capitolo 11

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Geremia mi trascinò fino a giù in cucina e mi spalancò la porta per farmi entrare. Gli sorrisi ed entrai. Stefan, Dario, Lara e Aiciel erano seduti intorno al tavolo già apparecchiato e con la carne cruda nei piatti. Appena i miei occhi videro quelli di Stefan non vuoi capace di trattenermi. Gli corsi in contro è lui si alzò di scatto accogliendomi tra le braccia forti. Immerse il naso tra i miei capelli e mi baciò la fronte.

Stefan: mi sei mancato.

Sentivo il suo sorriso contro la mia fronte. Tornai a guardarlo e lo baciai.

Stefan: ciao anche a te. Avanti siediti.

Mi Voltai verso il mio posto è notai Geremia fissare il suo piatto con gli occhi cupi e il volto privo di espressione. Sapevo benissimo che il suo cambiamento di umore era dovuto al bacio con Stefan, ma non potevo fare molto per lui. Anche se quando vidi il suo volto ci rimasi molto male.

Aiciel: allora Kira oggi ti sei rilassata?

Dario e Lara mangiavano senza fiatare e Stefan mi fissava con la coda dell'occhio. Geremia invece non mangiava e la carne nel suo piatto era ancora intera.

Io: certo.

Stefan tornò a mangiare rivolgendo lo sguardo alla carne e Lara sorrise. Riuscivo a sentire la tensione nell'aria e ciò mi dava fastidio. Non c era motivo di tutta quella tensione.

Io: Dario perché non mi hai detto che a salvarmi è stato Geremia.

Dario fece un colpo di tosse lasciando cadere la forchetta sul tavolo. Stefan e Lara restarono a fissarlo stupiti mentre Aiciel mangiava e Geremia mi aveva puntato gli occhi addosso.

Dario: io non...chi...quando glielo hai detto?

Geremia: oggi.

Dario: perché??

Geremia: gli ho spiegato il perché i miei occhi cambiano colore, e siamo arrivati al giorno dell'incidente aereo.

Aiciel si fermò e bevve un sorso di sangue dalla bottiglia in plastica poi ci fisso tutti.

Aiciel: sentite. A me non frega un cavolo dei tuoi occhi o di Dario che non ti ha salvato o di Stefan che è geloso, mi interessa che sono passati 4 giorni e Kira non ha ancora sviluppato nessun potere.

Tutti restammo in silenzio e io ero l unica che lo stava fissando. I suoi occhi castani inchiodarono i miei. La sua bocca era stretta in una linea dura e seria e i suoi capelli neri erano cresciuti rispetto al giorno in cui lo avevo conosciuto.

Aiciel: domani ti allenarti tutto il giorno e non voglio sapere niente, non voglio scuse ne imprevisti. Sono stato chiaro?

"Come osa?"

Io: non parlarmi in questo modo.

Aiciel mi fissava senza battere ciglio. Era serio, ma comunque non poteva, anzi non doveva parlarmi in quel modo.

Io: Aiciel non parlarmi mai più in quel modo, e non provare a darmi ordini. Sono stata chiara?

Aiciel annuì e tutti gli altri tornarono a guardarci per poi riprendere la cena. Gli sorrisi con fare divertito e autoritario allo stesso tempo per poi concentrarmi sulla carne, intanto Geremia ancora non aveva toccato cibo.

Tornai nella mia stanza lasciando tutti gli altri seduti a parlare tra loro. Chiusi la porta alle mie spalle e mi gettai sul letto a pancia in giù. La luce della Luna illuminava un pezzo di letto e i rami creavano dei disegni avanti al vetro della finestra. Notai che le lenzuola erano calde, come se qualcuno si era appena alzato. Alle mie spalle sentii un ticchettio , come un qualche cosa di detto sul legno. Mi alzai piano e rimasi di spalle per un paio di secondi prima di girarmi. "Ma che..?"

La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora