Cap. 12

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- Sono Irene-.
- Che cazzo ci fai qui?-. Chiese Peter.
- Sono venuta a liberarvi. Io ho tenuto Sam sedata in queste ultime settimane per far si che Loki pensasse che ci volesse ancora troppo tempo per cercare di impossessarsi del suo corpo e dei suoi poteri. Non volevo che lei diventasse una marionetta nelle sue mani, non potevo permetterlo e nemmeno a te-. Disse con la voce incrinata dalla tristezza.
- Come cavolo fai a conoscere mio padre?-. Chiesi io stringendo la mano di Peter sempre di più.
- Sono anch'io sua figlia, ma non sono così importante come te: io non ho nessun potere, ho soltanto studiato medicina e genetica e lui se n'è approfittato, ma non volevo vederti nelle sue mani-.
- Se noi ce ne andiamo cosa ti succederà-. Chiese Peter.
- Nulla di bello-. Disse lei con lo sguardo basso.
Guardai Peter e lui guardò me, ci capimmo all'istante: Irene sarebbe venuta con noi.
- Irene, verrai con noi. Sarai sotto la protezione degli Avengers-. Dissi guardandola negli occhi. Vidi i suoi occhi illuminarsi di speranza e di felicità.
- Davvero? Posso?-. Ci chiese alternando lo sguardo da me a Peter.
- Certo-. Risposi io.
Lei sorrise e insieme ci incamminammo fuori dallo stabile. Lei sapeva la strada per uscire e ci avrebbe guidato.
Una volta usciti c'erano due moto.
- Dobbiamo muoverci con queste, sono il mezzo più veloce che c'è in città-. Ci spiegò.
- Va bene, passami le chiavi-. Dissi sorridendo.
Lei mi lanciò le chiavi e io le presi al volo. Salii sulla moto, indossai il casco e la accesi.
- Peter, sali immediatamente sulla moto-. Dissi guardandolo con severità.
- Oh, ok-.
Si mise il casco e salii sulla moto insieme partimmo seguendo Irene. Peter mi stringeva il busto e teneva la testa schiacciata contro la mia schiena.
Seguì Irene per le stradine immerse nella campagna fin quando non riconobbi il familiare paesaggio di Long Island. Ci fermammo sulla spiaggia.
- Facciamo la pausa pranzo e poi possiamo dividerci-. Disse Irene facendo un sorriso triste.
- Irene, ma che dici, noi non ci divideremo. Tu verrai con noi-. Dissi io.
- Sam, è troppo pericoloso, io non sono come te, ma Loki può prendere il controllo della mia mente e io non voglio mettervi in pericolo, davvero. A me va bene-. Disse rassicurandomi.
- Irene, ne sei sicura al cento per cento?-. Gli chiese Peter.
- Si, sono sicurissima-.
Dopo questa frase ci sorrise e prese dei panini dallo zaino che aveva sulle spalle e ce ne porse un paio a me e Peter.
Ci sedemmo sulla spiaggia e mangiammo in silenzio, l'unico rumore che si sentiva era il mare che si infrangeva sulla spiaggia e qualche uccello che passava.
Finito il suo panino Peter mi fece mettere tre le sue gambe, la mia schiena contro il suo petto.
- Non dovremmo lasciarla qui-. Mi disse sussurrando.
- Lo so, ma non posso obbligarla a venire con noi. Tu non puoi guidare la moto e lei lo sa e non so che altro potrei inventarmi-. Dissi io.
Restammo in silenzio ancora per qualche minuto, fin quando Irene non ebbe finito di mangiare.
- Iri, stai attenta, mi raccomando-. La abbracciai stretta a me le diedi un bacio sulla testa.
- Piccoletta, vedi di stare attenta e appena hai un problema chiamaci-. Gli disse Peter abbracciandola anche lui.
- Starò attenta ve lo prometto-. Disse lei sorridendo.
Montammo sulle moto e noi andammo direzione New York, mentre Irene ritornò da dove eravamo arrivati.

Il viaggio in moto fu piuttosto veloce: non c'era nessuno per le strade della città e questa era una cosa strana. Arrivammo nel palazzo dove oramai abitavamo entrambi. Portai la moto nel garage e raggiunsi Peter che mi stava aspettando fuori da esso.
Salimmo insieme e notammo subito che c'era troppo silenzio per essere un martedì pomeriggio.
Istintivamente presi la mano di Peter e lui me la strinse per rassicurarmi. Si mise la maschera di Spider-Man. Io lo trascinai in camera mia: se dovevamo combattere avrei dovuto farlo in comodità, ma soprattutto con stile.
Andai all'armadio e presi un paio di jeans di finta pelle nera. Una maglia dello stesso tessuto dei pantaloni, ma verde e sopra il mio amato giubbotto di pelle. Trovai anche un paio di guanti verdi con solo metà dita ed erano perfetti per combattere. Ai piedi calzai le Dr. Marteans nere. Andai nella palestra e vidi che nella zona degli scudi ce n'era uno che diventava orologio. Lo afferrai, poteva sempre tornarmi utile. Al collo avevo la mia amata spada. Presi cinque pugnali: due li infilai negli scarponi con i rispettivi foderi, uno nella cintura dei pantaloni e altri due nelle maniche del giubbino, quelli nel giubbino erano abbastanza piccoli, ma affilati. Mi feci una coda alta. Poi presi anche un arco nero abbinato ad una faretra del medesimo colore con le frecce piumate di colore verde. Tutto era abbinato ai miei vestiti.
- Ora fai paura, molta paura-. Disse Peter guardandomi piena di armi micidiali.
- È questo il mio obbiettivo-. Dissi chiudendo gli occhi e concentrandomi al massimo sui miei poteri. Sentii il familiare flusso di energia affluirmi in corpo e a quel punto aprii gli occhi e Peter indietreggiò: i miei occhi erano verdi.
- Andiamo-. Dissi uscendo dalla palestra con Peter che mi seguiva a distanza.
- Dove andiamo?-. Mi chiese lui.
- Dove si terrà la battaglia. Sia Loki e Thor sono a Boston e quel posto e ricco di energia ed è un perfetto campo di battaglia-. Gli spiegai.
Ritornammo in garage e salimmo sulla mia moto.
- Sam-.
- Si?-. Dissi girandomi verso Peter.
Lui alternò lo sguardo dalle labbra ai miei occhi. Mi diede un bacio casto, dolce sulle labbra.
- Ti amo-. Disse staccandosi dal bacio.
-Anch'io ti amo-. Risposi dandogli un bacio leggero per poi infilarmi il casco sulla testa e accendendo la moto. Peter mi imitò e partimmo.
Andammo a Boston. Arrivammo in centro, ma non c'era nessuno. La città era deserta.
Camminammo per un po' abbastanza a caso fin quando non notai una specie di crepa luminosa. Ci girai attorno, era sospesa nel vuoto, come se il mondo, come lo conosciamo noi, fosse solo una coperta per il reale mondo che c'era dietro.
- Peter, penso che dovremmo entrare qua dentro-. Dissi con voce grave.
- Pensi o ne sei sicura?-. Mi chiese.
- Ne sono sicura-. Lo guardai e notai che stava stringendo i pugni per poi avvicinarsi a me e prendermi la mano e guardarmi. Non vedevo i suoi occhi perché aveva su la maschera, ma sorrisi.
- Insieme?-. Chiesi.
- Insieme-. Confermò lui.
Con le mani strette ci buttammo in quella crepa. Tutto divenne nero, avevo solo una certezza: Peter era vicino a me e mi stringeva la mano.
Precipitammo per non so quanto tempo. Ma poi da nero tutto divenne rosso e io mi strinsi a Peter. Ci abbracciammo e io chiusi gli occhi.

La Figlia Di LokiWhere stories live. Discover now