Il libro delle riflessioni

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Quando aprì gli occhi, Iyana si trovò sola. Tutte le mattine Cecilia usciva per andare al lavoro prima che lei riuscisse a svegliarsi ed era talmente silenziosa da non averle mai permesso di capire a che ora si alzasse.

Sì sollevò leggermente portando i piedi a toccare il pavimento freddo. Dopo un sonno profondo e ristoratore ora tutto il suo corpo era indolenzito ma non più dolorante come la sera prima. Ripensando alla serata passata le immagini di Cecilia così vicina al suo viso e del suo tocco così delicato e sicuro le si palesarono in testa facendola arrossire pesantemente. Appena la corvina si era fiondata su di lei aveva smesso di pensare e semplicemente si era fidata dei suoi movimenti esperti lasciandosi semplicemente andare. Aveva provato tante sensazioni diverse e tutte in pochi minuti: All'inizio una serie di scosse le avevano attraversato il corpo, dopo che Cecilia si era leggermente allontanata era andata come in una sorta di estasi ed infine si era sentita debole e stanca, come se non potesse più nemmeno reggersi in piedi.

La nottata era passata senza sogni ed era come se per tutto il sonno si fosse dimenticata completamente di ciò che la circondava.

Si alzò lentamente andando verso il bagno dove rimase fissa per qualche istante a fissare la sua immagine nello specchio. La runa sul suo collo era identica a quella che aveva visto sul corpo di Cecilia e passandoci un dito sopra si accorse che era come un tutt'uno con la sua pelle. L'idea che la corvina condividesse un segno così evidente con lei la faceva sentire speciale e la faceva sentire in qualche modo importante. Ormai aveva iniziato a conoscere Cecilia e il suo carattere e quindi era più che consapevole che per entrare nel suo cuore non sarebbe bastato un semplice tatuaggio eppure sperava profondamente che questo potesse semplicemente permetterle di avvicinarsi di più a lei.

Fino a quel momento non aveva pensato al legame che aveva istaurato con lei perché ancora non ci aveva capito molto. Aveva solo poche informazioni che aveva acquisito a scuola o dalle parole di Cecilia e le risultava troppo difficile capire cosa davvero significasse.

"se ci fosse un computer..."Disse voltandosi e appoggiando la schiena al lavello.

Aveva perso il suo telefono durante il rapimento e nella stanza di Cecilia non aveva trovato ne un computer ne qualche strumento elettronico. Non le sembrava nemmeno di aver mai visto Cecilia usare un cellulare e non si era mai interessata a chiederle se lo avesse.

"con il tempo..." sussurrò ripensando alle parole che le aveva detto la ragazza la sera prima e finalmente si decise ad uscire dal bagno

"non posso aspettare anni per avere dei dettagli... possibile che non sappia mai nulla! Cosa sono andata a scuola a fare?" esclamò frustrata la giovane mentre indossava un cardigan grigio che Cecilia le aveva prestato.

In effetti a scuola non era mai stata tra le migliori e tanto meno si interessava ad imparare e l'unica volta in cui si ricordava di essersi impegnata per una verifica era stato quando suo nonno le promise che se avesse preso il massimo del punteggio l'avrebbe portata a pescare con lui. Le sembrava fosse poco prima che suo nonno morisse, quindi quando aveva sette o otto anni, e alla fine non era nemmeno riuscita a raggiungere l'obbiettivo. Sorrise ricordandosi di come avesse pianto disperata quando la maestra le aveva consegnato il compiti e di come suo nonno avesse deciso di portarla con se comunque. Il suo sorriso svanì velocemente quando si ricordò che proprio in quell'uscita aveva iniziato a notare i primi malori del nonno e di come quella fu la prima ma anche l'ultima volta che poté andare con lui sul lago.

"sono sicura che mi guardi dal paradiso nonno, ti voglio bene... ah e salutami anche la nonna, mi mancate tanto" sussurrò alzando gli occhi al cielo mentre le lacrime iniziavano ad appannarle la vista. Le capitava spesso di pensare a loro e il loro ricordo le aveva permesso di resistere in orfanotrofio per tanti anni.

La stanza del legameWhere stories live. Discover now