Epilogo

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A Scotland Yard regnava un'aria di contagiosa allegria. Sheryl era stata da poco dimessa; i dottori decisero di farla andare via prima del previsto, lei non smetteva di irritarli: spiegava loro il perché non avesse più bisogno di rimanere a letto e mise in dubbio la loro professionalità.
Tuttavia zoppicava ancora un po' e la sua terapista credeva che in parte fosse psicosomatico, proprio come accadde a suo padre John.
Per festeggiare le dimissioni il sergente Sally Donovan portò diverse scatole di donuts. Per quanto assurdo potesse sembrare, Sally era come una zia per Sheryl e lei le era molto affezionata.
Più passava il tempo e più si ricredeva su Sherlock, il "geniaccio" che più amava prendere in giro.
Inizialmente era contraria all'idea di adottare una bambina e non smetteva di ricordargli quanto lui fosse l'ultima persona al mondo adatta a fare il padre. La sua visione cambiò totalmente quando invece si dimostrò un genitore premuroso.

Sherlock stava seduto sulla scrivania di Lestrade e raccontava tutta la vicenda con fierezza, gesticolando in modo plateale, mentre i poliziotti convenivano interessati.
Alcuni poggiavano una mano sulla spalla di Sheryl quando arrivó il tempo di raccontare della sua fuga, nonostante non fu quella a salvarle la vita era la parte che tutti preferivano.
Noah durante quei duri giorni passava al 221B di Baker Street cercando di dare una mano, ma veniva sistematicamente rifiutato da Sherlock perché non sarebbe stato di alcun aiuto. In ospedale fu tra i primi a visitarla e le si buttó fra le sue braccia piangendo, Sheryl semplicemente si irrigidì e lanciò uno sguardo confuso al vuoto.

Finito il racconto, gli ascoltatori ebbero altro di cui gioire.
-James Moriarty e Sebastian Moran saranno processati tra un'ora, questa volta non avranno modo di sfuggire alla giustizia.-
Annunciò Mycroft che sembrò spuntare dal nulla, nessuno seppe dire se avesse ascoltato il discorso o se fosse arrivato in quel momento.
Portava con sé il suo solito ombrello e tendeva il mento verso l'alto.
-Fratellone, perché non racconti quanto eri agitato per Sheryl?-
Sherlock volle stuzzicarlo e ci riuscì bene, Mycroft si era scomposto e arrossiva appena.
-Non so di che parli, fratellino.-
E gli lanciò un'occhiata intimandolo a smetterla.

L'ora trascorse fra chiacchiere e donuts, fin quando arrivò l'udienza che avrebbe stabilito la pena per i due rapitori, la pena che si meritavano di scontare già da molti anni.
Sheryl offrì la sua versione dei fatti, seguita da Sherlock e John, questi ricordarono pure dei reati che portarono a fare la sua conoscenza anni prima.
Loro non prepararono di nuovo la difesa. Moran era visibilmente agitato, consapevole a cosa stava andando incontro. Moriarty, al contrario, sorrideva alla ragazza e subito dopo a Sherlock, entrambi ricambiarono con uno sguardo privo di emozione.
Sheryl per un attimo temette che anche quella volta avrebbe trovato un modo per eludere la giustizia, ma poté rilassarsi quando il giudice condannò a vent'anni di carcere il consulente criminale e il suo fidato cecchino.
Di nuovo, Moriarty non si mostrò per nulla sorpreso e, prima di essere portato via, salutò Sheryl con un cenno.
Lei non seppe spiegarsi il motivo, ma ricambiò il suo saluto come se provasse in un certo senso del rispetto nei suoi confronti.

Tornati a casa il suo fedele Basset Hound, Bobo, le corse dietro scodinzolando e abbaiando come un matto, dunque Sheryl per accontentarlo gli fece dieci minuti di coccole.
Riuscì a distrarlo solo l'entrata di Kyle, che facente ormai parte della famiglia, il cane riconosceva subito l'odore e riservava delle feste anche per lui.
-Ma ciao bello!- Disse mentre gli carezzava con amore il muso.
Mentre i due ragazzi stavano in salotto per recuperare il tempo che hanno trascorso lontani, Sherlock e John discutevano in cucina.
-Thè?- Chiese il riccio, porgendogli una tazza fumante.
-Se non c'è un bulbo oculare dentro, volentieri.- Rispose il suo fedele blogger e marito, poi sorseggiò il thè scottandosi.
-Con tutto quello che è successo non ho avuto il tempo di dirti che se non fosse per te, a quest'ora Sheryl...- Si bloccò e mandò giù un altro po' di thè bollente per riempire quel vuoto.
-Mi ero fatto prendere dal panico, John. Solo tu sei riuscito a darmi il coraggio di agire.- Disse Sherlock, poggiandosi sulla cucina.
John capì che non erano più necessarie le parole e annullò la distanza che li separava. Avvicinò il corvino a lui tirandolo per il colletto della camicia e lo bació come non si era concesso da tempo.
Era un bacio atteso, desiderato ma messo da parte per via delle preoccupazioni.
Affondò le mani in quei ricci che tanto amava e non pensò più a nulla se non all'uomo con il quale condivideva la fede.
Il rumore della porta che si apriva li fece distrarre, ma non allontanare del tutto.
-Che sdolcinati.- Sheryl li prese in giro e portò con sé dei biscotti da mangiare insieme al suo ragazzo.
-Da che pulpito...- Disse Sherlock guardando i biscotti. Sheryl rise insieme a loro e tornò in salotto, lanciando un biscotto al cane.


Angolo autrice
Vi ringrazio, di nuovo, per essere arrivati alla fine di questa storia e spero tanto che vi sia piaciuta!
Non potevo non finire con la Johnlock, che a causa di vari eventi ho dovuto mettere da parte.
Ora che ho finito penso che scriverò delle oneshot su di loro, o anche sulla Sheriarty, fatemi sapere quale ship vorreste.☁️
Oh, quasi dimenticavo. Nel mio profilo trovate un libro dedicato alle pubblicità. :)

Daughter of a genius 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora