Capitolo 19

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Kaito POV

Cammino per strada di ritorno dall'accademia. L'allenamento è stato abbastanza tranquillo, grazie all'assenza di Marcus. Strano mancare a quasi una settimana dalla fine del mese, tra un po' ci sarà la gara. 

Il maestro ha deciso di non stressarci troppo e di non rischiare di farci male, quindi oggi ci ha anche fatto ridere con uno stupido gioco fatto con la palla, che raffigurava comunque delle tecniche di arti marziali. Con tanto di ramanzina e urla continue su come faremo schifo al torneo. Come non mettere ansia ai propri allievi, insomma.

Dominic è rimasto dentro insieme ad Anthony per un'ora extra, ma io non ne potevo più. Ho bisogno di tornare a casa, stendermi e anche deprimermi, se voglio. L'università e il torneo mi stanno stremando, il mio umore già a terra di suo non fa altro che peggiorare la situazione.

In questi giorni ho notato non essere l'unico un po' affaticato in casa. A parte Halsey che sembra si faccia di qualche droga pesante per essere sempre così pimpante per poi dormire minimo tutto il pomeriggio. In particolare Hima, vederla in quel modo mi ha fatto preoccupare, ma non sono tipo da andare a chiedere o ad abbracciare. Di solito resto in un angolo a guardare, chi mi conosce sa che quello sguardo vale più di un abbraccio o di stupide frasi fratte. Non so cosa le prende, così come non so cosa prende a Dominic. 

L'ultima volta ci siamo chiusi in stanza insieme e abbiamo provato a parlare, ma tutto ciò che facciamo è fissare il soffitto e farci domande che fanno nascere crisi esistenziali con tanto di risposte filosofiche. Non parliamo mai di cosa ci fa stare male perché spesso lo abbiamo capito senza chiedere, perché ci basta restare nella stessa stanza in silenzio isolati dal resto. Quella sera il mio discorso gli ha fatto ricordare sia di suo fratello che della sua ex. Lui è uno di quelle persone che sentimentalmente ha sofferto fin troppo e non lo meritava per niente.

Prendo gli auricolari e faccio partire la riproduzione casuale. Parte una canzone con una melodia molto lenta, mi vengono brividi e non è per il freddo. Continuo a camminare verso casa con la testa piena di pensieri e le parole della canzone che buttano fuori ciò che vorrei dire io. Ciò che vorrei dire a Phoebe, che mi manca. Vorrei abbracciarla, baciarla, sentirla di nuovo mia come una volta. Non so nemmeno più cosa siamo. 

Una voglia di correre per arrivare il prima possibile a casa solo per andare da lei e dirle quanto la amo inizia a diventare sempre più grande, il mio passo aumenta e la canzone sembra diventare la colonna sonora di un film d'amore. Sono ancora stanco dall'allenamento, ma non importa. 

Arrivo al cancello di casa e inizio a salire le scale velocemente. Non so se ho il respiro pesante per l'ansia o per aver corso. Apro la porta con le chiavi e mi ritrovo proprio Phoebe davanti, seduta al tavolo in salotto. Mi guarda, la sua espressione è tutt'altro che positiva. Chiudo lentamente la porta dietro di me, lascio scivolare lungo il mio braccio il mio borsone sportivo senza distogliere lo sguardo da lei.

<<Phoebe, i->> provo a dire qualcosa, ma mi ferma 

<<Dobbiamo parlare>> mi dice con tono freddo, abbassa la testa come se non riuscisse a reggere il mio sguardo

So benissimo cosa sta per succedere, me lo aspettavo da un momento all'altro, ma vederlo accadere è diverso. Mi sta crollando il mondo addosso. Non le chiedo nemmeno cosa succede perché ho paura di qualsiasi parola possa uscire dalla sua bocca in questo momento. Resto fermo, in silenzio.

<<Ascolta, io ti reputo un ragazzo intelligente e che potrà sicuramente capire la mia situazione. Mi aspetto tu resti calmo e creda ad ogni parola che ti dirò>> dice, sembra un mettere le mani avanti prima di distruggermi in mille pezzi, ma la lascio fare

<<Ti ascolto>> dico semplicemente, cercando di nascondere il mio respiro affannato per l'ansia 

<<Voglio partire dicendo che io con te sono stata benissimo. Mi hai fatto sentire speciale, importante, amata.>> si ferma per prendere un respiro profondo <<qualcosa in me si è spento>> 

<<non hai pagato le bollette?>> chiedo con tono ironico, beccandomi un'occhiataccia

Quando sono in momenti critici come questi, non riesco a non dire qualcosa di stupido. 

<<Ce la fai ad essere serio per un attimo, Kaito? Ti sto lasciando>> dice innervosendosi

L'ultima frase mi spezza, ho sentito una coltellata trafiggermi il petto, un pugno in piena faccia e una ginocchiata nello stomaco. Tutti questi dolori insieme non arrivano comunque a cosa sto provando. 

<<Perché? Cos'ho fatto?>> chiedo con gli occhi ormai lucidi

<<Niente, Kaito. Il problema non sei tu, ma io>> nel sentire questa frase mi scappa una risatina nervosa, passo la mano nei capelli come segno di totale frustrazione 

<<Non prendermi per il culo, Phoebe. Queste frasi ripetute da metà genere umano e che non hanno un cazzo di senso se non quello di alleggerire una verità che fa male. Arriva al punto.>> dico mentre cerco di fermare le mie mani che continuano a tremare

<<Ho bisogno di stare con me stessa, pensare alla mia vita. Stare in una relazione non mi fa bene ora>> dice lasciandomi completamente stupito 

<<Dopo tutto quello che abbiamo passato. Dopo tutti gli sforzi fatti prima di metterci insieme, i dubbi, le giornate passate a pensare prima qualsiasi passo avanti. Phoebe, cosa diamine stai dicendo?>> 

Non può essere. Non sta succedendo sul serio. Devo aver sbattuto la testa per strada, sono svenuto e tutto ciò lo sto immaginando. Questa non è la ragazza che mi ha promesso di restare con me, la ragazza che mi disse una notte di essere così felice di stare con me e che niente avrebbe spento i suoi sentimenti.

<<Kaito, cerca di ragionare a mente lucida. Ti prego. Non sei l'unico che soffre qui, non posso farci nulla>> inizia ad alzare la voce e sembra sull'orlo di scoppiare a piangere

Si alza per avvicinarsi a me, ma indietreggio di istinto. Sbuffa guardando verso l'altro per poi girarsi di schiena. 

Regna il silenzio. Nessuno dei due dice una parola. Io avrei così tante cose da dire, ma niente riesce ad uscire dalla mia bocca. Mi sento pietrificato e continuo a ripetere a me stesso di svegliarmi, che è solo un sogno. 

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