•XXVIII•

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-Qualcuno mi spiega che cos'è questa merda?!- Nairobi agitò un sacco di plastica, riempito a metà con delle banconote da cinquanta -Così no, abbiamo detto sacchi da un milione. Al limite li voglio, cazzo-.

Sorrisi nel vedere la mia amica inveire contro alcuni degli ostaggi, che riempivano e imballavano per noi. Dopo che ero andata a comunicare a tutti la nuova svolta che la rapina stava prendendo, il ritmo di lavoro si era intensificato. Le macchine stampavano senza freni, non esistevano più momenti di riposo per nessuno, tutto era parecchio frenetico.

Era molto importante mantenere il sangue freddo ora, per non andare fuori di testa e mandare tutto all'aria, proprio all'ultimo momento. Con la situazione corrente, però era molto difficile mantenere i nervi saldi: Mosca stava sempre peggio e a turno ognuno andava a fargli compagnia, per controllare che si mantenesse stabile.

Denver nel mentre stava scavando con tutta l'energia che possedeva in corpo, sferrando picconata dopo picconata, grazie alla rabbia e alla determinazione che lo spingevano. Rio era con lui a scavare e intanto Mónica lo aiutava a portare i massi e la terra di sopra.

Eravamo tutti piuttosto nervosi ed eravamo tesi come corde di violino.

-Continuiamo a stampare per qualche ora, poi voglio che fermiate le macchine e che strappiate tutti i registri- Berlino entrò nella stanza, senza neanche accorgersi della mia presenza, dato che ero in un angolo in disparte a fare gli ultimi calcoli sulla produzione.

Rimasi in silenzio e notai l'espressione di Nairobi incupirsi, una volta sentito di dover spengere le macchine. Guardò l'orologio e iniziò a fare dei conti a mente, passandosi la mano tra i capelli.

-Voglio che tutti quanti lavorino al massimo, andiamo via!- concluse lui, alzando la voce e facendo una panoramica della stanza.
-Berlino, posso parlarti un secondo?- Nairobi lo bloccò prima che potesse notarmi e lo trascinò fuori, prendendolo per un braccio.

Lasciai cadere carta e penna sul tavolo, per poi avvicinarmi alla porta, per sentire cosa avevano da dirsi.
-Come sta Mosca?- domandò la corvina, nonostante sapesse benissimo come stava, dato che gliel'avevo detto io poco fa. A cosa vuole arrivare?

-È stabile- rispose Berlino, con un po' di rammarico e tristezza nella voce.
-Però ci mancano alcune ore, vero?- Nairobi guardò nuovamente il suo orologio, per poi puntare i suoi occhioni scuri su Berlino, attendendo una risposta. Lui non proferì parola, ma sospirò e annuì, senza staccare il suo sguardo dal pavimento.

-Mi metto a fare banconote da cinquecento?- Nairobi lanciò quindi la sua proposta, quella che teneva dentro di sé da tempo immemore.
-Le banconote da cinquecento sono per i russi e per i cafoni. Io non sono russo e ti sembro forse un cafone? È vero che ho gusti discutibili, ma non per questo...- Berlino si riprese immediatamente da uno dei suoi rari momenti di empatia, che adesso aveva avuto nei riguardi di Mosca, e in poco tempo ritornò il narcisista snob che tutti noi abbiamo imparato a conoscere.

-Che intendi dire?- uscii finalmente allo scoperto, sebbene fossi appoggiata allo stipite della porta, da quando erano usciti fuori a parlare.
-E tu, da dove sei sbucata?- Berlino si voltò verso di me, lanciandomi un sorrisone dei suoi.
-Sono sempre stata qui- alzai gli occhi al cielo, per poi farli roteare.
-Comunque, mi pare ovvio che non mi riferivo a te, bimba- non parve aver intenzione di smettere di sorridere e si avvicinò sempre di più a me.

-Berlino, stampo o non stampo?- Nairobi richiamò l'attenzione su di sé, determinata a fare in modo che la sua proposta venisse approvata.
-Aumenteremo la cifra finale di molto e in poco tempo- misi una buona parola a favore della mia amica, che aveva avuto un'idea tutt'altro che malvagia.
-Da cento e da duecento, forza- Berlino non sapeva dirmi di no, per cui arrivammo a un compromesso vantaggioso per tutti.

BELLA CIAO {Berlino} [LA CASA DI CARTA]Where stories live. Discover now