Capitolo 12.

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Ancora le solite urla.

Era la seconda notte che andava avanti così.

Clara si alzò, dopo essersi rigirata nel letto per i dieci minuti precedenti, ed uscì dalla stanza, pronta ad andare sul terrazzo del piano di sopra, lontano dalla scarsa maturità di Cesare.

Era davvero esausta e aveva una gran voglia di tirargli una sberla, ma resistette.

Dalla partenza di Gabriele, avvenuta due giorni prima, aveva passato ogni istante appiccicato a Sofia, diventando estremamente fisico ed esplicito, soprattutto se Clara era nei paraggi.

Il fatto di avere le camere vicine inoltre non dava pace a Clara nemmeno di notte; le urla di piacere del ragazzo le rimbombavano in testa.

Era conscia che sarebbe esploso, ma quello era davvero il modo più infantile di tutti e, anche se principalmente era arrabbiata perché consapevole che lo stesse facendo per ripicca, il tutto le causava un gran male al cuore.

Così, decisa a non sentire più niente, si lanciò sul dondolo del terrazzo, pronta a dormire lì.

La notte era perfetta e la luna piena risplendeva nel cielo.

Finalmente sentì solo il rumore del vento e le sue orecchie ed il suo animo poterono avere un po' di pace.

Era davvero scandalizzata; possibile che Cesare reagisse in quel modo? Avevano venticinque anni, non dodici.
La faceva davvero incazzare quell'atteggiamento, sapeva che il ragazzo poteva essere nettamente migliore di così.

Tonno e Nelson, quella sera, stavano per fargli una bella lavata di capo, ma lei li fermò.

Cesare aveva passato tutto il dopo cena, durante il film che guardarono in salotto, avvinghiato a Sofia, baciandola ogni cinque minuti.

Clara ormai di quelle scene ci aveva fatto l'abitudine, perciò, quando vide Tonno pronto ad aprire la bocca per dire qualcosa, gli tirò un cuscino addosso.

Non valeva la pena, prima o poi ci sarebbe arrivato da solo, doveva solo sbollire.
O almeno, sperò che prima o poi questo comportamento passasse; la sua pazienta aveva comunque un limite.

Ad un certo punto sentì la porta del terrazzo aprirsi e si voltò.

Frank, vestito con dei pantaloncini da basket blu ed una maglietta stropicciata bianca, la salutava.

Clara gli fece un cenno di saluto e lo invitò silenziosamente a sedersi di fianco a lei.

Il ragazzo si lasciò cadere sul dondolo, facendo oscillare tutta la struttura.

Non dissero una parola per minuti, mentre lui tirava fuori il tabacco, i filtri e le cartine e si preparava una sigaretta.

Una volta finita si girò verso Clara e la guardò.

"Ne faccio una anche per te? Sembra che tu ne hai bisogno" Decretò, infine.

Clara declinò gentilmente, l'ultima sigaretta fumata risaliva alla notte prima del suo esame orale della maturità, periodo in cui Tonno e Federico fumavano.

Le faceva così strano il pensiero di quel ricordo, ma le lasciò un bel sorriso sul volto per qualche secondo.
In ogni situazione i suoi amici la facevano stare bene.

Una volta finita Frank la portò alla bocca e, mettendosi l'accendino davanti con le mani a conca, accese la sigaretta.

Inspirò e poi, mentre buttava fuori il fumo disse:
"Ti stavo cercando".
Clara lo guardò interrogativa.

Lui si prese il suo tempo, facendo cadere la cenere all'interno di un bicchiere di plastica che si era portato dietro.

"Sono andato in cucina a bere e ho sentito da lì le urla, pensavo di trovarti qui" Disse, schietto.

Ti terrò per manoWhere stories live. Discover now