Aveva i capelli lunghi ed erano bellissimi, lucidissimi e setosi. Tornava a casa con una fame da lupi e Kuckel cucinava sempre per lui e Robert almeno un piatto caldo che trangugiavano veloci, la televisione a fare da sottofondo alla cacofonia di metallo su ceramica. Forse non era neanche il viaggio a stancarlo, quell'eterno viavai fra le stazioni di L'Aia e Rotterdam comune alla vita di ogni pendolare, ma la consapevolezza di dover essere capace di soddisfare le richieste dei clienti. Iniziare a lavorare era completamente diverso dallo studiare, ma non così tanto traumatico e terribile da far rimpiangere a Levi i pomeriggi passati con la schiena china sui libri; sentiva – ha sempre sentito nel fondo buio e spoglio della sua anima – che quell'attestato in interior design fosse la cosa migliore fatta nella vita, una specie di unico risultato positivo in cui cercare conforto sicuro. Trovava sicuramente più soddisfacente un sorriso compiaciuto sul volto dei suoi primi clienti che un ottimo voto da aggiungere alla sua carriera di studente. Era andato bene nelle agenzie in cui la scuola di design che aveva frequentato lo aveva proposto per i primi stage retribuiti, e sapeva che quelle esperienze positive avrebbero posato il primo mattone sul suo curriculum.

Tuttavia, quella chiamata era stata tanto fortunata quanto inaspettata. Ancora se le ricorda le dita tremanti strette attorno al cellulare, il cuore in gola, l'eccitazione scalpitante in petto. Perché gli avevano detto di essere competente, di essere portato per quel lavoro e che le sue doti da ricercatore di dettagli e da perfezionista fossero quasi innate, ma non si aspettava che il titolare di una delle migliori agenzie immobiliari di Rotterdam, specializzata in immobili di lusso, lo contattasse per un'offerta di lavoro. Non sapeva neanche perché si fosse lasciato convincere da sua madre e Robert ad inviare ilcurriculum alla Smith's Houses la settimana prima; a dire la verità, gli pareva quasi impossibile che qualunque agenzia immobiliare gli mettesse sotto al naso e ben adagiata su piatto d'argento la proposta succulenta di un contratto, figurarsi una di quel calibro. Si ricorda che quella sera avevano festeggiato brindando con dello champagne pure se Levi non aveva ancora firmato quello stesso contratto che l'uomo senza volto al telefono gli aveva accennato essere a tempo determinato ma con un ottimo stipendio per un principiante. Tre mesi in cui avrebbe dato il meglio di sé per non farsi sfuggire quell'opportunità lavorativa per cui gente molto più qualificata di lui avrebbe fatto qualunque cosa.

Ricorda di averlo incontrato subito, il giorno dopo appena, facendo una corsa in stazione per non perdere il treno dopo il colloquio con la psicologa; forse la vita aveva davvero incominciato a sorridergli, forse qualcosa se la meritava davvero e non era un fallimento totale, un caso perso come aveva creduto per anni interi. Erwin era stato maledettamente gentile con lui e Levi non sapeva proprio spiegarsi perché lo avesse scelto fra tanti. Il biondo lo guardava quasi intenerito, seduto sulla grossa sedia in pelle nera dietro un'elegante scrivania in vetro mentre Levi gli parlava visibilmente nervoso, rispondendo alle domande sul suo percorso di studi tentando di mantenere la voce ferma per mostrarsi professionale. L'agente immobiliare se ne era accorto subito però e gli aveva sorriso, dicendogli che andava bene se era teso, rassicurandolo che fosse del tutto normale quel nervosismo ad un primo colloquio mentre gli procurava un bicchiere d'acqua dal dispenser. Tutto di quell'ufficio per Levi era elegante, pareva inneggiare in maniera subdola, fra spigoli decisi e curve di mobilio di design, al dio denaro e alle sue innumerevoli possibilità.

Il giorno in cui Erwin lo aveva incaricato di distruggere il centinaio di curriculumche aveva ricevuto nel tritadocumenti, – e lui lavorava alla Smith's Houses ormai da quasi due settimane e già gestiva le esigenze particolari e costose dei primi clienti – Levi s'era fatto coraggio, s'era schiarito la voce con un colpo di tosse secco e glielo aveva chiesto: "perché io, fra tanti?".Non aveva referenze a parte per quegli stage, ed era perfettamente consapevole che sei mesi scarsi non contassero come esperienza.

Pitch Black - Ereri/RirenWhere stories live. Discover now