Capitolo 9.

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Clara si guardò i palmi delle mani.
Alcune mattine sentiva ancora le ferite di un mese prima, ormai rimarginate, causate dalla sue unghie.

Le cercava, come se fossero una prova concreta del suo dolore, come per ricordarle cosa volesse dire toccare il fondo.
"Non che io mi sia alzata più di tanto dal fondo" Disse tra sé e sé mentre si lavava la faccia, quella mattina.

No, non si era rialzata dal fondo, non come avrebbe voluto, non come avrebbe dovuto.
Lo aveva fatto, ma non nel modo corretto in quanto quello non era concepibile.
Sapeva bene che per rialzarsi davvero avrebbe dovuto dire tutto.

Avrebbe dovuto prendere Cesare da parte e dirgli che lo ama, che lo aveva sempre amato fin da quando lei aveva memoria, raccontargli del loro bacio, visto che lui se n'era dimenticato, fargli capire quanto la facesse sentire speciale e allo stesso quanto la distruggesse; ogni cosa.
Solo allora si sarebbe davvero rialzata.

Clara era semplicemente andata avanti.
Si era svegliata con i suoi due amici accanto.

Erano terrorizzati, non lo erano mai stati in quel modo e ognuno di loro aveva adottato delle strategie per starle vicino.

Nelson in quel mese era diventato estremamente protettivo; appena poteva coglieva l'occasione di invitarla a casa sua a cenare con lui e Beatrice.

Dall'attacco di panico Clara iniziò ad avere incubi che si alternavano da quello che aveva visto con Cesare e Sofia alla morte del piccolo Leonardo.
Tonno quindi, se possibile, diventò ancora più presente del solito.
Per le prime due settimane, si trasferì letteralmente da lei, con la promessa di vegliare su ogni sua notte.

Alla fine Clara l'aveva cacciato visto che odiava che lui trascurasse Martina, la sua ragazza, per lei.

"È il periodo peggiore della tua vita io devo esserci. Martina non è gelosa, lo capisce e le va bene"
Ma Clara non aveva sentito ragioni; era grata di quello che i suoi amici stessero facendo per lei ma ci teneva che almeno loro fossero felici.

Dopo quell'episodio Nelson e Tonno parlarono con Federico che diventò ancora più insistente del solito sulla questione "Londra".
Era arrabbiato con sé stesso; si sentiva colpevole della faccenda perché aveva sospettato una reazione simile ma non era riuscito ad evitarla.

E Clara, dopo due settimane davvero difficili, decise di andare avanti, per i suoi amici.
Si era rialzata, a metà, ma l'aveva fatto.

Leonardo si era miracolosamente ripreso, notizia che le aveva portato una gioia immensa. Grazie a questo il suo umore cambiò radicalmente.

Il piccolo, dopo una settimana, fu trasferito in reparto, in quanto non necessitava più di essere intubato; respirava autonomamente anche se con qualche difficoltà.
Stava meglio, ma non era guarito ed il dottor Mazzi non faceva altro che ripeterlo, costantemente.

L'infezione era migliorata col nuovo ciclo di antibiotici e questo avrebbe dato loro più tempo per un trapianto.
Trapianto che per Clara sembrava così impossibile ogni giorno che passava.
Sapeva che ogni ora, ogni secondo, erano importanti e vitali.

Cerco però di essere positiva e applicare quello che le aveva detto Cesare; usare l'amore.

Per quello aveva deciso quel giorno, suo ultimo turno di lavoro prima della vacanza con i suoi amici, di far andare tutta la Space valley in ospedale, a trovare il piccolo Leonardo.
Lo avrebbe tirato su di morale in vista di una settimana lontano da lei.

Ti terrò per manoWhere stories live. Discover now