Capitolo 16

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Non ho mai avuto così tanto bisogno di un bagno caldo e di una dormita. Appena sono ritornata nella mia stanza, a casa di Zayn, ho riempito la vasca con acqua tiepida e sali da bagno profumati e sono rimasta in ammollo per un po' di tempo, lasciando andare la testa all'indietro sul bordo e chiudendo gli occhi per rilassarmi come non facevo da tanto tempo.

Poi, ancora con l'accappatoio addosso, mi sono sdraiata sul comodo letto e, non appena ho appoggiato la testa sul soffice cuscino, mi sono addormentata.

Ormai è pomeriggio inoltrato quando vengo svegliata dalla suoneria del mio cellulare, mi volto su un fianco e mi allungo per leggere il numero della clinica sul display. Mi metto seduta, chiudo gli occhi per un secondo sperando che vada tutto bene, poi scorro il pollice da sinistra verso destra per accettare la chiamata.

«Pronto?»

«Chloe!» mi saluta mia sorella. La sua voce squillante mi fa quasi emozionare, posso sentire dal suo tono che è allegra.

«Amanda, finalmente! Come stai?» le domando con interesse.

«Bene, mi manchi tanto!» risponde e, per come andavano le cose ultimamente, non avrei mai pensato di sentirglielo dire.

«Anche tu tesoro, da morire. Come vanno le cose lì?» incrocio le gambe e chiudo un po' l'accappatoio, ormai semiaperto.

«Benissimo, ho fatto amicizia con tante persone! Facciamo un sacco di attività diverse e sto anche imparando a giocare a pallavolo.» mi informa con l'esaltazione di una bambina.

«Tu che giochi a pallavolo?» scoppio in una fragorosa risata e intanto mi alzo cercando la spazzola nel mio beauty case, «Vorrei proprio vederti!»

«Ehi!» si lamenta ed immaginare le sue labbra piegate in un tenero broncio mi provoca un sorriso, «Sono piuttosto brava, ho meritato il ruolo di alzatrice.»

«Congratulazioni, sono sicura che diventerai una campionessa.» la prendo in giro sghignazzando e anche lei ridacchia, inclino la testa per tenere il telefono tra l'orecchio e la spalla quando tampono i miei capelli ancora umidi con un asciugamano e poi li spazzolo per cercare di sciogliere i dolorosi nodi.

«Magari quanto esco dalla clinica potrei iscrivermi ad una squadra, e tu potresti venire a vedermi giocare,» propone lei contenta, «così vediamo chi ride poi.»

«Certo, mi farebbe tanto, tanto, piacere.»

Il modo in cui parliamo mi ricorda delle nostre conversazioni di un po' di tempo fa, quando andavamo d'accordo ed eravamo complici.

«Tu che fai?» domanda con curiosità.

«Mi preparo per... Per una cena.» rispondo mordendomi il labbro e apro l'anta dell'armadio per passare in rassegna i miei vestiti riprendendo il cellulare nella mano libera.

«Non lavori?» mi interroga, quasi come se sospettasse qualcosa.

«N-no, stasera no.» taglio corto io. Non mi sembra il momento giusto per raccontarle di tutto quello che è successo.

«Bene, divertiti allora! Ora devo andare, tra poco inizia un'interessante corso di moda, ma mi hanno detto che potrò chiamarti presto.»

Una lacrima mi riga il viso nel sapere che sta bene e che, evidentemente, ho fatto la scelta giusta. «Non vedo l'ora di risentirti.» cerco di nascondere la commozione nella voce.

«Anche io, ti voglio bene.» mi dice prima di riattaccare.

Mi lascio cadere sulla poltrona di fianco al letto, osservando la città fuori dalla grande ed alta finestra. Un sorriso rimane a colorare le mie labbra mentre penso a mia sorella, al fatto che sta bene ed è contenta. Per la prima volta dopo un po', sento che le cose stanno andando per il verso giusto con lei.

DestinyWhere stories live. Discover now