Nel suo periodo più scuro aveva comunque ritrovato la via per brillare e adesso, dopo aver perso mia madre, avrei voluto cercarla anch'io.

«Va bene.» Si arrese, anche se il suo tono di voce sembrava volesse dire altro.

«Grazie.» Gli sorrisi.

«Ti troverò se dovessi ritornare nel Queens

«Non lo so.» Scossi il capo, ma quella volta non mentii.

Il mio obiettivo più prossimo era quello di ritornare nel Queens, chiudere tutte le questioni lasciate in sospeso, e ritornare a Manhattan per scoprire chi avesse ucciso mia madre.
Quello che avrei fatto dopo, invece, non lo sapevo. D'altronde nemmeno Haywood poteva immaginare che piega avrebbe preso la sua vita.

Anche se fosse ritornato nel Queens, sarebbe poi rimasto lì per sempre?

Cosa ne sarebbe stato di noi se ci fossimo dati una possibilità?

«Fai attenzione.» Fece leva sulle sue gambe e si alzò, ritornando a torreggiare sulla mia figura.

«Anche tu.» Mi raccomandai. «Quando tutto ti sembrerà difficile, ricordati che te stesso sarà la persona più indicata per aiutarti.»

«Grazie per avermi ascoltato.» Allungò una mano per farmi sollevare dalla panchina.

«Grazie per esserti preso cura di me.» La accettai ritrovandomi ad un passo dal suo petto.

Posai la mano sul lato del suo cuore ed ebbe un sussulto, irrigidendosi, ma feci finta di non averlo colto e alzai il viso fino ad incontrare di nuovo i suoi occhi.

«Ti ho arrestata.» Haywood mi prese per la vita e annullò le distanze tra i nostri corpi.

Rabbrividii e poi mi irrigidii, però non mi mossi di un solo centimetro, perchè il suo tocco sulla mia pelle era ciò che desideravo da diversi minuti ormai.

«Capita anche ai migliori.» Risi.

«Scusa.»

Sfarfallai più volte le ciglia, incredula. Avevo sentito male oppure si era appena scusato per avermi arrestato dopo aver giurato che non l'avrebbe mai fatto?

Haywood vide la confusione sul mio volto, e sussurrandomi un'altra richiesta di scuse, dissolse ogni mio dubbio, lasciando spazio ad un sorriso sornione sulle mie labbra.

Scossi il capo e, dopo essermi incoraggiata interiormente, circondai con le mie braccia il suo torace.

Lo abbracciai, stringendolo forte a me, e appoggiai la guancia contro il tessuto della sua felpa, sospirando sollevata. «Ti detesto con tutta me stessa.»

Era incredibile come certi rapporti, all'apparenza inesitenti, potessero cambiare in così pochi giorni. Ma era era ancora più sconvolgente la vita, che era sempre pronta a sorprendermi: prima privandomi dell'unica persona per cui avessi fatto immensi sacrifici, mia madre, e poi mettendomi nelle condizioni di voler orbitare sullo stesso asse di un giovane uomo, quasi totalmente estraneo.

«Anche io.» Spostò la mano dietro la mia nuca e mi strinse a sè, togliendomi il fiato. «Ti detesto oltre ogni limite, Edith Ross.»

Mi lasciò un bacio tra i capelli, uno dei gesti più dolci che mi avesse mai rivolto.

Mi emozionai.

Non volevo andarmene proprio adesso che, in teoria, ero libera di essere chiunque avrei voluto essere, ma era la cosa giusta. Perchè?
Perchè se un giorno avessi finito per innamorarmi di lui, sarebbe stata la fine. La nostra fine. Perchè non sarei più riuscita a mentirgli e avrei rovinato qualsiasi cosa avessimo potuto diventare.

In quel momento di pura tenerezza, il rombo del motore del pullman ci richiamò alla vita reale.

La bolla dove ci eravamo rinchiusi era appena esplosa e la realtà ci aveva raggiunti come una secchiata di acqua fredda.

«Eccoci qui.» Si allontanò da me, lasciandomi una strana sensazione di vuoto nello stomaco.

L'autobus si fermò davanti a noi e le porte si spalancarono per permettere ai passeggeri di scendere e salire, quindi mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie e mi preparai ad andarmene. Indietreggiai ancora di due passi, ma Haywood mi bloccò afferrandomi per le spalle.

Quasi fossi stata sua figlia, mi sistemò il cappello della felpa che mi aveva prestato sopra la testa -faceva freddo-, e il colletto del mio giubbotto di jeans.

«Giacca...» Iniziò a fare un lista.

«Borsa.» Mi appoggiò lo zainetto sulla spalla e: «Soldi...» Concluse infilandomi un rotolo di banconote nella tasca del giubbotto.

Misi subito la mano in tasca, pronta per protestare perchè non volevo che pensasse che avessi passato del tempo con lui perchè avevo bisogno di contanti, ma mi ammonì con un solo sguardo e io mi arresi.

«Credo ci sia tutto, grazie.» Gli sorrisi.

«Vieni qui.»

E così, per la seconda volta nel giro di pochi istanti, mi ritrovai tra le sue braccia. Accoglienti, calde, forti. Mi crogiolai nel suo abbraccio un ultimo minuto e poi, a fatica, lo sciolsi con il suo grande disappunto.

«Signorina, se non sale entro due minuti sarò costretto a partire senza di lei.»

«Mi scusi.» Arrossii rovinosamente mentre mi avvicinavo all'entrata.

Percorsi i tre gradini che mi separavano dai sedili e, accanto all'autista, aspettai che mi stampasse il biglietto per il Queens. Egli borbottò il costo della corsa e poi raccolse nella mia mano i contanti, restituendomi lo scontrino e il resto, intimando di andarmi a sedere.
Lo ringraziai e svoltai a sinistra per andarmi ad accomodare, ma prima che potessi farlo, qualcuno tirò il mio zainetto.

Mi inciampai e venni afferrata al volo da due grandi mani che si erano posate sui miei fianchi, facendomi voltare.

«Cosa stai facendo?» Gli chiesi allarmata sentendo che l'autista stesse richiamando gli ultimi passeggeri che erano scesi per fumare.

«Ti sei dimenticata una cosa.»

Poi fu tutto troppo veloce per capire cosa stesse accadendo: Haywood mi sorrise, mi mise qualcosa dentro le tasche e mi sussurrò che gli sarei mancata, ma non feci in tempo a rispondere perchè era già sceso dall'autobus. 

Sbattendo più volte le palpebre e fingendo che nessuno ci avesse visti, mi sedetti sulla poltrona e tirai fuori quello che mi aveva messo in tasca.

Un foglietto di carta, stropicciato.

Nel caso in cui avessi bisogno di una famiglia. -H

C'era scritto il suo numero di telefono.

N/A
Bentornati! Solo tre parole: IO LI AMO. Voi, invece?

Come avrete capito, per Edith è arrivato il momento di andarsene. Ha investito troppo cuore e sa che rimanere ancora con Haywood a Chicago non li porterà da nessuna parte. Si piacciono -anche parecchio- e questo non va per niente bene! Voi che dite?

Adesso che Edith è partita, cosa ne sarà di loro? Riusciranno ad andare avanti senza tornare con la testa e con il cuore a quello che hanno vissuto? Si ritroveranno? E, soprattutto, Edith chiamerà Haywood?

Ma ci pensate che il nostro rispettabilissimo ed imperturbabile ispettore Atkinson le abbia davvero proposto di essere la sua famiglia?

Se si considera che all'inizio del viaggio Edith ed Haywood non si sopportavano, questo non è un grande colpo di scena?

Comunque, non posso spoilerare molto, ma vi posso dire che il prossimo capitolo sarà emozionante. È uno dei miei preferiti in assoluto ed è uno di quei pezzi dove ci ho messo tanto di me stessa. Quindi che dire, tenetevi forte e preparatevi se siete deboli di cuore, perché farete un giro sulle montagne russe di Edith: dentro il suo cuore. In quanti non vedono l'ora?

Un abbraccio,
Ari🌷

Succederebbe Tutto - H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora