Supposizione

81 14 0
                                    


Quando i due ragazzi tornarono nel piccolo appartamento in Baker Street, il sole aveva lasciato spazio alla notte da diverse ore ormai.
-Non succede niente di interessante da troppo, che hanno i criminali che non va?-
Sherlock brontolava mentre metteva fra i denti il suo secondo ed ultimo pasto di quel giorno, capitava spesso che lui si scordasse di mangiare ed era sempre John a richiamarlo.
Sheryl notò che Kyle se ne stava fra i suoi pensieri, a volte lasciando la forchetta sospesa a mezz'aria. Ma non fu solo lei a notarlo, infatti John ignoró le lamentele di Sherlock per concentrarsi sul ragazzo.
-È successo qualcosa Kyle?-
Lui se ne uscì biascicando un "niente" e, per evitare che quella domanda gli venisse di nuovo posta, partecipò alle chiacchere che si susseguirono durante la cena. Sherlock infatti continuò a mettere in evidenza il suo disappunto verso i serial killer, non vedeva l'ora di mettere le mani in un caso tanto elaborato da attirare l'attenzione del consulente investigativo.
Questa discussione fece ricordare a Sheryl ciò che lei cercava di accantonare in una parte del cervello, non avrebbe potuto ignorarlo ancora a lungo: l'unica via d'uscita era parlarne con il diretto interessato.

Dopo cena John e Kyle sparecchiarono, poi l'ex soldato rimase solo con Sherlock in salotto.
Loro figlia preferì aspettare che se ne fossero andati a dormire prima di prendere il discorso con il suo ragazzo e si stupiva del fatto che non la stesse torturando, aspettava in silenzio ma con una visibile preoccupazione che infestava ogni suo movimento del volto.
Passarono diverse ore prima che Sheryl si assicurò che i suoi padri si fossero addormentati, subito dopo portò Kyle in cucina e accese la debole luce di una abat jour che aveva tolto dalla sua camera.
-Quindi...cosa dovevi dirmi?-
La ragazza andò a sedersi proprio di fronte a lui, con quella luce così vicina sembrava quasi di trovarsi in un interrogatorio, questo non aiutava di certo a diminuire la tensione.
-C'è qualcosa che non mi quadra del tuo passato.-
Kyle si fece indietro sulla sedia e sospirò, Sheryl sapeva di star toccando un tasto dolente. Tuttavia non poteva continuare a far finta di nulla, se fosse stata vera la sua teoria dovevano prepararsi al peggio fin da quella notte.
-Entrambi abbiamo diciannove anni, giusto?-
Lui assunse un'espressione confusa e rispose, non capendo dove volesse arrivare.
-Certo, siamo nati lo stesso anno.-
-Esatto. Lo stesso anno, Kyle.-
Probabilmente lui aveva deciso di non capire, la sua mente non poteva accettare dubbi di questo tipo, non su suo padre che ormai non nominava da un anno. Gonfiò appena le guance e questa volta si mise sulla punta della sedia, lo studio del comportamento del corpo fecero capire a Sheryl che lui non voleva affrontare quel discorso.
-Quando io sono nata sono stata adottata subito dai miei padri. Loro avevano sconfitto James Moriarty da almeno tre anni e tu sei troppo simile a lui, è di certo il tuo padre biologico. Allora come ha fatto a metterti alla luce quando era già morto?-

Il ragazzo seduto dall'altra parte del tavolo assunse un colorito biancastro. Avvertì le mani tremare contro la sua volontà, quindi afferrò una mano con l'altra e scattò in piedi, la sedia provocò un rumore stridulo dopo aver strisciato sul pavimento.
-Lui ha i suoi metodi, ok? Dopo tutto quello che è stato in grado di fare avrà trovato un modo, non importa come. Ciò che importa è che lui sia sotto terra e lì rimarrà.-
Incalzò un discorso su come Moriarty fosse riuscito a vivere in Inghilterra come un re. Tutti i suoi collaboratori gli permettevano di adagiarsi sulla sua ragnatela e beffarsi della polizia che non sarebbe mai riuscita a risalire a lui.
-So che non vuoi crederci, ma dobbiamo parlarne con mio padre. Potrebbe tornare e noi dobbiamo essere pronti. Ricordati che non hai portato a termine il suo piano, potrebbe farti del male!-
Sheryl non ricordava di aver mai visto Kyle così scosso. Lui che sapeva sempre mantenere la calma, adesso aveva afferrato una giacca in fretta e furia e si stava dirigendo verso la porta d'ingresso.
-Dove vai? Ignorare questa possibilità non la farà sparire, devi saper ammettere a te stesso che è strano.- Continuò Sheryl, ma il suo tentativo si dimostrò vano.
-Devo prendere aria. Tu nel mentre cerca di distrarti, probabilmente sei solo come tuo padre che vuoi che tutto sia più interessante. E io forse per te non lo sono abbastanza.-
Detto questo, se ne andò senza che lei potesse spiegarsi.
In realtà rimase a fissare la porta per minuti interminabili. Non avevano mai litigato. Pure quando erano degli acerrimi nemici Kyle le parlava mantenendo la calma, con il mento alto e l'aria di superiorità. Sheryl giurò di aver sentito la sua voce tremare quando pronunciava quelle parole che ferirono il suo cuore come nessuno era mai riuscito a fare.

In quel momento avrebbe preferito sedersi e fissare il vuoto per ore, forse persino piangere, ma un pensiero la fece preoccupare più prima.
Kyle era in giro solo nel cuore della notte, vulnerabile e distratto. Un'occasione perfetta se qualcuno avesse in mente di ucciderlo.
Prese un respiro profondo e solcò anche lei la porta che dieci minuti prima aveva chiuso il suo amato. Nella fretta si scordò pure di indossare qualcosa che la coprisse maggiormente, era una notte gelida e c'era ancora la neve che si era depositata il giorno prima. Eppure il freddo era l'ultima cosa che le passava per la testa, incasinata com'era.
Camminò a lungo in quella Londra che non era abituata a conoscere: buia, priva di passanti e vissuta per la maggior parte da gente poco raccomandabile.
Nel frattempo che aumentava il passo, prese il cellulare e cercò fra i contatti quello di Kyle, anche se sapeva che avrebbe ignorato la sua chiamata. Stava quasi per telefonargli, quando qualcuno che non riuscì a riconoscere la afferrò da dietro e le fece cadere il cellulare sul marciapiede, scheggiando lo schermo.
Sheryl si dimenò più che poteva e riuscì a liberarsi, ma non ebbe il tempo di vedere il volto del malintenzionato che quest'ultimo le fece perdere l'equilibrio con un pugno all'altezza del sopracciglio sinistro.
Spalancò gli occhi dopo un dolore lancinante al collo, lo sconosciuto le stava iniettando qualcosa che sentiva già bruciare nelle vene.
-N-no...- Mise una mano sulla siringa come se questa potesse riportare tutta la droga indietro. Si lamentò e lo insultò con più parolacce che conosceva fin quando non ebbe più la forza di tenere gli occhi aperti.
Solo buio.


Angolo autrice
Ciaoo💕
Vorrei continuare delle serie tv che ho lasciato in sospeso, ma finisco sempre per fare dei rewatch di Sherlock.
Ditemi che non sono l'unica!
Comunque ho aperto un account Twitter per scrivere tutti i miei scleri sulla serie, questo è il link.❤
(@sociopathass): https://twitter.com/sociopathass?s=09

Daughter of a genius 2Where stories live. Discover now