli occhi ancora chiusi, e cercò a tentoni la sua bacchetta.

"Dovresti rimetterti a letto, sei debilitata. Hai bisogno di riposo."

Harry ringhiò e solo in quel momento schiuse le palpebre. Dapprima rimase accecata, poi vide la figura austera di Mabel Rosewood in piedi davanti al suo letto, i contorni così sfocati e deformi che sembrava stesse guardando attraverso una lente obliqua. "Cosa mi avete fatto!?"

"Te l'ho detto, Lucy..."

"Smettila di chiamarmi così!" Gridò a quel punto Harry e gettò le gambe oltre il suo letto, volendo allontanarsi quanto più possibile da quella donna diabolica. Tremava moltissimo e la testa le doleva quasi al pari di uno degli attacchi mentali di Voldemort, ma strinse i denti e puntò la bacchetta contro la donna. "Il mio nome non è Lucy!"

"Ed è qui che ti sbagli", sussurrò piano l'Indicibile Rosewood mentre la sua ombra inghiottiva la sua figura, diventando sempre più grande e minacciosa. "Perchè tu da questo momento in poi non sei nient'altro che Lucy Harrison, una bambina senza famiglia, senza casa e senza nulla tra le mani se non quello che sei disposta a costruirti qui, in questa nuova vita."

"No", singhiozzò Harry, trattenendo a stento le lacrime che minacciavano di fuggire via. Il mal di testa e la rabbia la stavano velocemente privando della ragione, non riusciva a pensare ad altro che a quel nome così estraneo ripetuto sulle labbra di quella donna altrettanto estranea. E minacciosa. "Non è vero."

"È meglio che tu impari a conviverci, Lucy."

"Mi chiamo Ha—!", ma il suo nome si bloccò in gola ed Harry quasi si strozzò. Il dolore alle tempie sembrò farsi ancora più sordo e peggiorò sempre di più mentre cercava di pronunciare il suo nome, quello dei suoi amici, della sua famiglia. Tutto invano. Guardò Rosewood con le lacrime agli occhi, rabbiosa ma al tempo stesso stanca. "Cosa mi avete fatto?"

Mabel Rosewood camminò piano verso di lei, per poi fermarsi al suo fianco. Le poggiò dolcemente una mano sulla schiena e la condusse a letto, dove Harry si sdraiò, senza la forza di ribellarsi.

"Abbiamo fatto quello che doveva essere fatto", disse con tono affabile, quasi come se stesse cercando di spiegare una sciocchezzuola ad un bambino capriccioso. "Ma è meglio se non testi troppo questa nuova situazione: più persisti, più farà male, finchè non lo farà più." E lì lasciò che una breve pausa sottolineasse la gravità delle sue parole. Poi continuò questa volta con tono più dolce, quasi comprensivo. "Posso solo immaginare quanto spiacevole possa essere questa condizione per te, ma è ciò che andava fatto. Dopotutto è pericoloso che qualcuno che sa troppo per il suo bene se ne vada in giro in un'epoca diversa, soprattutto un'epoca tanto delicata come questa. Forse è anche molto più pericoloso per te che per gli altri. Vedilo come un modo per proteggerti."

Beyond the Veil    (Snarry - Fem!Harry)Where stories live. Discover now