Capitolo 25

1.9K 153 4
                                    

Geremia POV

Erano le 8 ormai e Lucio continuava a guardarsi in torno spaesato. I suoi capelli neri brillavano alla luce del sole. Notai con stupore fuoriuscita ad apprendere e calcolare da dove provenissero i rumori anche se era ancora piccolo. Rimase fermo a fissare un solo punto.

Io: ehi Lucio che stai guardando?

Lucio: c è una gazzella.

Io: dove?

Non avevo visto né sentito nulla, ne rumore ne movimento.

Lucio: li papà, dietro le foglie secche.

Io: ah adesso lo vedo. E vuoi prendere quello? Guarda che le gazzelle corrono veloce.

Lucio: anche io papà.

Sorrisi. Decisi così di insegnargli tutto quello che doveva fare per non farsi ne sentire ne vede dagli animali. Gli insegnai dove mordere, come bloccarli, come fare per avvicinarli e tante altre cose. Oramai era grande come un bambino di si è no 7 anni quindi doveva imparare tutto.

Lucio: ehi guarda papà uno scoiattolo.

Io: ti piace?

Lucio: si!! Posso prenderlo e portarlo a casa?

Io: se ci riesci, perché no. Io torno tra 10 minuti, se lo hai preso lo portiamo a casa altrimenti niente scoiattolo.

Mi allontanai e sperati che il mio odore non si sentisse troppo altrimenti si sarebbe reso conto che lo stanno guardando da quattro alberi più lontano.
"Non mi ha visto". Si mise in posizione di attacco e sospirò con forza e poi scattò. Era molto veloce per essere solo un bambino. Si arrampicò ai lati dell'albero e iniziò ad inseguire il povero scoiattolo che sfuggiva di ramo in ramo. Schivava i rami con una facilità mai vista e anche se correva come un pazzo riusciva a non far sentire il rumore. Dopo quasi 5 minuti le sue piccole mani afferrarono per la coda lo scoiattolo tirandolo con sé al suolo, gli bloccò la testa e lo guardò fisso negli occhi che divennero rossi come il fuoco. "Ma cosa..?".

Lucio: tranquillo non voglio farti del male, voglio solo portarti a casa.

Lo scoiattolo si bloccò come se fosse paralizzato, e dopo pochi minuti gli camminò lungo il braccio fino alla spalla dove si sedette tranquillo. Restai a guardare sbalordito ciò che aveva appena fatto, ma la cosa che più mi colpiva era il come lo aveva fatto.

Io: ehi piccolo lo hai preso?

Lucio: certo. Eccolo qui.

Lo scoiattolo era fermo sulla spalla di Lucio che continuava ad accarezzarlo con un dito.

Io: bene, adesso però dobbiamo pensare a nutrirci.

Lucio: ma papà voglio far vedere lo scoiattolo alla mamma.

Io: lo vedrà dopo che avrai cacciato.

Lucio: papà ti prego!!!! Sono stanco. Prometto che domani andiamo a caccia, ma adesso voglio andare a casa dalla mamma.

I suoi occhi neri e lucidi di sonno mi stavano fissando con dolcezza, e come potevo fare il duro.

Io: E va bene. Però domani niente storie.

Lucio: ok! Promesso.

Lo presi sulle spalle e iniziai a fantasticare sulla scenata di Kira quando avrebbe visto lo scoiattolo.
--------------------------------------------------------------------

Lucifero mi stava fissando con sguardo di accusa e rimprovero. Sapevo che avrebbe avuto questa reazione alla mia scelta.

Lucifero: non puoi fare questa scelta.

Io: perché?

Lucifero: perché? Come fai a mettere due sovrani al trono?

Io: non posso avere preferenze per i miei figli.

Lucifero: lo so bambina mia ma io come faccio? Il bastone della conoscenza a chi lo do?

Io: sarà il bastone a decidere a chi andare.

Ero sfinita. Il sole era alto nel cielo e illuminava la cucina in ogni angolo. Presi una bottiglia di sangue e ne presi un sorso, Sospirai e tornai a guardare fuori il cortile, verso il giardino sperando che i miei piccoli stessero bene. Lucifero mi affiancò, la luce gli faceva brillare i capelli neri e i suoi occhi erano piccoli e infastiditi dal sole.

Lucifero: non hai ancora preso la decisione più importante però.

Io: si invece.

Lucifero aprì la porta finestra e uscì godendosi il sole sulla pelle e il rumore rilassante della natura. Dal suolo si aprì una grossa voragine e da essa uscivano urla e pianti, e ciò mi fece rabbrividire.

Lucifero: quale sarebbe la tua scelta?

Io: io so che....

Il profumo di vaniglia mi invase le narici fino ad arrivare al cervello. Dal fitto bosco dividi spuntare Geremia copre teneva Lucio sulle spalle.

Lucio: MAMMA!!!!

Lucio mi corse incontro stringendomi a se con così tanta forza che per un momento avevo pensato volesse stritolarmi.

Io: ehi piccolo com'è andata?

Geremia: ti abbiamo portato una sorpresa.

Lucio: già...eccola.

Dal collo della maglia di Lucio sbucò la testa di un piccolo scoiattolo marrone e bianco. Io odiavo gli animale che si arrampicavano più di qualunque altra cosa al mondo.

Io: o Dio ma dove...? Dove lo avete preso?

Ero visibilmente impaurita, e così Lucio e Geremia iniziarono a ridere divertito. Lo scoiattolo uscì allo scoperto stringendo una ghianda tra le zampette, e si sistemò tranquillo tra i capelli lisci e neri di Lucio che continuava a ridere.

Geremia: E pensa che vuole tenerlo.

Io: non se ne parla nemmeno.

Lucio: dai mamma che ti costa?

Io: mi costa tutto! Io odio questi...così.

Sentivo la risata di Lucifero alle mie spalle, mentre Geremia continuava a fissarmi con occhi di imploro. Guardai Lucio giocare con lo scoiattolo e mi sembrava così felice e sereno.

Io: e va bene!

Lucio: Davvero????

Io: Ma solo se lo tieni in camera tua!

Lucio: ok. Grazie mamma, vado di sopra.

Geremia: prendi un pezzo di carne prima di salire.

Lucifero era andato via e Geremia mi si avvicinò stampandomi un bacio in piena fronte e entrando in cucina.

Io: scusa ma non ha mangiato già?

Geremia: no!

Io: non è stato capace di cacciare?

Geremia: oh al contrario. Ha preso quello scoiattolo con così tanta facilità che non potevo crederci nemmeno io, e ha visto un cervo.

Io: quindi?

Geremia: io non lo avevo visto.

Incrociai le braccia al petto e sorrisi divertita. Geremia mi stava fissando con occhi divertiti e felici.

Io: mi stai dicendo che il piccolo è più bravo di te?

Geremia: mai detto.

Io: ma lo hai inteso.

La sua mano mi scombinò i capelli e la sua risata si diffuse per la cucina. L odore di vaniglia era sparito e sentivo le urla di Lucio mentre ordinava al suo scoiattolo "Pit " di sedersi. Il sole stava calando e di Stefan non ve ne era nessuna traccia. Respirai a fondo l aria per vedere se riuscivo a sentire il profumo di rose rossa, ma non riuscii a sentire nulla.


La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora