Extra 1: Il passato di Cecilia-Come a casa

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Ormai erano giorni che vagava per la città ed era riuscita a pagarsi dei bed & breackfast e il cibo solo con i pochi soldi che aveva trovato nella cassetta nascosta sotto il letto, che aveva visto più volte toccare di nascosto da sua madre.

Provava un vuoto talmente profondo da far fatica a respirare e riusciva a contenere le lacrime a stento.

Ormai i soldi erano finiti e non ostante i tanti tentativi non era ancora riuscita a trovare un lavoro. così, seduta a quel bar dove sua mamma aveva lavorato per molto tempo di sera, pensava a come avrebbe potuto fare da quel momento in avanti. Non voleva prostituirsi, non voleva vivere quello che aveva vissuto sua madre ma senza dei documenti non poteva ormai più sperare di trovare un'occupazione.

"hey ragazza, posso sedermi?"

Cecilia girò lo sguardo su quel ragazzo che anche senza aspettare una sua risposte era seduto di fianco a lei

"sei libera stasera?"

"non sono una prostituta" rispose con un filo di voce la corvina sospirando per cercare di raccogliere i pensieri

"quanti anni hai?" gli chiese il giovane mutando il tono di voce rendendolo più premuroso

"quattordici" rispose con la testa fra le nuvole.

Stava pensando ancora a quando sentì la notizia al telegiornale di sua madre, morta in un incidente mentre tornava dal lavoro. Era dovuta scappare in fretta da casa sua per evitare che la trovassero lì e così non aveva avuto nemmeno il tempo di salutare quel seminterrato in cui aveva vissuto per così tanti anni e in cui avrebbe voluto versare tutte le sue lacrime per aver perso quella parte così importante di se. Aveva anche peso il simbolo sul su collo e da quel giorno si era sentirà così vuota da pensare che più di tutto sua madre vivesse dentro di lei.

"sei piccola per stare in un posto del genere..." interruppe i suoi pensieri il ragazzo ordinando da bere.

Era alto, biondo e con un'età che Cecilia poteva stimare tra i venti e i venticinque anni. Con i vestiti neri che portava sembrava avere un fisico molto asciutto e tonico e con il tono di voce rauco era sicuramente il tipo di ragazzo che si poteva trovare in un posto come quello.

"sto cercando lavoro... uno per cui non servano documenti ne titoli di studio,se ne hai uno da offirmi... se no vattene" concluse la giovane facendo uscire tutta la frustrazione raccolta in quei giorni

"volendo ne avrei uno"

Cecilia voltò velocemente lo sguardo verso il ragazzo che con sguardo serio finiva il su drink

"penso di aver già detto che non mi prostituisco!" ci tené a puntualizzare la giovane

"in effetti potresti fare anche quello, ma se cerchi un lavoro diverso potrebbe dartene uno il mio capo" rispose prontamente lui

"posso metterci una buona parola, il tuo nome?" concluse lui facendo cenno al barista di prendere il bicchiere vuoto

"Cecilia Roselyn" ripose leggermente titubante guardando il ragazzo alzarsi in piedi

"bene, allora torna qua domani e se mi vedrai significa che ti ho trovato un lavoro. ora vado" concluse lui allontanandosi e lasciando Cecilia talmente confusa e sorpresa da non riuscire nemmeno a salutarlo.

Perché mai uno sconosciuto avrebbe voluto aiutarla? Ma cosa più importante, perché Cecilia non pensava nemmeno un secondo che quell'uomo stesse mentendo?

Le sembrava onesto, quasi premuroso e non ostante poco prima l'avesse avvicinata come se fosse una prostituta si fidava della sua parola.

Ormai gli erano rimasti solo i soldi per passare un'ultima volta fuori e se avesse visto quel ragazzo la sera dopo, avrebbe finalmente potuto iniziare a lavorare.

La stanza del legameWhere stories live. Discover now