GLI AMERICAN MUSIC AWARDS

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Qualcuno bussò. Alzai la testa e fissai la porta come se dietro ci fosse la cosa di cui avevo più paura al mondo.

Bussarono di nuovo. A parlare fu una voce monotona che non conoscevo.

“Signor Park. Tocca a lei.”

“Eccomi.”

Scesi dallo sgabello e uscii dal camerino. Feci un sorriso di cortesia all’ometto che mi stava aspettando fuori dalla porta, un dipendente degli AMA con una cartellina sottobraccio, ma lui non era così lieto di fare la mia conoscenza. Iniziò a camminare di buona lena ed io gli andai dietro. Non controllava mai che lo stessi seguendo, si limitava a darmi delle istruzioni precise mentre comunicava i nostri spostamenti nel suo auricolare. La mia celebrità non lo metteva in soggezione, ma nemmeno il panico che avevo negli occhi lo spingeva ad essere un po’ più socievole.

Più ci avvicinavamo al palcoscenico, più la musica diventava forte. Riconoscevo la voce della cantante che si stava esibendo e realizzai con un brivido che, secondo la scaletta, dopo toccava a me. Il momento che avevo tanto temuto era arrivato. Cercai di fare un bel respiro, ma andai in apnea non appena smisi di concentrarmi sulla mia respirazione.

“Aspetta qui il tuo segnale.” mi disse l’ometto dello staff. Se ne andò ed io mi guardai intorno. Ero davanti all’entrata laterale del palcoscenico. Dalla platea non mi si vedeva, ma le luci colorate dei riflettori mi colpivano in pieno e avevo uno scorcio sullo spettacolo.

Il palcoscenico di quest’anno aveva un design accattivante. Il pavimento e lo sfondo erano interamente ricoperti di schermi, c’era una quantità spropositata di telecamere e gli schermi su cui leggere i testi che passava la regia erano troppo lontani, ma a mettermi in soggezione fu la vista del pubblico. La platea sotto al palco era riservata agli artisti, dei pezzi grossi a cui io potevo soltanto lucidare le scarpe, e dietro di loro c’era la gente vera e propria, ammassata nelle loro poltroncine mentre tifava, urlava e sventolava dei lightstick usa e getta.

L’esibizione della cantante finì. Ci fu uno scoppiettio di fuochi artificiali e il pubblico strillò mente lei e i suoi ballerini correvano in massa verso l’uscita del palco.

Il cuore iniziò a battermi all’impazzata. Un ragazzo dello staff venne a consegnarmi la busta con il nome del vincitore, una busta leggerissima che nelle mie mani pesava come un fardello, poi mi tenne per un gomito finché il palcoscenico non venne ripulito.

“Vai.” mi disse.

“Vado?”

“Vai.”

Andai.

I riflettori mi accecarono quando uscii allo scoperto. I fan iniziarono ad urlare non appena il mio profilo comparve sui grandi schermi e l’aria si riempì di: Jimiiiiiin!” “Jimin, ti amo!” “Jimin!”

Sorrisi e feci un cenno al pubblico. Le telecamere stavano seguendo ogni mio passo ed io continuai a camminare finché non raggiunsi il microfono che era stato preparato per me. Puntai lo sguardo nel punto più alto e lontano possibile, poi mi rigirai la busta del vincitore fra le mani.

Yoongi mi stava guardando. Non sapevo dov’era seduto, stavo evitando di guardare la platea apposta, ma ovunque lui fosse, i suoi occhi erano su di me.

“Eleggere la band migliore dell’anno non è mai stato così difficile.” dissi, chinandomi sul microfono. “Negli ultimi dodici mesi abbiamo conosciuto facce nuove e abbiamo assistito a dei grandi comeback, ma vi è stato chiesto di votare e ho qui il risultato finale. Questi sono gli artisti in gara.”

Negli schermi alle mie spalle partì l’elenco degli artisti nominati. Fra spezzoni di video musicali, effetti sonori che pompavano l’adrenalina e grafiche a caratteri cubitali, comparvero anche le facce dei J-EY. Le grida del pubblico diventarono ancora più forti ed io mi sentii strizzare il petto.

Il video terminò e sul Microsoft Theater calò il silenzio dell’attesa. Non so come feci a tenere la voce ferma. Le mani mi tremavano come se il risultato delle votazioni volesse uscire dalla busta di cattiveria.

“E il premio come Miglior Band dell’anno va a...”

Aprii la busta e ne tirai fuori un cartoncino. Dopo averlo letto, lo voltai verso le telecamere e deglutii.

“I J-EY.”

Il palcoscenico si riempì di colori e dalle casse venne sparato a tutto volume l’ultimo singolo dei J-EY. Il pubblico urlava, le celebrità in platea applaudivano, ma la mia attenzione venne calamitata dalle quattro sagome che si alzarono in piedi. I J-EY si strinsero in un abbraccio di gruppo, poi iniziarono a farsi largo per salire sul palcoscenico.

Io ero teso come una corda di violino. Per poco non caddi dallo spavento quando sentii una mano sulla schiena, ma bastò girarmi per trovarmi faccia a faccia con Barbra. Mi ero dimenticato il trofeo da consegnare alla band vincitrice e lei era venuta in mio soccorso. Era venuta in mio soccorso in tutti i sensi, restò alla mia destra finché non arrivarono i J-EY, continuando ad applaudire.

Il primo a salire sul palco fu Emmett Bay, ovviamente. Venne verso di noi con un sorriso enorme e baciò entrambe le guance di Barbra, poi baciò anche le mie. Io gli misi in mano il trofeo e lui si girò verso il pubblico, alzandolo al cielo.

Tyler venne subito dopo. Era una favola. Si era lasciato crescere i capelli per farsi le treccine e ora aveva una zazzera colorata che gli pendeva davanti agli occhi. Salutò Barbra, poi mi prese entrambe le mani e ci diede un bacio veloce prima di baciarmi anche le guance. Non potendo indugiare troppo, andò ad affiancare Emmett dopo avermi sorriso, ma io non ebbi il tempo di dispiacermi.

Simon mi assalì senza alcun preavviso. Non considerò minimamente Barbra, mi strinse fra le sue braccia muscolose e mi sollevò da terra come se fosse salito sul palco per rapirmi. Io risi e lui mi rifilò un bacio umido su una guancia, poi mi mise giù e raggiunse i suoi colleghi. Simon aveva spezzato la tensione che stavo accumulando da settimane, ma nel momento in cui mi lasciò solo tornai a sentire freddo.

Dopo Emmett, Tyler e Simon, c’era solo una persona che mancava all’appello. Una persona che era già salita sul palco e che stava salutando Barbra con due bacetti schizzinosi.

Dopo sei mesi che non lo vedevo, Yoongi non era più Yoongi.

Gli avevano tagliato i capelli. La frangetta era ancora al suo posto, ma il suo mullet anni ottanta era sparito e il suo collo era più delineato e sottile che mai. Indossava una giacca rossa e una quantità spropositata di orecchini, ma la cosa che me lo faceva sentire estraneo era il profumo che si era messo. Era pungente e il calore soffocante del Microsoft Theater non lo rendeva più piacevole.

Dov’era la pelle di Yoongi, dov’era l’odore di nicotina?

Non feci in tempo a chiederlo. Yoongi si voltò verso di me ed i miei occhi piombarono verso il basso. Mi dissi di sollevare la testa e di fingere, almeno per le telecamere, ma era più forte di me.

Parlami, fu il mio primo pensiero. Dimmi qualsiasi cosa. Insultami e iniziamo a litigare qui, davanti a tutti, rinfacciami quello che mi hai detto sin dall’inizio: non ti piacevo, non ti piaccio, non ti piacerò mai. Tanto vale dirmelo in faccia, no? Almeno mi metterei il cuore in pace. Smetterei di difenderti tutte le volte che qualcuno prova a difendermi da te.

Ma Yoongi non disse niente. Mi sorpassò senza nemmeno sfiorarmi e andò ad allinearsi a Tyler, Simon ed Emmett. Quest’ultimo tenne un discorso di ringraziamento a nome di tutti e quattro, poi baciò il trofeo e lo alzò al cielo per l’ultima volta.

I J-EY iniziarono a scendere la scalinata da cui erano saliti. Io continuai a guardarli, imbambolato, ma Barbra mi appoggiò una mano sul braccio e mi segnalò la mia uscita.

Così come mi ero agitato all’idea di rivedere Yoongi, ora mi disperai all’idea di separarmene. Mi voltai per lanciargli un’ultima occhiata, l’ultima per chissà quanto tempo, chissà quanti mesi, ma lui non se ne accorse. Tornò ad inoltrarsi nella platea e, una volta seduto, chiese subito ad Emmett di fargli vedere il trofeo.

Io mi sentii atterrito. Peggio che atterrito. Tornai nel mio camerino per prendere le cose che ci avevo lasciato e andarmene.

Era fatta. Era finita. Min Yoongi apparteneva ufficialmente al mio passato.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now