Come se i miei buoni propositi avessero bisogno di un segnale divino per spronarmi, nell'aria cominciò ad echeggiare un brano che conoscevo bene, perché lo avevo cantato in ogni Stato dell'America per un'estate intera.

I J-EY erano ufficialmente saliti sul palco ed io mi disperai ancora di più a saperli fisicamente così vicini. Com'era possibile che a tutta quella gente all'interno dello stadio fosse bastato comprare un biglietto per...

Per...

Mi venne un'idea. La punta della mia sigaretta si incenerì e cadde a terra, io rimasi immobile a pensare.

Era una pazzia. Era la premessa per un disastro garantito. Ogni cosa mi remava contro, a partire dalla durata massima di quattro minuti della canzone, ma era l'unica cosa che potessi fare nell'immediato e non c'era il tempo di valutare se fosse un buon piano o meno: mi assicurai di avere il berretto ben calcato sulla testa, poi gettai la sigaretta di lato e scattai in piedi.

Tornai all'ingresso dello stadio. Nella mia corsa giù dal taxi avevo ignorato ogni venditore ambulante che avesse provato a vendermi del merchandising, ma in quel momento mi precipitai dritto da loro. Acquistai un biglietto per il concerto e andai a sbatterlo sul bancone del buttafuori, poi corsi all'interno dell'edificio. Puntai dritto al parterre e la musica mi investì con una tale forza che avrebbe potuto mandarmi con le gambe all'aria. Non c'erano più barriere ed il basso di Tyler mi batteva nella cassa toracica come un secondo cuore così potente da sopraffare il primo.

La mia vista formicolò all'improvviso passaggio dalla luce al buio, ma quando gli occhi si abituarono, vennero riempiti di colore. Il concerto era un carnevale di luci stroboscopiche, luci intermittenti, grandi schermi, flash, riflettori. La scarica di adrenalina che avevo addosso tendeva a sfumare i contorni delle cose che mi circondavano, ma allo stesso tempo vedevo tutto in modo nitido.

C'era un mare di gente fra me e il palcoscenico. Il grande schermo mi diede sicuramente una mano a capire chi dei J-EY si trovasse dove, ma io li conoscevo così bene che quello che gli occhi non vedevano, lo compensava la memoria.

Emmett cantava al centro della scena. Indossava una giacca ricoperta di frange argento che lo faceva sfavillare e si teneva aggrappato all'asta del microfono. Tyler era alla sua destra, Yoongi alla sua sinistra e Simon era alla batteria, recluso sullo sfondo. Indossavano tutti e tre degli elegantissimi completi neri con dei dettagli in argento, ma ovviamente la mia attenzione orbitava su una persona in particolare.

Iniziai a farmi spazio tra la folla. Mi infilai tra le persone ammassate insieme, mi districai, mi spinsi in avanti come un toro che vede soltanto il suo obbiettivo. Non dovevo pensare a nulla, agivo in automatico. Le mie gambe scavalcavano piedi e zaini, le mie braccia sgombravano lo spazio davanti a me e la mia bocca snocciolava una litania di scusa, permesso, mi dispiace, devo passare. Era come fare una traversata a nuoto con il mare mosso, con l'unica differenza che l'acqua era formata da corpi, gambe e magliette sudate così fitte da sbarrarmi il passaggio ovunque mi voltassi.

Le persone erano troppo impegnate a godersi il concerto per badare a me, ma più mi avvicinavo al palcoscenico, più si faceva dura. La gente aveva lottato per accaparrarsi quei posti e mi guardava male quando la sorpassavo. Qualcuno mi insultava pure, ma io lo ignoravo: Yoongi diventava sempre più vicino ed io non mi sarei certo arreso a metà dell'impresa.

Strinsi i denti finché non fui a pochi metri dalle transenne. Ce l'avevo quasi fatta, ma quando alzai lo sguardo, mi resi conto di un grave errore: ero finito sotto alla penisola centrale che si diramava fra il pubblico e non sotto al lato di palcoscenico che occupava Yoongi. Cercai di aggiustare il tiro, ma incappai in un gruppo di ragazze con uno striscione e fu come cadere nel pantano. Saltavano come delle matte, strillavano, ballavano, non si accorsero nemmeno di avere un intruso fra di loro. Io provavo a liberarmi, ma era impossibile.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now