Chocolate muffins

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***Le frasi che saranno in corsivo, corrisponderanno alle frasi dette in italiano o in inglese, a seconda di come sono scritte nel testo.***

Sono seduta sul divano mentre sto leggendo un libro, quando sento il campanello suonare e bussare alla porta; quindi mi alzo e vado a vedere chi è.

Quando la apro, mi si stampa un sorriso in viso, vedendo mia figlia Audrey accompagnata dai miei piccoli nipotini, Alexis di sei anni e Noah di tre e mezzo.

«Ciao mamma» saluta mia figlia sorridente.

«Ciao Audrey» ricambio abbracciandola e dandole due baci sulla guancia. «E ciao anche ai miei nipotini preferiti» dico abbassandomi per abbracciare anche i bimbi.

«Nonna, ma siamo i tuoi unici nipoti per il momento, zio Eth ha solo ventidue anni e non ha figli» puntualizza Alexis.

È una bambina davvero tanto intelligente, piena di vita e sempre pronta ad imparare cose nuove.
Mi ricorda tanto sua madre, è praticamente la sua fotocopia ventitré anni più giovane: capelli dorati lunghi legati in un paio di trecce alla francese, gli occhi (l'unica parte che la distingue rispetto a sua madre) azzurro ghiaccio; qualche lentiggine qui e lì sul naso e sulle guance, il naso leggermente all'insù alla francese.

«Ciò non vuol dire che voi non possiate essere i miei preferiti» rispondo io scrollando le spalle. 

«Nonna, where's nonno Shawn?» domanda Ethan, mescolando l'italiano e l'inglese.

Lui è, se si può definire così, il completo opposto di Alexis.
Ha i capelli scuri e ricciolini, gli occhi che tentennano tra il marrone ed il verde, le labbra più definite e, sebbene sia due anni più giovane, non è molto più basso di Alex.
Come carattere invece è pressappoco simile alla sorella, anche lui è sempre felice e gli piace fare qualsiasi cosa, che sia aiutare sua madre in cucina o giocare a pallone con il padre.

«Nonno Shawn is upstairs honey, I'll call him» gli rispondo, dirigendomi nel piccolo studio in cui mio marito aveva creato un angolo di registrazione tanti anni prima, contenente tutti i suoi strumenti e tutto il necessario per comporre.

«Shawn, Audrey è venuta a trovarci insieme ai bimbi, vieni giù a salutarli?» chiedo appoggiando la mia mano destra sulla sua schiena e l'altra sul suo braccio, mentre lui sta finendo di scrivere qualcosa sul suo quaderno marroncino in pelle, dove tiene tutte le sue canzoni.

«Sì tanto qui ho finito, andiamo» mi sorride prendendomi la mano e dirigendosi verso il salotto.

«Nonno Shawn!» corrono i bambini per abbracciarlo, poi anche Audrey li raggiunge per salutare il padre.

«Mamma volevo chiedervi se potevate tenere i bambini per un paio d'ore, io e Will abbiamo una riunione in ufficio tra poco» domanda Audrey, leggermente imbarazzata per la richiesta all'ultimo probabilmente.

«Certo che si, lo sai che ci fai piacere» risponde Shawn.

«Peter, stava parlando con me però, ora ti chiami pure tu Allyson? Stai avendo qualche crisi d'identità a cinquantotto anni?» rido io stuzzicandolo.

«Nel matrimonio non si condivideva tutto?» risponde ghignando.

«Se la metti così, allora mi presti anche la tua Martin?» domando riferendomi alla sua chitarra preferita del momento.

«Okay io sto zitto, purché tu non tocchi la Martin» alza le mani, facendo ridere tutti.

«Touché»

«Trent'anni di matrimonio oggi, e state ancora a fare questi piccoli battibecchi» ridacchia Audrey. «Verrò tra un paio d'ore circa, perché devo prepararli se andiamo al ristorante per festeggiare il vostro anniversario» dice salutandoci mentre prende la borsa.

Shawn Mendes: One ShotWhere stories live. Discover now