Cap. 2

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- Sam-. Qualcuno mi chiamò, ma lo ignorai. Non avevo voglia di parlare con nessuno, nemmeno Elis.
- Sam, fermati due secondi-. Decisi di fermarmi e vedere cosa voleva quella persona e notai che era Peter.
- Peter, cosa vuoi?-. Chiesi.
- Ti volevo chiedere se sai cosa fare per il progetto di scienze e se potevamo farlo insieme-.
- Ho già un'idea, ma voglio farlo da sola-. Ed ecco che rifiutati la proposta della mia crush per non so cosa, mi detti mentalmente dell'idiota.
- Oh, ok, fa niente-. Disse lui per poi andarsene tristemente. Io continuai per la mia strada e decisi di mettermi gli auricolari nelle orecchie e andare a casa.
Arrivai a casa che avevo un po' di fame. Aprii il frigorifero per vedere cosa potevo prepararmi da mangiare, ma il mio caro e amato amico era vuoto, quindi presi lo zainetto e andai a fare la spesa nel negozietto vicino a casa.
Nel passare davanti ad un vicolo vidi Peter che stava trafficando col suo zaino. Ad un certo punto tira fuori una tutina: era quella di Spider-Man!
Sgranai gli occhi per la sorpresa. Lui si girò per controllare se ci fosse qualcuno. Velocemente io mi nascosi dietro il muretto, ma ovviamente cosa doveva esserci. Si proprio così: c'era una bottiglietta di plastica e io l'avevo schiacciata. Trattenni il fiato aspettandomi il peggio.
- Sam? Che ci fai qui?-.
- Stavo andando a fare la spesa, perché?-.
- Hai visto tutto, vero?-
- Si-. Dissi abbassando lo sguardo.
- Seguimi-. Mi ordinò.
Lo seguii. Mi camminava a fianco, ma non parlavamo. Sembravamo due sconosciuti. Io lo gurdai piú volte, mai più di 5 secondi, altrimenti si sarebbe accorto che lo osservavo. Era figo anche quando era pensieroso: aggrottava le sopracciglia in modo tenero e osservando gli occhi capii che la sua mente non stava un attimo ferma e continuava a pensare.
- Sono in debito con te-. Disse all'improvviso distogliendomi dai miei pensieri.
- Cosa?-. Chiesi.
- Sono in debito con te, mi hai salvato ieri e se non fosse stato per te sarei chissà dove in questo momento-. Mi spiegò.
- L'avrei fatto per chiunque-.
Dopo quella affermazione calò nuovamente il silenzio tra noi due.
- Come mai non parli mai?-. Mi chiese all'improvviso.
- In che senso?-.
- Rispondi solo alle domande e a monosillabi-.
- Non mi piace parlare-.
- Allora perché sei sempre sola, non sai quante persone ti adoravano prima. Perché sei così cambiata?-.
- Non credo di saperlo nemmeno io-.
- Non ti apri con nessuno, non sorridi più e ti nascondi dentro i tuoi vestiti e ai capelli facendo credere alla gente che sei una che è meglio lasciare in pace, perché?-.
- Te l'ho detto non lo so nemmeno io-.
Guardai il marciapiede dove stavamo camminando. Sentii il suo sguardo che seguiva ogni mio minimo movimento. Alzai lo sguardo e guardai davanti a me, non dovevo mostrare la mia fragilità e la mia vera natura, dovevo nasconderla sotto una maschera di arroganza e il bello è che non sapevo come si faceva.
Camminammo a lungo fino ad arrivare ad un palazzo famosissimo di New York: la base degli Avengers.
- Perché siamo qui?-. Chiesi preoccupatissima.
- Per vedere se sei affidabile o no-.
- In  che senso?-.
- Vedrai-.
Salimmo fino ad arrivare in una grande stanza che al posto delle pareti aveva delle grandi finestre che lasciavano passare la luce del sole e da cui si vedeva New York. Era un bel posto, se io mai avessi abitato lì avrei utilizzato un arredamento molto più creativo anziché di quel monotono nero. Dopo una dozzina di secondi ad ammirare il palazzo mi accorsi che c'erano tre uomini e una donna.
Quando entrammo nessuno si accorse della nostra presenza, o almeno non ci notarono fino a quando Peter tossì. In quel momento tutti si girarono verso di noi: c'erano Iron-man, Capitan America, Thor e una donna con una tutina nera aderente e i capelli rossi, ovvero la famosa Vedova Nera.
- Samirah, che ci fai qui-. Esclamò Thor sgranando gli occhi.

La Figlia Di LokiWhere stories live. Discover now