Capitolo 1

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Vuota.....ecco cosa mi viene in mente se penso alla mia vita in questo momento.
Non ho più niente.
Sono rimasta sola.
Le mie certezze, la mia quotidianità, la mia realtà, sono state distrutte in un secondo da una telefonata.
È bastata una sola telefonata per mandare all'aria tutti i piani di una vita intera.
Che poi, chi voglio prendere in giro, la mia non era vita.....era sopravvivenza.
Perché vivere per 17 anni senza una madre, con solo un padre, e vederlo che si ammazza di lavoro per poter sfamare lui e sua figlia, per pagarle la suola e per poter continuare a vivere in un buco di casa.....vederlo essere costretto ad affidare sua figlia al suo migliore amico del liceo che non vede da anni pur di potersi trasferire e trovare un nuovo lavoro....no, non è vivere.

<<Mi scusi, dovrebbe allacciare la cintura, stiamo atterrando.>> Mi riferisce l'hostess con un sorriso gentile.
Ricambio un sorriso forzato e mi allaccio la cintura. Chiudo gli occhi sentendo un improvviso giramento di testa e, in men che non si dica sento l'aereo fermarsi.

Sto ritirando la mia valigia da sopra il nastro quando, all'improvviso, un dubbio mi sorge spontaneo:
Come farò a riconoscere la persona che mi è venuta a prendere? So che si chiama David ma, l'ultima volta che l'ho visto avevo circa 5 anni quindi non mi ricordo quasi niente di lui.
Il mio dubbio svanisce immediatamente quando, voltandomi, trovo un uomo di più o meno una quarantina d'anni con i capelli brizzolati, gli occhi come il mare e, un sorriso da togliere il fiato, sorreggere un cartello con su scritto: "Joy Evans".

Joy sei ancora in tempo per scappare, basta tornare indietro e prendere il primo aereo diretto il più lontano possibile da qui...

Il mio flusso di pensieri viene interrotto dall'uomo che suppongo essere David.
<<tu devi essere Joy, non è così?>> mi porge la mano, ed io, un po' titubante la stingo con non troppa convinzione,
<<si sono io, e lei deve essere David giusto?>> chiudo gli occhi e sospiro quando mi rendo conto di aver appena fatto una domanda stupida.
Ovvio che è lui!
<<si sono io!>> mi dice sempre sorridendo, << puoi chiamarmi semplicemente Dave, e poi ti prego dammi del tu, anche se non sembra, non sono così vecchio!>> Mi dice facendo una smorfia.
Mi sorge spontaneo un sorriso sincero, uno di quelli che non facevo da troppo tempo.
Lo conosco da pochi minuti, eppure, per ora, credo proprio che Dave sia un uomo simpatico. <<vieni, l'auto ci aspetta fuori>>, mi prende la valigia dalle mani lasciandomi solamente con il mio fedele zaino in spalla, e conducendomi verso l'uscita dell'aeroporto.
Ci avviciniamo ad un SUV nero e appena arriviamo in prossimità dell auto un uomo alto e robusto, vestito con un completo nero, scende e ci apre la portiera.
<<Joey, lui è Steve, è il nostro autista personale, quando sarai alla villa, finché non prenderai la patente, sarà lui ad accompagnarti ovunque>>

Pff, come se io tra un anno sarò ancora con voi.

<<è un piacere signorina Evans>> mi dice Steve accennando un sorriso per poi tornare al suo volto serio e professionale.
<<oh, grazie mille veramente, ma non c'è n'è bisogno, una volta che mi sarò ambientata potrò benissimo prendere i mezzi senza scomodare nessuno>>
I signori Hell sono già troppo gentili ad ospitarmi, non voglio sembrare un approfittatrice...
<<non devi neanche pensarle queste cose!>> mi dice Dave leggermente serio <<è il suo lavoro, lo paghiamo per questo! Quindi non obbligarmi a doverti portare in auto di peso tutte le mattine per andare a scuola!>> afferma, questa volta con un tono più allegro.
Faccio un lieve sorriso e poi entro nella macchina seguita da Dave e Steve che si mette al posto del conducente.

Dave e sua moglie conoscendo la situazione economica della mia famiglia, si sono offerti di coprire tutte le mie spese mentre abiterò da loro, compresa la scuola, che mi hanno informata sarà privata. Questa cosa mi fa un po' paura, considerando che sono sempre andata in una scuola publica. Non sono abituata a portare un uniforme, oppure ad avere a che fare con tutti i ragazzi ricchi che la frequentano. Però sto cercando di essere ottimista e vedere il lato positivo, studierò in una delle scuole più famose d'America, con il tasso d'istruzione più elevato, una volta uscita da lì potrei anche essere accettata in qualche college della Ivy League.

Sono passati già 10 minuti e, per ora, nessuno ha ancora aperto parola, così mi faccio coraggio e inizio io una conversazione.
<<ehi Dave, papà mi ha accennato che hai una moglie>> chiedo voltandomi verso di lui.
<<è proprio così, ho una splendida moglie, che tra l'altro è incinta, si chiama Ellen la conoscerai oggi, sono sicuro che andrete molto d'accordo>> conclude la frase lasciandomi stupita, <<ma che bella notizia, non sapevo che era incinta, a che mese di gravidanza è?>> chiedo ancora sbalordita.
<<tra una settimana entrerà nel quarto mese>> mi dice lui con uno sguardo orgoglioso. <<deve essere una gioia per voi essendo il primo figlio>> non faccio in tempo a finire la frase che Dave scoppia in una risata fragorosa. Dallo specchietto vedo che persino sul volto di Steve, che fino ad ora è rimasto in silenzio, compare l'ombra di un sorriso.
<<a quanto pare tuo padre non ti ha informata di questo aspetto della tua permanenza in casa Hell>> aggrotto le ciglia e mi domando di cosa stia parlando, <<vedi Joy, io ed Ellen abbiamo 7 figli>>
La mia bocca si spalanca lentamente ed i miei occhi con essa, lentamente porto una mano a coprirla e, il mio cervello viene invaso da pensieri.

Se dovessimo condividere lo stesso bagno?
Mi lascerebbero il tempo la mattina per prepararmi?
<<Joy concentrati, ora non è questo il punto>> mi riprendo mentalmente.

Osservo Dave che sfila una foto dal suo portafoglio e me la porge. <<questa l'abbiamo fatta qualche settimana fa>>
Mi dice lui con lo sguardo fisso sulla foto.
Osservandola individuo subito Ellen che è l'unica donna, indossa un abito bianco che le mette in mostra la pancia. Lei e Dave si trovano allo inizio della fila, seguiti poi dai figli disposti in ordine d'età, sono tutti molto eleganti ed indossano tutti delle giacche bianche.
<<il primo che vedi è Joel, ha 5 anni ed è il più piccolo di tutti, non lasciarti ingannare dal suo visino, in realtà è una peste. Quello dopo di lui è Jimmy, ha 8 anni e forse tra tutti lui è il più tranquillo, affianco a lui c'è Justin, ha 14 anni ed è nel pieno periodo dell'adolescenza>> alza gli occhi al cielo e si porta le mani nei capelli facendo una smorfia buffa. << i due gemelli dopo di lui sono Jordan e Jason, hanno 17 anni e sono senza ombra di dubbio sono la parte comica della famiglia, sicuramente li adorerai.>> mi dice con ancora il sorriso in viso, appena però sposta lo sguardo su gli ultimi due figli il suo sguardo si rabbuia. <<loro sono Jacob e James, hanno rispettivamente 19 e 20 anni, loro però non sono figli di Ellen, anche se quando l'ho conosciuta avevano 7 e 6 anni, quindi è stata lei che li ha cresciuti>> conclude sospirando.
Ora che ci faccio caso in effetti sono gli unici due che, invece di avere gli occhi verdi come gli altri fratelli li hanno azzurri.
Mi sorge una curiosità, ma non faccio in tempo a chiedere a Dave che la macchina si ferma di fronte ad un imponente cancello con due H che si incrociano tra di loro, Steve abbassa il finestrino e digita un codice. Dopodiché il cancello si apre lasciandomi intravedere la villa. I miei occhi si spalancano e resto senza fiato davanti all'immensità di questa casa.
<<Joy non rimanerci male se inizialmente i ragazzi faranno fatica ad accettarti, sai, dentro casa nostra vige un codice tra fratelli Hell, nel quale Jacob e James hanno sempre l'ultima parola, ogni decisione che prendono è sacra per il resto dei fratelli, e ti posso garantire che non è molto facile riuscire ad entrare nelle loro grazie.>>
Annuisco distrattamente, mentre sono ancora immersa ad ammirare questo posto.

Ma io qui come ci sono finita?

The Hell brothersWhere stories live. Discover now