«Hai detto qualcosa?» Urlò Haywood dal bagno.

«No, niente!» Lo rassicurai. 

Alla fine io non ho visto nulla e lui non se n'è accorto. Quindi perché ti stai comportando come una tonta?

Scossi il capo per cancellare l'immagine riflessa di Haywood dalla mia testa e, riaperta la cerniera del mio zaino, tirai fuori tutti gli indumenti che tenevo lì dentro. Li allargai sulla scrivania, tolsi scontrini e fogli vacanti, rimisi a posto i documenti falsi e iniziai a dividere le felpe dai pantaloni.

«Cosa vuoi per cena?» Due labbra sfiorarono il mio lobo ed io sobbalzai per lo spavento. Mi voltai di scatto e mi ritrovai intrappolata tra il suo petto e la scrivania. 

«Mio Dio, che spavento!» Mi portai una mano sul petto.

Haywood era proprio ad un passo dal mio viso, con i capelli ancora grondanti d'acqua e senza maglietta. Perché diamine non l'aveva indossata?

«Allora?» Rise senza spostarsi di un centimetro. 

Deglutii.

Allontanati, per favore. Che quando tu sei così, io non ci capisco nulla. Torna ad essere stronzo, ti prego. Perché è tutto più facile. Io ti odio, tu mi odi e tutto sarebbe in ordine. Tu non mi faresti sentire il cuore strano ed io non sarei attratta da te. Perché se ti comporti così, se sei così normale, tanto sciolto e disinvolto, succederebbe tutto. E pensavo fossimo d'accordo, sul non farlo accadere, sai?

«Cosa vuoi per cena, allora?» 

Mi ricomposi e mi schiarii la voce. «Non ceniamo di sotto come tutti i normali ospiti dell'albergo?» 

«Nah, mi piace la tranquillità di questa stanza. A te no?» Alzò una mano e, con le dita, mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi mi sollevò il mento e mi costrinse a guardarlo.

Deglutii. «Sì, ma...»

«Ma?» Fece un sorriso sghembo e mi rivolse quello sguardo. Quello che senza che mi toccasse, mi faceva bruciare ovunque.

Mi chiesi se lo sapesse, l'effetto mi faceva. E se si divertisse, nel vedermi così.

Quando sono diventata questo tipo di persona? Dio, la ragazza di settimane fa non si sarebbe fatta soggiogare così! Ma che mi prende?!

«Niente, una pizza penso possa andare bene.» Fingendo che la sua vicinanza non mi scalfisse minimamente, gli sorrisi. Appoggiai la mano, che era ghiacciata, contro il suo petto e lo allontanai con disinvoltura.

Scosse il capo. «Hai preferenze?»  

«Sì, posso consigliarti una pizzeria d'asporto?»

Si appoggiò con il sedere alla scrivania e mi seguì con lo sguardo, mentre io facevo di tutto per non guardare più in basso del suo viso.

«Va benissimo.» Si portò le mani dietro la nuca e contrasse gli addominali.

Sei un fottuto stronzo.

Mi sembrava di essere ritornata ai miei sedici anni, per la miseria. 

«Chiamo io?» 

«Con questo?» Prese in mano il cellulare frantumato che avevo lasciato sulla scrivania.

«Giusta osservazione.» Finsi un sorriso e tornai accanto a lui.

«Non dovresti metterti una maglietta? Con questo freddo ti ammalerai.» Improvvisando un tono di voce neutro, presi in mano una felpa nera ed iniziai a piegarla ignorandolo.

Succederebbe Tutto - H.S.Where stories live. Discover now