La polverina magica dei gemelli

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L'immagine del luna park era tutto quello che avevano.
Nient'altro.

Mentre apriva il portale, Anna sentiva le dita di Julian picchiettare sulla balestra per l'agitazione. Nel giro di tre giorni era già la seconda volta che perdevano i gemelli di vista e non era una cosa buona. Julian se ne sentiva responsabile, era come un padre per loro sin da quando lui aveva 12 anni. Lo capiva: anche lei era stata in pensiero per i suoi figli. Era difficile se non impossibile rimanere tranquilli quando i propri cari erano in pericolo.

Anna finì di creare il portale. Si stupì di come gli fosse venuta naturale quella magia. Velocemente Emma e Julian lo attraversarono e lei li seguì chiudendolo dietro di sé. Appena arrivati al luna park, fu assalita dalle vertigini ed ebbe una fitta alle tempie, lo stesso mal di testa che aveva sentito qualche giorno prima quando stava preparando la pozione per rintracciare i gemelli con il legame di sangue. La scena si ripeté e, come un flash, mille immagini le sfrecciarono davanti agli occhi. Non riuscì a coglierne neanche una, ma le rimase la sensazione come se avesse appena visto un episodio di una serie TV a velocità massima.

"Sicuro che sia questa?" chiese Ty osservando il sacchetto che teneva in mano. Conteneva una polvere bianco-grigia che sembrava quasi farina.
"Si, ne sono sicura" rispose Livvy.
"E come fai ad esserne sicura?" domandò incerto il ragazzo.
"Sono stata un paio di volte per conto mio al Mercato delle Ombre e degli amici di Cameron me ne hanno parlato. Poi l'ho vista anche in TV e ho cercato su internet" rispose la gemella.
"Sarà... ma non ne sono molto convinto" disse il corvino entrando dentro al loro posto segreto e chiudendo la porta dietro di sé.

Appoggiò il sacchetto sul tavolino e si alzò un po' di polverina in aria circolando un po' per tutta la stanza. Livvy andò a prendere una lista e la spuntò mentre il suo gemello prendeva un succo di frutta dal mini-frigo.
"Dovresti stare più attento con quella" ammonì il fratello la ragazza. Ty annuì.
"Abbiamo tutto?" chiese sorseggiando il succo.
"No. Ci mancano ancora un paio di cose, ma non dovrebbero essere difficili da trovare 
 rispose Livvy  Che ne dici di divertirci intanto?"

"In che modo?" chiese Ty, buttando via il succo finito.

Nel farlo però urtò il sacchetto con dentro la polvere e questa si rovesciò sul tavolo. Una densa nuvola bianca si alzò al centro della stanza e Livvy iniziò a tossire leggermente.
"Beh, non in questo modo sicuramente" disse la ragazza, accovacciandosi per cercare di raccogliere la polvere caduta e salvarne il più possibile.
"Scusami, non l'ho fatto apposta" disse il gemello, accucciandosi anche lui per aiutarla.

Nel farlo iniziò ad inspirare la polvere che si era alzata. Iniziò a girargli la testa e quando l'alzò sua sorella le sorrideva. Tutta la stanza girava e sembrava essere pervaso da una sensazione piacevole. Sarebbe stato anche possibile che vedesse delle allucinazioni. L'effetto durò poco e quando si riscossero entrambi ridevano.

"Ok, questo sì che è divertente" disse Livvy, passandosi una mano sul volto per togliere la polvere che si poteva essere posata su di loro.
"Perché fa questo effetto?" domandò Ty riprendendosi piano a piano anche lui.
"Non lo so  disse divertita la gemella  ma sarà comunque il caso di andare. Non vogliamo che diventi troppo tardi e Julian inizi a preoccuparsi"

Ty chiude il sacchetto con la polvere e se lo mise in tasca. Successivamente, lui e la sorella andarono al Mercato delle Ombre. C'era andato un paio di volte da quando Kit se ne era andato senza salutare; quel posto stranamente gli ricordava proprio quel ragazzo. Osservarono attentamente le bancarelle dei vari negozietti alla ricerca delle ultime cose sulla lista.

Erano circondati dalla folla e questo non fece che agitare il corvino. Il respiro gli si fece pesante e le mani iniziarono a sfarfallare. Doveva restare calmo, ma non ci riusciva. Aveva dimenticato in istituto le sue cuffie e così non sarebbe stato in grado di isolarsi dalla folla. Ty urtò mentre camminavano un lupo mannaro. Questo fece cadere un vaso di porcellana che andò subito in mille pezzi.

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