Capitolo 2

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Appena il sapone finì di scorrere dai miei capelli uscii dalla doccia e presi l asciugamano che aveva ancora l odore di Stefan. Il suo profumo era così forte che quasi mi girava la testa.

Infilai una canotta bianca e un paio di pantaloncini di jeans blu scuro, raccolsi i capelli in una coda sinuosa e leggera e uscii dalla stanza.

La sala dell'albergo era molto grande, ma non mi serviva scorrere gli occhi tra i tavoli per sapere dove si erano seduti gli altri. L odore di Stefan mi guidava.

Entrai in sala con molta calma e vedi gli occhi di quei pochi ragazzi presenti in sala su di me, e sentivo la gelosia delle loro compagne affiorare in loro. Mi scappò un sorriso da tanta attenzione.

Appena arrivai al tavolo mi accomodai sulla sedia tra Dario e Lara che mi sorridevano.

Lara: Buon giorno.

Io: Buon giorno. Come vi sentite?

Lara: o molto bene grazie e tu?

Io: bene. Anche se ho fame.

Un cameriere di all'incirca 30 anni mi si avvicinò con un blocchetto e una penna aspettando che io gli dicessi cosa doveva portarmi. Notai gli occhi di Stefan su di me. I suoi occhi mi scrutavano curiosi.

Io: prendo un cornetto grazie.

Dario: allora avete dormito bene?

Stefan: non abbiamo dormito molto...

Alzai gli occhi e lo guardai piena di vergogna. Come gli era venuto in mente di dire in due parole quello che avevamo fatto la sera prima in camera. Fuori distratta però dal cameriere che mi chiese di spostare il braccio per posare il piatto con il cornetto sul tavolo.

Io: Grazie.

Mangiavo piano e contro voglia. Pensai che forse quel cornetto non era buono e quindi dopo due morsi lo lasciai nel piatto.

Stefan: Dario oggi io e Kira usciamo, voglio portarla nel bosco a fare un giro.

Dario: noi no, rimaniamo qui. E comunque non puoi portarla ora nel bosco, sai ci sono coppie di umani qui.

Stefan: la settimana è finita e se ne andranno tutti a casa dopo colazione, e quelle due o tre coppie che rimarranno sono solo vecchi.

Dario: Fa come ti pare. Ora mai mi sono arreso con te.

Stefan: bene. Aspetteremo qui seduti.

Il tempo scorreva lento e Lara e Dario continuavano a parlare, mentre Stefan mi tenevo gli occhi addosso senza muoversi di un centimetro. Vedevo la gente diminuire con il passare dei minuti fino a quando in sala rimanemmo solo noi.

Stefan si alzò di scatto e mi allungò la mano per farmi alzare.

Stefan: bene. Noi andiamo. Dite al cameriere che non torniamo per pranzo e che non entri in camera a sistemare, e lasciategli la mancia.

Poi mi fissò.

Stefan: andiamo?

Mi alzai e gli presi la mano. Il suo tocco mi faceva sempre uno strano effetto, anche se era molto più leggero rispetto a quando ero umana. Uscimmo dall'hotel e lui mi fece segno di restare vicino alle porte scorrevoli lasciandomi da sola.

Restai da sola e notai che il mio corpo stava iniziando a mettersi sull'attenti. Iniziai a vagare con gli occhi per il bosco fino a fissare un punto preciso. Vedevo due uomini di spalle con un grosso mantello nero.

Io: Stefan...corri.

I miei occhi non si spostarono di un millimetro perché sapevo che altrimenti li avrei persi. Appena il suono della mia voce pronunciò "Stefan" i due si voltarono e iniziarono a camminare verso di me schivando i grossi rami e le radici che uscivano dal terreno senza alcuna fatica.

Stefan: cos che? Stavo parlando con il tipo delle auto a noleggio per attraversare il bosco. Spero che sia una cosa importante.

Ma non lo risposi. Continuavo a fissare i due uomini che continuavano a camminare piano.

Stefan: ma cosa stai....? O mio Dio.

La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora