CHAPTER 23

438 24 6
                                    

-"Elena ci sei?"- sento una voce pronunciare queste parole. Apro gli occhi e riesco a vedere una sagoma che mi assale disperatamente, anche senza vedere capisco che si tratta di Stiles. Successivamente altre ombre si raggruppano intorno a me. -"Elena? Elena! Senti mi spiace per tutto quel che ho fatto! Mi spiace di averti ignorata un po' di tempo fa! Ma ti prego... ti prego reagisci...di' qualcosa!"- sento quasi piagnucolare. Mi alzo cautamente aggiustando i miei lunghi capelli. -"Non è stato di certo per le tue scuse, Stiles, che mi sono ripresa. Sappilo."- dico con far mio. -"Elena stai bene"- mi assale questa volta Scott. -"Peter Hale"- dico sicura di me. -"P-peter che?"- borbotta Stiles. -"Ho avuto una specie di incubo, sembrava piuttosto reale. In tutti e due i sogni era presente Hale."- Dico, continuando poi a raccontare cio' che ho visto, o forse sognato. -" Sembra una specie di messaggio."- ipotizza Stiles. -"E se il messaggio è giusto, è stato lui a morderti, Scott."- aggiunge poi. -"Dovremmo chiamare Derek"- ci avverte Scott. -"Non credo ce ne sia bisogno."- parla Lydia, fissando davanti a sè. Derek è qui, come sua abitudine, sbucato dal nulla.

Sono nella mia stanza, la stanza che quasi cinque mesi fa odiavo tanto. Derek ci ha spiegato che suo zio, Peter è evaso dalla "casa di cura" nella quale si trovava e molto probabilmente questo è accaduto molte altre volte, come ad esempio la notte in cui Scott è stato morso. Non c'è stato neanche bisogno che continuasse a spiegare per capire ciò che stava per dire. Siamo tutti arrivati da soli alla conclusione.
I ragazzi stanno cercando di capire a cosa si deve il mio strano "sogno" se così si può definire, a casa di Scott. Io ho preferito tornare a casa per riflettere, cosa che ultimamente non mi capita spesso di fare.
Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Stiles mi ha fatto piacere, anche se non lo ammetterò mai a lui.
Purtroppo anche avendo trovato dei buoni amici, disposti a tutto pur di proteggersi l'un l'altro, non riesco a esternare quel che provo, non ancora. Probabilmente il motivo è che non so neanche io quel che provo. Mi capita spesso di essere triste senza una ragione valida, un attimo dopo torno a sorridere per delle banalità, forse avrei solo bisogno di sfogarmi con qualcuno.
-"Signorina Elena cosa fa a casa, non dovrebbe essere con i suoi amici?"- mi domanda Bevery posizionandosi sulla soglia della porta.
-"Avevo bisogno di stare sola."-
-"La sto disturbando?"-
-"No, affatto."-
Cala nuovamente il silenzio quando il maggiordomo di allontana dalla stanza ormai scura, a causa del tramonto. Fisso lo sguardo sulla finestra semiaperta e un brivido mi percorre la schiena, cosa ci fa Lydia, sola, fuori casa mia?
Apro la finestra e la chiamo, invitandola a salire, il suo sguardo sembra piuttosto preoccupato.
Appena apro la porta noto i suoi occhi colmi di lacrime.
-"Lydia! Cosa ti è capitato?"-
-"Non lo so, è questo il problema. Non so mai nulla di quel che succede! Mi accadono cose strane e..."- cerca di prender fiato per poi riprendere la parola, ma il suo tentativo fallisce perchè le lacrime le tolgono le parole. Posa la testa sulla mia spalla e io mi limito ad abbracciarla.
-"Calma, adesso dico a Bevery di prepararci qualcosa da bere e tu mi racconti tutto."-
-"Non c'è nulla da raccontare."-
-"Hai detto che ti accadono cose strane."-
Mi guarda come se non fosse in grado di raccontare quel che le succede e io la capisco più di chiunque altro, perchè qualsiasi cosa stia succedendo a lei, sta accadendo anche a me.

__________
Sono consapevole che questo capitolo non è uno dei migliori, mi farò perdonare con i prossimi! Grazie a tutti voi che leggete :)

JeepWhere stories live. Discover now