Cap. 6

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Mi risvegliai con un dolore tremendo agli occhi e alla testa. Aprii lentamente gli occhi e fui inondata da della luce fortissima. Richiusi gli occhi. Ero nella mia camera, constatai.
- Sam, tutto bene?-. Mi chiese qualcuno che aveva la voce di Peter.
- Peter?-. Chiesi con voce roca. Parlare mi faceva male alla gola.
- Sam, tranquilla ci sono qua io-.
Riaprii gli occhi pian piano, facendoli abituare alla luce.
- Peter, cosa è successo?-. Chiesi.
- Non saprei, so solo che mi sei svenuta addosso e io ti ho portato qua in camera-.
- Quanto ho dormito?-.
- Un paio d'ore-.
Mi strofinai gli occhi: mi bruciavano e lacrimavano.
Guardai Peter che appena mi guardò negli occhi rimase a bocca aperta.
- Che ho in faccia?-. Chiesi.
- I tuoi occhi...-.
- Si, lo so, sono verdi-.
- No, sono ritornati neri-.
- Devo andare da Thor-. Dissi.
Mi misi a bordo letto e appena alzata inciampai nelle lenzuola del letto.
- SAM!-. Gridò Peter.
Mi rimisi in piedi velocemente con Peter li accanto e scossi la testa.
- Tutto a posto, sono ancora viva-. Dissi semplicemente.
Mi detti per la milionesima volta dell'idiota mentalmente.
- Ti accompagno-. Mi disse il ragazzo.
- No, vado da sola. Tranquillo, ce la faccio-.
- Non era una domanda, era un'affermazione-. Mi disse.
Lo guardai e vidi determinazione sul suo volto: non mi avrebbe fatto andare da sola in giro dopo quello che era appena successo.
Durante il cammino Peter continuava a torturarsi le mani.
- Peter, come mai sei così agitato-. Chiesi.
- C-come?-.
- Stai balbettando, ti torturi le mani e continui a muovere lo sguardo-. Dissi ovvia.
- Ah, n-non p-pensavo che f-fossi c-così oss-osservatrice-.
- Ehy, ma che hai, da quando siamo usciti da camera mia sei diventato un'altra persona, che è successo Peter?-. Chiesi quasi supplicante.
- Che ho, non lo so. Potrebbe essere che invece di essere svenuta sei stata posseduta e mi hai attaccato-. Mi disse con nonchalance.
Mi fermai di colpo.
- Cosa? Che ho fatto? Sei serio-.
- Si, mi hai fissato negli occhi quando ti ho preso e poi sono diventati di un verde luminoso e hai iniziato a dire cose senza senso. Alla fine mi hai guardato e mi sei venuta addosso e mi hai dato un paio di pugni sul petto e io per farti smettere ti ho dato un calcio alla testa-. Mi spiegò.
- No cazzo, no. Non doveva succedere, dovevo e devo starti lontano-. Dissi più a me stessa che a Peter.
- Sam ma che dici-. Disse Peter sorridendomi e mettendomi una mano sul braccio.
- Non mi toccare, sono troppo pericolosa, non voglio farti del male-.
- Ma, Sam-.
- Ti prego-. Lo supplicai sentendo le lacrime inumidirmi gli occhi.
- Stammi lontano-. Dissi.
Mi incamminai per andare da Thor e dirgli ciò che avevo fatto. Mi doveva insegnare al più presto a proteggermi da eventuali attacchi di Loki con l'intenzione di prendere il controllo di me.
Mi fermai e sentii qualcosa che mi premeva allo stomaco, qualcosa che mi fece scivolare a terra e rannicchiarmi. Sentii le lacrime cercare di uscire dagli occhi, ma mi imposi di non piangere, non in mezzo ad un corridoio dove mi potevano vedere tutti. Dovevo soffocare le mie emozioni, come quando perdi una persona importante e con lei se ne va anche una parte di te lasciandoti un'enorme vuoto e inizialmente sei profondamente triste, ma dopo un po' ci fai abitudine a quel vuoto e inizi ad essere indifferente a ciò che ti succede intorno.
Era così che mi sentivo.
Mi rialzai. Mi guardai intorno. Mi sciolsi la coda che mi ero fatta la mattina e camminai fino ad arrivare dove c'erano gli Avengers che erano ancora in riunione. Entrai senza curarmi troppo di essere educata.
Guardai tutti i presenti, però Thor mancava.
- Dov'è Thor?-. Chiesi a nessuno in particolare.
- Samirah, ti sembra il modo di interromperci?-. Mi chiese Steve.
- Non me ne frega un cazzo di interrompervi, voglio solo sapere dov'è Thor, ho bisogno di lui-. Dissi sentendo l'incazzatura salirmi.
- Il linguaggio per favore-. Mi disse lui.
- Dimmi dov'è Thor e poi mi correggerò sul mio linguaggio-.
- È nella stanza dove abbiamo confrontato i tuoi DNA-. Mi disse Bruce.
Annuì e uscii dalla stanza senza chiudere la porta. Mi recai verso la stanza che mi aveva indicato Bruce.
Lo vidi mentre era seduto ad un tavolo e si stava rigirando tra le mani il suo martello.
- Thor, devi insegnarmi a difendermi da qualsiasi attacco da parte di Loki-. Mi annunciai facendolo sobbalzare.
- Samirah, sei sicura di voler iniziare ora?-.
- Insegnami e non intendo uscire da questa stanza fin quando TU non riuscirai più a entrare dentro la mia testa-. Dissi aggressivamente.
- Come mai così determinata?-. Mi chiese.
- Lo saprai se iniziamo-. Dissi minacciosa.
- Va bene. Allora, immagina un grande prato, con alberi e animali, ok, ci sei?-. Iniziò. - Ora, tu devi proteggere questa radura: con la fantasia costruisci una barriera, molto alta e solida, più solida è e più difficile sarà oltrepassarla-. Continuò.
Feci ciò che Thor mi aveva detto e costruii un muro, non troppo appariscente, ma abbastanza solido. Chiusi gli occhi e mi concentrai al massimo. Sentii qualcosa attivarsi in me con un clik.
- Ora proverò ad entrare, capito Sam?-. Mi avvisò Thor, io feci un segno di assenso.
- Ok, ora entro con calma-. Disse.
Io tenevo sempre gli occhi chiusi, mi concentravo meglio.
Sentii qualcosa che premeva al muro immaginario che avevo nella mia testa. Irrobustii il muro: lo alzai e lo feci diventare più spesso, quel qualcosa che premeva al muro divenne più debole e quasi scomparì.
Aprii gli occhi e osservai Thor che aveva la fronte corrugata e gli occhi erano di un azzurro molto più luminoso del solito, tutto il suo corpo emetteva dei piccoli fulmini ed erano soprattutto concentrati all'altezza degli occhi. Sorrisi, mi sembrava che tutto stesse andando bene. Riuscivo ad opporre resistenza a Thor, era un grande passo nel controllo dei miei poteri.
Ad un certo punto la forza che spingeva contro al muro immaginario scomparve del tutto e Thor si mise in posizione eretta, i suoi occhi ritornarono normali e smise di emanare i piccoli fulmini.
- Brava Samirah, per essere la prima volta che difendi la tua mente sei stata brava-. Si congratulò.
- Ma se sono riuscita ora a non farti entrare, vuol dire che sono pronta?-. Chiesi.
- Assolutamente no, ahahah, ora ti sei difesa molto bene e mi hai respinto in un modo eccellente, ma sapevi che sarei entrato, hai preparato la difesa prima ancora che arrivasse l'attacco, tu da ora in poi dovrai imparare a tenere sempre su quel muro-. Mi spiegò.
- Capito-. Dissi pensosa. Se dovevo allenarmi sul potere della mente lo avrei fatto notte e giorno, non mi sarei mai perdonata se avessi fatto male a Peter o a qualsiasi altra persona.
- Sam, è successo qualcosa, vero?-. Chiese.
- Si, ho attaccato Peter-. Risposi uscendo dalla stanza. Non volevo raccontargli quello che era successo. Se lo avrebbe voluto sapere sarebbe dovuto entrare dentro alla mia testa.
Ritornai in camera e notai che qualcuno mi aveva rifatto il letto e sistemato le mie cose.
Notai anche che alla scrivania c'era una scatola con un biglietto.
Osservai la scatola: era impacchettata con carta da regalo argento con decori neri e verdi, molto elegante e delicata.
Presi il bigliettino e lo lessi:

Sam, spero che ti piaccia la musica, dopotutto non ti ho mai visto ascoltarla. Spero che questo piccolo regalo ti piaccia, perché se ascolti la musica con le cuffie potresti diventare sorda o iniziare a non sentirci più. Ti ho regalato queste casse per poteri liberare da quel blocco di responsabilità che ti sei caricata sulle spalle. Ti voglio bene.

P.P.

P.S. La stanza è insonorizzata, quindi anche se metti al massimo nessuno ti sente.

Sorrisi leggendo il biglietto. Peter è troppo dolce e gentile. Magari quello sarebbe stato l'unico modo per parlare con lui. Aprii la scatola e notai delle casse della Trust, erano nere e parecchio grosse. Misi il basso in terra accanto a una gamba della scrivania, mentre le piccole casse le misi ai due lati della scrivania. Misi subito della musica e mi rilassai, finalmente potevo addormentarmi ascoltando la musica ad alto volume.
Accompagnata dalle note della canzone corrente mi addormentai, un sonno senza sogni, senza tipi strani che cercano di impossessarsi di me e padri psicopatici.

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